CAPITOLO 10

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Venerdì mattina, Sensi si svegliò di umore irragionevolmente buono. Aveva tra le mani un caso che peggiorava di minuto in minuto, dei massoni che lo minacciavano, un cadavere da identificare, una body packer da convincere a collaborare e un'amante salutista che lo stava scavalcando per scendere da letto a un orario antelucano, ma non stava malaccio. Si era svegliato con davanti agli occhi l'immagine di Fiorella seduta sopra di lui e per qualche motivo la cosa, invece di terrorizzarlo, lo rendeva felice.

Osservò la schiena atletica dell'ispettrice Riu che andava verso l'altra stanza e desiderò che fosse quella scura e esile di Fiorella.

Poi si sentì leggermente in colpa, ma non troppo.

Il problema principale di dormire con Rosanna Riu era che lei tendeva a non restare addormentata abbastanza a lungo. Per di più, la sera prima si erano messi a letto a un'ora ridicola e Sensi si era addormentato molto più facilmente di quel che avrebbe considerato gratificante per la propria virilità.

Si stiracchiò sotto le coperte, consapevole del fatto che non avrebbe potuto restarci a lungo. Neanche quello riusciva a turbare il suo buon umore.

Rosanna tornò dal bagno, con i capelli ancora dritti sulla testa, la faccia umida e assonnata.

Sensi la guardò in silenzio. Lei si fermò e inclinò la testa da un lato, perplessa.

«Facciamo qualcosa di diverso» disse Sensi, allungando una mano. «Torna qua».

L'altra inarcò un sopracciglio. «Non vedo come tornare a letto con te possa essere 'qualcosa di diverso'».

Lui rise. «No, no. Fidati». Si sedette e le fece un po' di spazio. Lei, non molto convinta, si sedette a sua volta.

«Non lo ammetto volentieri, ma stamattina non credo di costituire un rischio per la tua virtù».

«Neanche ieri sera eri così in forma. Non te l'ho fatto notare per non ferire i tuoi sentimenti. Sei così suscettibile» ritorse la Riu, sarcastica. Ma poi si appoggiò allo schienale del letto e aspettò che Sensi si accoccolasse contro di lei. «Non ho più vent'anni» ammise lui, accomodante.

L'ispettrice si chiese, quasi oziosamente, se si rendesse conto di quanto fosse offensiva quella conversazione.

«Come stai?» chiese lui, con gli occhi socchiusi. Le stava accarezzando una coscia come se gli appartenesse, come se avesse un diritto naturale sul suo corpo, un diritto che nessuno poteva mettere in dubbio.

«Come sto?» ripeté la Riu, guardando il soffitto. «Non farlo più».

Sensi le leccò un seno e lei spinse via la sua testa. A quel punto, lui alzò lo sguardo, un po' confuso. «Che cosa?»

«Spomparti con un'altra. Non farlo più. Cerca di mantenere uno standard minimo, o non mi interesserà più continuare».

Sensi arricciò il naso, poi rise. «Dritta al punto, eh?» Si strinse nelle spalle. «Ma, okay, hai ragione. In realtà, volevo parlare di droghe leggere, questa mattina. Però, lo sai... hai ragione. Non approvo del tutto il tuo modello basato sulla performance, ma sei sempre stata molto chiara, in merito. Dato che sono il tuo dildo, non avevo nessun diritto di presentarmi con le batterie scariche».

La Riu sbuffò. «Non sei il mio dildo. Adesso non fare la vittima».

Sensi rise di nuovo. «Okay... come usciamo da questa imbarazzante conversazione sulla mia inadeguatezza sessuale?»

L'ispettrice provò l'impulso di infierire un altro po', ma lasciò perdere. Sensi era capace di descriverle in ogni dettaglio ognuno dei passaggi che l'aveva portato a giacere moribondo tra le lenzuola, la sera precedente. Non si faceva illusioni: l'aveva già fatto, in passato.

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora