Chapter VII

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«Che noia mortale questo posto. Ma tu cosa fai della tua vita?»
La risata trillante e sarcastica che ne seguì subito dopo, fu la chiara conferma che quella ragazza trovava la tua vita uno scherzo della natura. Ma come darle torto, dopotutto?
Ridacchiasti, ed un sorriso si disegnò sul tuo volto. Dalla serie: "la tua vita fa schifo, ma ridici comunque su, no?"

«Un cazzo, infatti.»
Rispondesti educatamente come al tuo solito, osservando il cammino dinanzi a te.
Erano venti minuti circa che stavate camminando, ed il silenzio che vi aveva dapprima circondato - misto ad un alone di imbarazzo e disagio, almeno da parte tua - si era letteralmente dileguato.
Solo risate riecheggiavano attorno a voi, accompagnate da bizzarre conversazioni.

«Aah, che infanzia sprecata. Io alla tua età mi chiudevo in camera a fumare canne. Bei tempi, quelli.»
Spiegò con nonchalance, aggiungendo un pizzico di melodrammaticità, atteggiandosi da donna vissuta ed operando il tono di chi stesse parlando di eventi accaduti all'incirca una cinquantina di anni prima.

Il suo discorso, in quel momento, ti parve tanto ricordare quelli della signora Marybeth. Eccezione fatta per la parte delle canne, ovviamente.

Tu, in tutta risposta, aggrottasti le sopracciglia, osservandola - per quanto fosse possibile, in quanto l'unica luce presente proveniva dalle vostre torce - con un'espressione scettica.

«Sei sicura di non fumartele anche adesso le canne?»
Aggiungesti con lo stesso tono di melodrammaticità; lei ti guardò - anche se tu non riuscisti a vederla - con lo sguardo di chi ne sapeva una più del diavolo, ed un sorrisetto che poteva parere tutto tranne che rassicurante.

«E cosa te lo fa pensare?»
Domandò melliflua, scrutando il sentiero circostante, prestando attenzione ad ogni minimo dettaglio, guardinga. A giudicare dalla sua espressione, ti chiedesti se anche lei fosse soggetta ad un senso di paranoia nell'attraversare il bosco la sera.

D'altronde era comprensibile: gli adulti, solo perchè tali, non erano immuni alla paura ed al terrore.

«Sei strana.»
Mormorasti con un tono di voce talmente basso, che ti sorprendesti quando il sussurro fu chiaramente udito dalla tua interlocutrice. Assottigliasti lo sguardo, questa volta rivolgendolo verso il sentiero.

Era tutto così buio in quella foresta, che nemmeno la luce lunare - o quella delle vostre torce - riusciva a conferirle un colorito meno raccapricciante del solito.

Un brivido attraversò la tua colonna vertebrale, ed il senso di paranoia si fece nuovamente presente, annebbiandoti i sensi.

Non avevi mai amato il buio: non che soffrissi di acluofobia, ma attraversare una foresta - per la precisione quella che ritenevano "la più infestata della Gran Bretagna" - ad una tarda ora, non aiutava esattamente a sminuire il senso di disagio che ti aveva offuscato la mente.

«lo dici come se fosse qualcosa di negativo.»
Quasi balzasti dallo spavento non appena la sua voce giunse alle tue orecchie, ma lei non se ne accorse. Di questo ne fosti felice, in quanto di fornire spiegazioni su a che cosa stessi pensando, proprio non ti andava. Dopodichè, la medesima ragazza che aveva pronunciato quelle parole, ridacchiò alla sua stessa battuta.

Ma tu non eri più in vena di risate.

Bipolarità? No.
Solo paranoia, accompagnata da un brutto presentimento.

«Senti... Skye, devo farti una domanda.»
Le rivelasti, piuttosto calma all'apparenza. All'inizio avevi decretato che non gliene avresti parlato, eppure, una vocina nella tua testa ripeteva che forse era la cosa migliore da fare, quella di confidarsi con qualcuno.
Anche se non potesti vedere la sua espressione, eri sicura che avesse corrucciato la fronte, aspettando che tu fossi andata avanti. E così, tirasti un sospiro profondo prima di continuare il discorso, e giungere al punto.

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