- Fanculo.
Questa volta lo sibila a voce, Frank, mentre si sistema il cappuccio della felpa sulla testa, il ciuffo scuro che ricade sulla sua fronte, fermo davanti al rubinetto ancora aperto.
Questa mattina si è svegliato tardi, per colpa delle canne che ha fumato ieri pomeriggio. E' arrivato a scuola adesso, e la seconda ora già è cominciata.
Non ha nemmeno salutato sua madre. Ma d'altra parte è abituato a non vederla, quando scende dalle scale per dar da mangiare a Sweet Pea e poi fiondarsi nel suo carcere personale: scuola.
Linda Iero si alza presto per andare a lavorare il prima possibile. Oppure rimane chiusa nella sua stanza a piangere per tutta la mattina, tutto il giorno, tutta la settimana. Si nasconde dietro una porta che troppi uomini hanno attraversato, una serratura chiusa a chiave, forgiata nella sofferenza di qualcosa che più non c'è. Una porta che era destinata a uno solo, ma che adesso è stata violata da troppi. Quando invece trova la forza di andare via di casa non saluta, non lascia niente. Prende solo la sua borsa, la sua giacca, e poi sparisce per un tempo che non si sa mai quanto è.
Frank ha cominciato a pensare che in realtà vive da solo.
Solo con uno spettro di donna che non è più in vita. O è in vita nei ricordi. O è in vita in un futuro che è presente e non ha passato, un presente senza radici, un fiore sradicato brutalmente dal suolo che non ha altra possibilità se non quella di avvizzire lentamente.
Non ricorda nemmeno più il quadretto felice della sua famiglia, quando tutto questo non esisteva, quando ancora il modo possedeva quelle poche gocce di colore che bastavano a illuminarlo. Adesso gli sembra che tutto questo sia sempre esistito - la realtà è sempre stata questa.
Gli importa?
Cerca di dirsi di no, ma quando è solo non sa se negarlo sia coraggioso o ridicolo.
Se lo chiede anche in quel momento, mentre chiude il rubinetto con uno scatto rabbioso.Sa che sua madre lo ama.
E anche lui la ama.
Più di qualsiasi altra cosa.
Lei è l'unica cosa per cui non lascia casa.
Per cui non compra cocaina.
Per cui a scuola cerca di andarci.
Per cui va a fare la spesa e cucina.
Lui è l'unica cosa per cui lei vive.
Per cui lei ancora lavora.
Per cui lei a volte trova il coraggio di uscire dalla sua camera.
Per cui lei alcune notti non piange.
Ma questo non impedisce a entrambi di consumarsi lentamente, senza che l'altro riesca a fare qualcosa.
Sono di vetro, ognuno rintanato nel proprio orrore senza fine.
Scelgono di non sfiorarsi nemmeno.
Meglio così - meglio stare lontano, meglio autocommiserarsi mentre scende il buio, meglio rimanere nella propria stanza: e all'improvviso c'è solo un grande silenzio.- Fanculo - lo ripete, stropicciandosi gli occhi.
Tutta quell'erba gli ha fatto venire fame, oltre a un terribile mal di testa. Dopo essere stato con Ray per ore che non ha avuto ancora il coraggio di definire è andato a fare la spesa completamente fatto. E' tornato a casa a piedi, barcollando e ridacchiando tra sé. Sua madre non c'era, o dormiva, non lo sa: ha avuto solo la forza di prepararsi quanti più tramezzini possibili, poi è crollato sul letto, e infine ha dormito fino alle nove passate.
Si è svegliato ed era solo.
Ovviamente.
Le lenzuola fredde, la casa silenziosa.
Il sole non c'era.
Sweet Pea dormiva, ma si è svegliato appena lui gli ha piantato di fronte una scodella con il cibo.
Non lo ha ringraziato con un cenno del muso. Neanche per idea.- Grazie Pee - ha detto, tirandogli un orecchio solo per fargli dispetto.
Quello stupido cane non ha nemmeno reagito.
Frank ha picchiettato sul suo naso per un po', ma poi ha lasciato perdere. Chi glielo fa fare di stare dietro a un bastardino pulcioso. Altro che amico a quattro zampe, ha pensato. Solo un altro approfittatore del cazzo in quel mondo pieno di merda.È uscito dopo aver bevuto una tazza di caffè nero, lo zaino appoggiato su una spalla sola e una sigaretta già in bocca per cercare di svegliarsi.
Ha camminato fino a scuola, ed ora è lì, nel bagno dei ragazzi, a guardarsi nello specchio.
Sembra morto.
La pelle bianchissima, ma di un bianco malato, le occhiaie scure e gli occhi iniettati di sangue sangue vermiglio. Il pomo d'Adamo che va su e giù, il resto del volto contratto e immobile, come accartocciato su di sé.
Droga.
Lo sta bruciando.
Ma non gli importa, non gli importa niente.
L'unico senso di colpa che potrebbe avere è nei confronti di sua madre; per se stesso non ha nessuna pietà. Avrebbe meritato di crepare cadendo da quel palazzo. Chissà perché cazzo Ray lo ha tenuto a gironzolare su quella sconosciuta landa di vivi morenti.
Un bel funerale e dei fiori una volta alla settimana sarebbero stati un'alternativa splendida. Sempre meglio che continuare a sballarsi e a sentirsi uno schifo. Sempre meglio che guardarsi attorno e accorgersi di essere soli.
Sempre meglio che sempre le stesse giornate, sempre la stessa routine.
Sempre le stesse distrazioni per non accorgersi di tutto quello che sta sprecando.
Sempre le stesse parole.
Merda, merda, merda.
Solo merda.
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𝖆𝖑𝖑 𝖙𝖍𝖊 𝖆𝖓𝖌𝖊𝖑𝖘 ❥ 𝖋𝖗𝖊𝖗𝖆𝖗𝖉
FanfictionChissà cosa può cominciare con una macchia di vodka su una moquette. • • © mravelous