51 . Bianco

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Seguivano le pareti perfettamente levigate, dipinte di un grigio intenso e opaco, tagliate da una sola, lunga, sottile striscia gialla a media altezza che, sotto le lampade al neon che accentuavano il contrasto, appariva quasi fluorescente. Ogni porta era esattamente uguale all'altra. Si susseguivano anonimamente come i volti coperti dai caschi delle sentinelle ingessate di fronte ad ognuna di esse, imbracciando sofisticate armi con lo stampo dello SHIELD che rifletteva la luce. I passi secchi e serrati rimbombavano assieme alle imbracature, il tessuto strusciava contro le divise antincendio, senza ombra di dubbio rivestite in vibranio.

In quel momento, Astrid decise che avrebbe odiato per sempre quel materiale. Non riusciva a percepirne quelle che lei chiamava vibrazioni termiche. Dalla consistenza assomigliava al metallo, ma al suo sensibile tatto suonava come una plastica molto densa o alla gomma. Niente conduzione termica, nessuna fluttuazione energetica. Solo un insignificante e immutabile silenzio contro le onde di calore che si scuotevano attorno. 

Negli anni in cui aveva imparato a gestire i poteri, aveva imparato a riconoscere i vari elementi secondo una precisa classifica tra quelli più "rumorosi" che provocavano o erano soggetti a maggiori vibrazioni e che conducevano energia più facilmente, a quelli senza alcuna proprietà termica, “silenziosi”.

Il vibranio era una lega strana. Per tutto il tempo in cui l'aveva indossato attraverso la preziosa tuta di Stark, l'aveva sopportato solo perché non era direttamente a contatto con la pelle. La fibra sottile era impercettibile, ma per lei che era abituata a ricevere una risposta di calore da ogni tessuto e materiale, a mano a mano che il tempo passava, cominciava ad essere pesante. Il fatto che dovesse portarsi dietro una sorta di corazza che non le permetteva di far traspirare la sua energia, agendo ermeticamente come una pellicola, le pesava come se le limitasse i movimenti. A volte pensava fosse quasi meglio togliersela e correre il rischio di bruciare i vestiti.

Non sapeva perché in quel momento la sua mente l'avesse portata a pensare alla tuta e soprattutto a lui, di nuovo. Non era sicura che sarebbe riuscita a parlargli ancora, nemmeno con l'aiuto del Capitano. Iniziava a credere che Steve avesse sbagliato i suoi calcoli sul piano, su di lei. Forse la stava sopravvalutando. Rischiava il pericolo di rimanere deluso un'ennesima volta. Si aspettava veramente che sarebbe riuscita a scamparla da tutte quelle guardie armate, bluffando su una forza che non aveva, considerando le voragini che si aprivano nel suo ventre ad ogni movimento? Certo, lei era la regina delle ribelli. Mai una volta era rimasta intrappolata troppo a lungo, era sempre riuscita ad ingegnarsi per evadere. Ormai era un'esperta. Il suo occhio adesso, schizzava discretamente da una parte all'altra dell'ambiente in cerca di una porta d'uscita. Non si aspettava che trovasse l'insegna "Exit" e sicuramente nessuno le avrebbe mostrato la via per darsela a gambe. Probabilmente avrebbe dovuto ripercorrere di nuovo l'intero corridoio e ritornare nell'ala principale.
Il suo peggior incubo claustrofobico si stava concretizzando.

Si lasciò scortare a braccetto, senza fiatare, sino all'ultima porta del corridoio, l'unica non numerata.

Fury scannerizzò il cartellino di riconoscimento ed esibì il bulbo oculare buono, subito dopo aver digitato il codice d'accesso sul tastierino. Le doppie ante d'argento si separarono.

Astrid strizzò le palpebre. Gli occhi si erano abituati alla penombra e tutta quella luce bianca che improvvisamente l'abbagliava le provocò un leggero e temporaneo mal di testa. Che fosse tutto previsto per farla intontire?

Superò anche quel tunnel di metallo dai muri concavi, che ipotizzò fossero costituiti anch'essi da lastre in vibranio. Intravide i riflessi neri tra le ciglia quasi del tutto serrate, la piccola armata che la seguiva attenta e la figura imponente del Comandante che cercava di non guardare con troppo rimorso.

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