Capitolo 1

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Non mi è mai piaciuto andare a delle feste o in discoteca, sono un tipo che preferisce stare a casa a leggere qualcosa, e invece eccomi, da sola in strada, alle undici di sera per andare a casa di Andrew per il suo compleanno. Charlotte, la mia migliore amica, mi ha costretto a venire, e non si sa mai di mettersi contro un'amica in piena crisi amorosa.

Il rumore della suoneria del mio cellulare risuona nella stradina poco illuminata, facendomi sobbalzare leggermente.

"Ruth dove sei? Perché sei sempre in ritardo?"

"Scusami Charlie, ma credo di essermi persa e questi trampoli ai piedi non mi aiutano affatto"

"Trampoli? Dimmi dove sei?"

Si, trampoli. Odio i tacchi. Ci deve essere molta gente perché c'è un baccano allucinante. Bella prospettiva.

"Sono a Carligan street" Più che una strada mi sembra un vicolo abbandonato.

"Non sei molto lontana, devi girare a destra alla fine del vicolo e poi proseguire fino a Testern Street, ora devo andare che c'è il giro di tartine"

"No aspetta.."

Non faccio in tempo a finire la frase che mi sbatte il telefono in faccia, odio quando si comporta così.

Ma non potevo starmene a casa? Perché devo sempre farmi convincere? Per di più mi sono persa.

Mentre mi avvio verso la fine della "strada" sento dei rumori, o meglio dei passi dietro di me, inizialmente non ci faccio molto caso ma aumentano, quindi inizio a guardarmi intorno e a preoccuparmi.

Dai Ruth, è solo la paura che ti gioca strani scherzi, non temere.

I passi smettono e allora mi convinco definitivamente che era solo il terrore.

Dai manca ancora un po' alla fine del vicolo, forza. Una grossa mano mi afferra il polso facendomi barcollare all'indietro e facendomi perdere l'equilibrio. Nel buio della notte non riesco a vedere il viso della persona che mi ha immobilizzata, ma scorgo un profilo perfetto e dei lineamenti virili.

"Ho sentito la conversazione con la tua amichetta" La sua voce mi fa accapponare la pelle, e attraverso le ombre riesco a intravedere che sul suo volto appare un sorriso sornione.

"Se vuoi i soldi prendili, anche se non ne ho tanti con me" Dico tartagliando e cercando di liberarmi dalla sua presa ferrea, inutilmente.

Come risposta ricevo una terrificante risata di gola.

"Non voglio i soldi, piccola"

Deglutisco e sembra che lui l'abbia notato perché ride ancora.

Senza farmi vedere cerco di levarmi i tacchi per riuscir a correre più velocemente e senza intralci; per fortuna nella corsa sono abbastanza brava quindi cerco di sfruttare una delle poche qualità che mi ritrovo. Gli sferro un pugno con la mano libera e appena molla la presa sul braccio, per toccarsi lo zigomo, inizio a correre senza guardarmi indietro. Sento il vento graffiarmi le guance e scompigliarmi i capelli, ma la cosa più importante, ora, è scappare via. Non credo di avere qualche possibilità, ma tentare non nuoce.

Quando arrivo alla fine del vicolo, che è senza via d'uscita, capisco di essere veramente spacciata. Alla faccia che dovevo girare a destra per arrivare a destinazione, vero Charlotte?

Inizio a guardarmi intorno disperatamente cercando una possibile via di scampo o un nascondiglio abbastanza plausibile, ma non trovo niente che possa aiutarmi a scappare da lui.

Quando mi raggiunge, grazie alla luce dei lampioni riesco, finalmente, a vedergli il volto. Un rivolo di sangue gli copre lo zigomo e la sua espressione è dura e arrabbiata. Il muscolo della mascella inizia a guizzargli. Continua ad avvicinarsi camminando con andamento minaccioso e dominante, come se fosse un predatore che ha appena messo in trappola la preda. Mi appiattisco più che posso contro il muro di mattoni, congelato, e cerco di pensare a una soluzione; ma la mia mente è completamente appannata da pensieri poco carini riguardo la mia dolce e prossima morte. Quando è a una spanna dal mio viso, gli angoli della sua bocca si incurvano in un sorriso di vittoria.

"Vuoi fare la furba con me?"

Vedendo che non rispondo, cancella il minimo spazio che era rimasto fra me e lui, premendo il suo torace contro il mio, bloccandomi le mani nelle sue.

Con difficoltà l'aria raggiunge i miei polmoni, oscurandomi leggermente la vista. Sento le gambe che iniziano a cedere e se non ci fosse lui a sorreggermi, probabilmente, cadrei.

"Allora, spiegami cosa ci fa una bella ragazza come te, alle undici di sera, da sola, in un vicolo"

Mi si forma un nodo alla gola e cerco di trattenere le lacrime che stanno iniziando a inumidirmi gli occhi.

"Allora? Non lo sai che si potrebbero fare brutti incontri? Tipo, uno come me?"

Dopo quell'affermazione le lacrime iniziano ad appannarmi la vista e a rigarmi le guance arrossate per lo sforzo.

"Non piangere ragazzina" Mi ringhia contro con tanta foga da riuscire a spaventarmi più di quanto non fossi già.

La sua pelle olivastra, gli zigomi alti, le labbra carnose, i lineamenti virili e gli occhi color nocciola incorniciati da nere, lunghe e folte ciglia, potrebbero essere di un angelo, un angelo custode. Ma non lui. Lui è il diavolo in persona.

Comincia a baciarmi con foga mentre io inizio a singhiozzare, rompendo il silenzio creatosi pochi minuti prima.

Non può succedere a me, no, non è possibile, ditemi che è solo un incubo, vi prego, un bruttissimo incubo.

Prima mi morde il collo e dopo, per lenire i morsi, disegna piccoli cerchi immaginari con la lingua.

Quando si stacca compare sul suo viso un sorriso soddisfatto e malizioso.

"Sei buona" Risponde passandosi la lingua sulle labbra carnose e rosee, leggermente screpolate.

Rinchiude entrambe le mie mani in una sua e con l'altra inizia a tracciarmi i contorni del viso, facendomi venire i brividi. Un gesto delicato, in contrasto con il suo atteggiamento.

Appoggia la sua bocca sulle mie lacrime e le succhia.

"Andiamo" Esordisce afferrandomi il braccio, trascinandomi dentro di lui.

Cerco di fissarmi al pavimento, ma con un'agilità innaturale mi solleva appoggiando il mio stomaco sulla sua spalla.

"Lasciami, lasciami stare, non osare toccarmi"

Inizio a scalciare e a dimenarmi, ma lui sembra non sentire neanche il mio peso. Si china per raccogliere la mia pochette e i miei tacchi.

"Stai zitta, ragazzina"

In pochi minuti, fra le mie lamentele e i suoi colpi per farmi tacere, arriviamo alla macchina.

Apre la portiera del passeggero e con uno scatto sovraumano entra dalla parte del conducente. Chiude la macchina con la sicura e prima di mettere in moto, mi rivolge un ghigno.

"Ora faremo un bel viaggetto io e te."

Nightmare (revision)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora