'La principessa di Ys' di Sara Simoni

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Titolo: La principessa di Ys

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Titolo: La principessa di Ys

Autore: Sara Simoni

Genere: Fantasy

Tipologia: Romanzo

Stato: Completa

Rating: Verde

Trama:

Sono passate tre generazioni da quando il popolo magico ha abbandonato il mondo degli esseri umani per ritornare nella mitica città di Ys, sprofondata sotto i mari e resa abitabile da un potente incantesimo. Streghe e stregoni vivono in pace e prosperano sotto il governo della dinastia Ruairì.
Quando qualcosa comincia a cambiare solo Morrigan, diciottenne ribelle dotata fin dalla nascita di un dono-maledizione che le permette di parlare con i defunti, sembra accorgersene. Insieme all'ambiguo principe Cormac, tanto viziato e superficiale quanto sincero e coraggioso, la ragazza scoprirà tassello per tassello un segreto capace di destabilizzare le sorti di un regno.
Amori, tradimenti, destini che s'intrecciano, un'antica passione trasformatasi in maledizione: nessuno scamperà al proprio fato.

Copyright © Sara Simoni, tutti i diritti riservati

Ne "La principessa di Ys" ho concentrato tutta la mia passione per il mondo celtico, le leggende che non ricorda nessuno e i feels capaci di spezzare il cuore. Il modo in cui è nato il romanzo è stato per me un po' anomalo, perché, anche se scrivo da diversi anni, ma non avevo mai pubblicato su una piattaforma online. Con "La principessa di Ys" mi sono lanciata per la prima volta in quest'avventura su Wattpad.

La storia è nata quindi come un esperimento, un tentativo di cui neanche io, in un primo momento, avevo ben chiaro il disegno generale. C'erano delle suggestioni che volevo sviluppare, ma non un piano preciso; questo si è formato con il tempo, quando per ogni capitolo che pubblicavo i lettori si scatenavano nei commenti e mi trasmettevano le loro impressioni, le loro reazioni agli eventi, le loro preferenze sui personaggi. Sono stati i miei lettori, con il loro entusiasmo, a stimolarmi a fare sempre di meglio e a creare l'intreccio ideale per la mia storia.

Questo rapporto così diretto tra scrittore e lettori è stato una vera novità per me, ed è diventato in breve una droga di cui non credo che riuscirò mai a fare a meno. Sapere che ci sono tante persone che apprezzano ciò che scrivo dà un senso a tutto l'impegno solitario che richiede la scrittura, a tutte le ore passate su interi capitoli che poi magari si sono rivelati da buttare e rifare da capo.

Estratto:

Lascio ricadere il corpo inerte sulle lenzuola morbide e con un gesto privo di esitazioni abbasso le palpebre sui suoi occhi. Questi suoi occhi meravigliosi, fissi e ormai liberi dal peso della vita troppo antica che li animava.
Quante volte ho già vissuto questo momento? Potrei ricordarle una per una, anche se sono state un'infinità. È tornato con corpi e volti diversi, mi ha parlato con voci che suonavano lontane, piegate da accenti estranei. Due cose non sono mai cambiate: la profondità abissale dei suoi occhi e questo dolore pressante, fisico, che mi stringe il petto tra dita di ghiaccio.
"Mia signora..." chiama una voce alle mie spalle.
Maledizione, non l'ho sentito arrivare. Mi alzo in fretta dal letto e impongo alla mia figura di restare dritta e rigida. Tengo solo il capo chino, perché nessuno della servitù deve vedermi piangere.
"Prepara le esequie, Bran" ordino. Il mio tono addestrato alla fermezza non mi tradisce nemmeno ora.
"Come la mia signora desidera" gracchia l'anziano servo.
Mi volto appena per assicurarmi che Bran sia sparito nel dedalo di corridoi di pietra bianca del palazzo e che io sia rimasta sola nella stanza. Sola con lui. Questa avrebbe dovuto essere la nostra camera nuziale, tante vite fa. Adesso è solo il luogo in cui ascolto i suoi ultimi respiri.
So che è sciocco. Nessuno meglio di me sa che il suo spirito non è più qui, che nemmeno è mai appartenuto a questo corpo distrutto. Eppure non riesco a trattenermi e allungo una mano per sfiorare ancora una volta la guancia dell'uomo che ho amato al punto da incatenarlo a me con la forza di una maledizione.
La pelle si raffredda veloce sotto i miei polpastrelli.
"Quante volte ancora dovrai morire tra le mie braccia, leannan?" chiedo in un soffio.
Le notizie che ha portato questa volta, almeno, erano buone. Non sufficienti a ripagarmi dell'ennesimo lutto per la sua morte, ma abbastanza da permettermi di sperare che la fine di tutto questo sia vicina.
Che il giorno in cui cammineremo entrambi liberi sotto il sole presto sarà realtà, e non più solo il sogno ossessivo che mi perseguita ogni volta che chiudo gli occhi.
Passi si avvicinano lungo il corridoio. Con riluttanza mi allontano dal letto e mi accosto alla grande finestra che rischiara la camera. Non mi volto a guardare mentre i servi entrano al comando di Bran e raccolgono il corpo. Mi sforzo di non ascoltare il leggero tonfo delle sue membra posate sul velluto della bara.
Non mi volto. Al contrario, osservo il paesaggio al di là del vetro.
Le profondità sottomarine che circondano il mio palazzo sprofondano infinite in ogni direzione, cupe, pressanti. Qualche barbaglio di luce si rifrange contro le squame dei pesci e le code delle sirene che abitano il mio regno. La mia prigione.
Abissi salati da cui non posso più scappare. Una tomba d'acqua su di me e sul mio amore perduto. Perché è successo? Volevamo la libertà, e in cambio abbiamo ottenuto questo. Io principessa eterna di un popolo trasfigurato e dimenticato, lui condannato a morire mille volte.
Ma la salvezza è vicina. Me l'ha giurato, con le ultime forze che gli restavano. Sulle sue labbra tremanti ho udito con chiarezza le parole che attendevo da quel giorno fatale.
"Ce l'ho fatta, leannan. Ho trovato la chiave. La prossima volta che ci vedremo... te la porterò."
Non avrei potuto ascoltare parole d'amore più dolci. I poeti che rallegravano le piazze di Ys con le loro serenate non si sono mai neanche avvicinati alla bellezza di ciò che mi ha sussurrato lui. Lui, che mi è rimasto fedele al punto di dare un senso a questo ciclo interminabile di vita e di morte a metà.
Appoggio una mano contro il vetro. Il mio regno mi chiama; è il momento di tornare a nuotare con le sirene. Ma lo faccio con il cuore più leggero, ora che lui mi ha giurato di aver trovato la chiave per porre fine alla nostra condanna.
Apro i fermagli che mi fissano l'abito di seta alle spalle e lascio che la stoffa scivoli via dalla mia pelle. A bassa voce sussurro la formula di un incantesimo e passo attraverso il vetro della finestra come se fosse inconsistente. Subito la mia pelle si copre di squame, le gambe si saldano in un'unica, possente coda. Il mare mi avvolge, gelato, pressante.
Presto, oh, sì, presto verrà il sole anche per noi, e la terra sotto i piedi, e la libertà di un'esistenza anonima e spoglia di ogni magia e, infine, il desiderato oblio.

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