•Capitolo 19•

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Questa cosa di pensarti la notte
È diventata un vizio.
***

La settimana passa tranquillamente senza particolari intoppi, e finalmente è venerdì.
Tutti i giorni ho studiato in biblioteca con Paul e credo che il nostro rapporto stia crescendo giorno dopo giorno. Da quella mattina al fast food non abbiamo più parlato di Clark o di Derek, il che mi ha aiutato molto.
La notte continuo ad avere difficoltà a dormire. I miei pensieri durante la notte diventano vivi e invadano la mia mente senza lasciarmi tregua. E come se durante il giorno riuscissi ad inibirli e a controllarli, ma la notte, quando trionfa un silenzio straziante prendono il sopravvento, rendendomi vulnerabile. Ormai è diventato un vizio, so cosa mi aspetta la notte, so che durante quei momenti di estrema solitudine l'immagine di Derek si fa strada nella mia mente.

Esco di casa per raggiungere Paul in caffetteria prima di andare insieme a lezione. Lo intravedo all'interno del bar intento a pigiare i tasti del telefono con estrema agitazione. Lo raggiungo cercando di farmi spazio tra il cumulo di studenti che travolgono la microscopica caffetteria, in attesa della loro dose di caffeina.

<<Ehi>> lo saluto, ma lui mi ignora completamente troppo concentrato a smanettare suo cellulare con un'espressione corrucciata.
<<Paul>> scandisco a voce più alta schioccando le dita davanti al suo naso arricciato.
<<Si un attimo>> ribatte secco senza degnarmi di uno sguardo. Sospiro e mi avvio al bancone per ordinare due caffè.
<<Salve>> sorrido alla cameriera. << Due caffè da portare via>>
<<Certo tesoro>> risponde lei con voce angelica. È gentile questa donna. Ha sempre il sorriso stampato sul viso. Non so come faccia ad essere ogni giorno di buon umore. La ammiro tanto per questo.

Due minuti dopo la cameriera, la signora Lucy, mi porge i due caffè augurandomi una buona giornata. Mi dirigo verso Paul, il quale è rimasto esattamente dove l'avevo lasciato, intento a schiacciare tasti ad una velocità incredibile. Sembra veramente arrabbiato.

<<Ecco il tuo caffè.. senza zucchero, come piace a te>> esclamo con voce stridula cercando di catturare la sua attenzione, e come previsto alla parola caffè Paul solleva lo sguardo dal display e posa il telefono nella tasca anteriore dei jeans.
<<Grazie Giulietta>> mi sorride portandosi alle labbra la tazza.
<<È successo qualcosa?>> chiedo
<< No.. In realtà si. Il mio ex ragazzo mi sta tartassando. Non lo sopporto.>> sbuffa esasperato con un gesto decisamente teatrale.
<<Oh>> riesco solo a dire.
Paul non mi ha raccontato molto del suo ex ragazzo,a parte il fatto che vive in Italia e che la loro storia è finita per volere di Paul a causa della gelosia morbosa che il suo ex, Jack, mi pare si chiami, provava nei suoi confronti.

<<Cosa vuole? Pensavo aveste rotto ogni tipo di contatto>> continuo aggrottando la fronte confusa.
<<Infatti è così. Ma questa mattina mi ha scritto un messaggio che mi ha fatto completamente sboccare.>>
<<Cioè?>> lo incalzo.
<<Mi ha detto che vuole venire a Londra per cercare lavoro. Ti rendi conto? Sai cosa vuol dire se Jack viene a vivere a Londra?! Che inizierà a girarmi intorno come una mosca fastidiosa>> sbraita gesticolando sommessamente. Prende fiato e continua. <<Mi fa incazzare, perché non mi ha detto solo voglio venire a Londra. Ma ha iniziato a dire di volerci riprovare e tutte queste stronzate>>
Lo guardo senza commentare, mentre ci dirigiamo in aula.
<<Tu non sai quanto ho sofferto per staccarmi da lui, quanto tempo è passato prima che io riprendessi in mano la mia vita. Adesso sono finalmente felice. Non voglio avere più niente a che fare con lui>> ammette in tono stanco.
<<Non devi stare con lui se non ti va. Nessuno ti obbliga. Stai tranquillo>> lo rassicuro, posandogli la mano sulla spalla.
<< Si, lo so. Però sono incazzato che venga a Londra.>> piagnucola.
Mi fa quasi ridere. A volte sembra un bambino.
Beh, solo per come si comporta, del resto è alto quasi 1.90 e ha una delle barbe più lunghe che abbia mai visto. Sembra il classico gigante buono.

Mentre seguiamo l'ultima lezione della settimana mi arriva un messaggio da Ed.
" Giulia sei impegnata questa sera?"
" Dipende " rispondo.

Non so cosa voglia.
In realtà non devo fare niente. Mi sono ripromessa di non andare più a nessuna festa. Quindi penso che me ne starò a casa col mio pigiamino rosa a vedere qualche commedia romantica su Netflix. Insomma, una serata da far veramente invidia.

" Questa sera al pub ci sarà una festa. La ragazza che solitamente serve i tavoli durante i weekend  è dovuta partire fuori città e non so proprio come fare. Mi puoi venire a dare una mano?".
Spalanco gli occhi.

" Ma sei serio? "
" Si Giulia. Ci sarà pieno di studenti universitari. Io e Micheal soli non potremmo mai farcela"
" Eh va bene " sbuffo mentre premo il pulsante invio.

<< Stasera devo aiutare Ed al pub. Ha bisogno di aiuto. Dice che ci sarà un sacco di gente>> confido a Paul con aria seccata conquistandomi la sua attenzione, prima orientata alla lezione del Professore.
<<Immagino per la festa>> bisbiglia lui con tono indifferente.
Lo guardo stranito.
<<Tu che ne sai?>> chiedo indispettita
<<Emh.. lo so per sentito dire>> mente e si comprende dal suo improvviso farfugliare che non si addice per niente alla sua personalità disinvolta.
<<Parla Paul>> ordino a denti stretti.
<<È una delle feste organizzate dalla cerchia di amici Clark>> ammette infine rassegnato.

Che cosa??Non è possibile.

<<Fantastico.>> sbuffo appoggiandomi disperata allo schienale della sedia mentre Paul inizia a sghignazzare.
<<Tu ci sarai?>> gli chiedo fiduciosa, sperando di sentire una risposta positiva dalla sua bocca.
<<No, non posso. Ho promesso a mamma che sarei ritornato a casa per il cinquantesimo compleanno di mio padre. Credo che ritornerò lunedì mattina per le lezioni all'università.>>
<<Oh>> rispondo abbattuta portandomi le mani sul volto.
Avrei voluto almeno la presenza di Paul per affrontare questa serata. Il fatto che stasera dovrò imbattermi nuovamente in Clark e Derek mi incute un'agitazione eccessiva.

Il mio piano di passare un weekend tranquillo, considerando il precedente, è fallito miseramente.

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