» maybe I need a little company

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- Cazzo Ray, no, non la voglio la tua merda okay? - grugnisce Frank, già ubriaco, guardando il riccio mentre prepara una siringa.
Non sa bene cosa sia - eroina? Forse.

- Peggio per te, questa roba ti fa fottutamente volare, roba mai vista, prova a scoparti qualche bella troia mentre sei sotto l'effetto di questa, vedrai, una merda meravigliosa, roba, roba meravigliosa - continua a imprecare e a ripetere "roba", sorridendo come un ebete. Anche lui ha bevuto. Si è anche fumato due canne, ha preso una pasticca, ecstasy, ma è evidente che quello non è più abbastanza.
Per un attimo Frank è tentato di tornare indietro e dire di sì.
Che ha cambiato idea e la vuole quella roba.
Cosa cazzo ha da perdere lo sa solo Dio, potrebbe semplicemente stordirsi e poi farsi una ragazza facile imbottita di coca, quelle con la pelle di plastica e il trucco che a fine serata cola via rivelando l'orrore e la tristezza dipinti sui loro bei visi da bamboline.
Si trattiene per sua madre.
Forse per Gerard.
Ma Gerard, dov'è Gerard?
Da quanti giorni lo chiama, nel suo silenzio, nella sua stanza, nel suo dolore, senza che lui risponda? 
E' venuto a questa stupida festa solo per avere da bere gratis - distrazione assicurata dalle sue notti in bianco passate ad ascoltare sua madre che fa la puttana con qualcuno. 

- Vaffanculo - borbotta, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
Poi va via perché non ce la fa a vedere Ray che si fa di quello schifo.
Non ce la fa a stare lì e guardarlo mentre si sballa e poi prende anche altra roba.
Non ce la fa a pensare che forse anche lui dovrebbe fare in quel modo e farla finita a vent'anni, un corpo straziato dalla droga semplicemente sdraiato sul pavimento con un'ultima mortale dose ancora al suo fianco.
Torna indietro verso il corridoio, lasciandosi alle spalle quella stanza infernale, la testa gli gira e barcolla un pochino.
Dovrebbe essere il compleanno di Woody Goldman, il brillante giocatore di football, ma Woody ormai è in una camera appartata per uno spogliarello, e ognuno fa quel cazzo che gli pare. Ha invitato mezza scuola, e chi non era invitato è venuto comunque.
Frank è disorientato, non sa che fare.
Entra in una stanza ma si accorge che ci sono solo ragazze seminude e tentatrici.
Non dicono niente, lo guardano e basta, qualcuna è già schiacciata sotto il corpo di qualche ragazzo e sta gemendo in modo plateale. 

- Vaffanculo - ripete, andandosene senza nemmeno degnarle di uno sguardo.
Non le vuole.
Non lo eccitano, piuttosto lo infastidiscono.
Frank non ha mai fatto sesso vero e proprio. Gli è capitato solo di farsi una sega mentre guardava i porno o di pagare due, tre volte una troia della sua classe per farsi fare un pompino.
Succede quando si sente solo.
È triste.
Quelle ragazze le ricordano sua madre.
Usate, di una bellezza sbattuta e ostentata in modi raccapriccianti.
Tutto quello non ha niente di piacevole.
Serve solo per scaricare tutto.
Ancora una volta, per distrarsi.

Va nella stanza dove ci sono gli alcolici.
Guarda le bottiglie, le persone ubriache sparse ovunque, un po' sole un po' insieme, ma sempre isolate nel loro deserto interiore. Ci sono bicchieri di carta dappertutto, e una puzza di sudore e birra incredibile.
Per un attimo deve cercare di trattenersi dal vomitare tutto quello che ha bevuto sul pavimento. Non gli è mai successo.
Dio.
Deve essere messo male - non così tanto, comunque, riesce a camminare in modo più o meno lineare e sa come si chiama e cosa sta facendo, sa dov'è e dove deve tornare quando lo sbatteranno fuori dalla villa.
Potrebbe andare peggio.
Se esagera un altro po' andrà molto peggio.
Ma questo non lo ferma dal prendere un nuovo bicchiere. Sceglie la vodka, se la versa, riempie il bicchiere, poi fa dietrofront.
Vuole cercare un posto dove stare solo, dove ubriacarsi finché non riesce nemmeno a formulare pensieri concreti e addormentarsi senza nessuno accanto.

Ad un certo punto si chiede se non deve tornare a casa.
Tornare e dire a sua madre che gli dispiace.
Gli dispiace per tutto e anche per la loro miserabile vita, gli dispiace e appena potrà andarsene da scuola lavorerà al suo posto, le comprerà i più bei vestiti e la porterà in vacanza.
Magari al mare.
Non hanno mai visto al mare.
Non hanno mai visto niente di diverso da Belleville, in realtà. 
Tornare e dire a sua madre che gli dispiace.
Dormire e accarezzarla e tenerla al sicuro, perché lui sa che è come una bambina fragile.

𝖆𝖑𝖑 𝖙𝖍𝖊 𝖆𝖓𝖌𝖊𝖑𝖘  ❥   𝖋𝖗𝖊𝖗𝖆𝖗𝖉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora