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Camminai frettolosamente verso l'Univesità maledicendomi per non essermi alzata in tempo. Avevo la testa da un'altra parte ultimamente, forse era a causa dei ritmi stremanti in caffetteria e in facoltà, per non parlare poi delle urla continue di Louis e Harry, a tutte le ore, che stessero litigando o facendo pace.

Come se non bastasse il telefonino continuava a squillare ininterrottamente e lo cercai in borsa senza mai fermarmi.
Mi scontrai con un paio di persone che mi mandarono a quel paese, ma continuai per la mia strada.

Recuperai il telefonino e risposi.

«Eleni che fine hai fatto? Ti sto aspettando da dieci minuti!» sbuffò Caroline ed io alzai gli occhi al cielo.

«Sto attraversando, un attimo.» le risposi mentre passavo davanti ad un taxi. Guardai verso il marciapiedi che dovevo raggiungere, cercando la mia compagna di corso.

«Ma dove sei?» assottigliai gli occhi e passai davanti ad un'altra macchina. Oh mio Dio. Avevo visto bene?

Rimasi per un attimo imbambolata e un'auto mi schizzò davanti, suonando il clacson.

«Eleni?! Stai bene?! » urlò Caroline e io corsi sul marciapiedi.

«Eleni?!» ripeté, ma io non la stavo ascoltando. Camminai velocemente per capire se i miei occhi ci avevano visto bene o stavo impazzendo.

L'uomo mi dava le spalle, indossava una giacca di pelle molto simile, se non uguale, a quella del ragazzo della caffetteria e in mano aveva un quadernino.

Il cuore mi batteva a mille a causa della corsa e avevo il fiato corto. Sperai che si fermasse, ma in realtà si girò leggermente a destra mostrandomi il suo profilo.

Sì, era proprio lui.

Allora non era qui di passaggio.

Stavo per continuare a seguirlo, quando mi afferrarono il braccio.

«Eleni, dove cazzo vai?!» Caroline mi perforò un timpano e io strizzai gli occhi. «Ma sei scema? Mi sei passata davanti senza neanche guardarmi.» mi trascinò all'entrata dell'Università e io mi guardai indietro per capire se quel ragazzo si fosse fermato oppure no.

«Siamo in ritardissimo, sbrigati.» mi sgridò e io la seguii senza dire una parola.

Stavo per finire sotto ad un'auto solo per inseguire un ragazzo che nemmeno conoscevo, cosa mi passava per la testa?
Aveva ragione Louis, era da troppo che non uscivo con un ragazzo e mi lasciavo trascinare troppo facilmente dalle mie fantasie.
Ma purtroppo ero fatta così, sognavo ad occhi aperti e mi piaceva farlo.
Mi rendeva più creativa e questo mi serviva durante le lezioni di teatro.
Però questa capacità mi si ritorceva contro quando dovevo affrontare una relazione reale.
Dovevo essere più razionale e oggettiva.
Quel ragazzo, per quanto mi intrigasse e per quanto avessi avuto la voglia di conoscerlo, mi aveva visto a stento e non avevo chance di parlargli nuovamente.
A meno che non lo avessi incontrato nella caffetteria oggi.
A quel punto avrei potuto parlargli e levarmi tutte le curiosità che non mi lasciavano dormire.

Le lezioni passarono con la solita lentezza, tra un appunto ed una pausa caffè.
Caroline quel giorno era più chiacchierona del solito e approfittò di un buco tra una lezione e l'altra per raccontarmi nei minimi dettagli il suo appuntamento con un certo Niall Horan. Un ragazzo tanto simpatico quanto gentile, che l'aveva portata al cinema a vedere un film con il suo attore preferito.

Provai a prestare più attenzione possibile al suo racconto, ma la mia testa non smetteva di fantasticare su quel ragazzo misterioso.
Sapevo di essere una pazza e che non avrei dovuto dare tanto importanza ad un tale di cui non sapevo neanche il nome, ma purtroppo non riuscivo a fare altro.

Sperai con tutta me stessa di poterlo incontrare quel pomeriggio al bar.

Uscii dall'Università con una strana voglia di andare a lavoro.
Mangiai un'insalata veloce e parlai a telefono con Louis per sapere come andasse la giornata. Sfortunatamente con Harry ancora non aveva risolto.
Controllai l'orario e mi resi conto che era ora di andare.
Prima di poter infilare il cappotto, però, mi arrivò un messaggio.

Da: Eleanor
Eleni, scusami, sei disposta ad un cambio turno? Purtroppo domani mattina non posso lavorare. Fammi sapere, un bacio.

Sbuffai e mi sedetti nuovamente sullo sgabello.

A: Eleanor
Certo, tranquilla.

Dio, che palle. Per una volta che avevo voglia di andare a lavoro.
Va beh, sarà per la prossima volta. Magari non verrà neanche quel ragazzo e almeno avrò un po' di tempo libero per me stessa.

Ordinai un frullato e provai a non pensarci, infondo non era così importante.
Era solo un ragazzo a cui avevo preso un ordine al bar, non c'era motivo di fissarsi in questo modo.
Mi godei il frullato alla fragola fino alla fine e poi feci un giro in centro.
Ero abituata a passare del tempo da sola, tra i miei pensieri.
Mi piaceva non dover dar conto a nessuno, decidere da sola e non dover per forza parlare.

Louis era praticamente il mio opposto e per questo spesso litigavamo a casa. Era troppo chiassoso per i miei gusti e io troppo taciturna per lui. Con il tempo, però, siamo riusciti a creare il nostro equilibrio. Io ho calmato lui e lui mi ha resa più socievole. Del resto per fare il mio lavoro dovevo per forza avere a che fare con le persone, inoltre anche per recitare avevo bisogno di essere più estroversa e meno silenziosa.

Stavo per tornare a casa, quando mi arrivò una chiamata da Jessie.

«Jess? Pensavo fossi di turno in caffetteria.» risposi.

«Si, infatti. Guarda i messaggi che ti ho mandato.» disse semplicemente ed attaccò senza darmi il tempo di chiedere spiegazioni.
Feci come mi aveva detto e mi fermai di botto per la strada.

Oh mio Dio. Non potevo crederci.

Quel ragazzo era proprio lì, seduto allo stesso tavolo e con lo stesso quaderno in mano.

Da: Jess
Ti ho fatto una foto, nel caso stanotte tu voglia dormirci abbracciata.

Mi prese in giro ed io alzai gli occhi al cielo.
Ingrandii sulla foto e lo osservai attentamente. Era ancora più bello di quanto ricordassi. Sospirai.
E se facessi un salto al bar? Pensai.
Che c'era di male, infondo. Sarei stata una semplice cliente come gli altri, come lui.
Guardai un'ultima volta la foto.
Sì, ci vado.

Corsi verso la metro e riuscii a prenderla giusto in tempo. A passo svelto uscii dalla metropolitana e mi diressi verso il mio posto di lavoro.
Arrivai con il fiatone e sperai davvero che avessi fatto in tempo per almeno vederlo andare via.
Mi fermai davanti alla vetrina e guardai il mio riflesso per aggiustarmi i capelli.
Su, Eleni, puoi farcela. Prendi un semplice caffè, se poi ti capita di incrociarlo, allora provi a dire qualcosa.

Presi fiato ed entrai facendo suonare il campanello. Mi guardai intorno e mi sedetti ad un tavolo vuoto, cercandolo tra la folla.
Non mi sembrava di vederlo.
Guardai verso il tavolo dove dalla foto sembrava essere seduto, ma era vuoto.

Prima di poter continuare ad ispezionare il locale, arrivò Jessie.

«Mi spiace, Eleni, è andato subito via.» una profonda delusione mi invase. Era stato tutto inutile.

«Oh, capito.» alzai le spalle e finsi che non mi importasse.

«È rimasto seduto lì per una decina di minuti, si guardava intorno. Non ho avuto neanche il tempo di prendere la sua ordinazione che è andato via. Forse aveva un appuntamento ed è saltato.» mi spiegò ed io ero sempre più confusa riguardo quel ragazzo. Sembrava sempre così misterioso e pieno di segreti.

«Potrebbe venire anche domani, chissà.» mi confortò e io annui. Lo speravo.

Burning Flames [Z.M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora