Capitolo 30

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Stefano
Prima di cenare Serena ha deciso di scartare il regalo. Non so se le piacerà, non so cosa possa piacere alle bambine, ma sono andato un po a caso. Sarebbe una figuraccia se non le piacesse. La guardo attentamente e penso a quanto sia felice di stare qui in questo momento. Non potevo rifiutare; non ho intenzione di abbandonare mia figlia, mi sono già perso troppo della sua vita. Emma ha fatto bene a scrivermi: abbiamo discusso e pian piano sto cercando di mettermi nei suoi panni. In effetti nel 2012 non ero poi così tanto maturo. Non ci avrei scommesso nemmeno io su di me.
Scarta il regalo ed ecco davanti a lei un pupazzetto del re leone: Simba. Lo guarda ed è felicissima, senza parole.
"Come si dice Serena?"la invita a fare Emma, che, devo ammetterlo, è molto bella stasera.
"Grazie" e dicendo questo la piccola mi sorride. È identica a me e anche a cena sono incantato dai suoi occhi. Sono ipnotici come quelli di Santi e di questo ne vado tanto fiero.
La cena è ottima e credo stia trascorrendo proprio bene e a mia sorpresa, dopo un silenzio abbastanza imbarazzante, è Emma a fare il primo passo in una maniera alquanto strepitosa:"sai Serena" le dice mentre le imbocca la pasta"anche al tuo papà piace ballare?"
Ha detto papà e io non me lo aspettavo. Lo ha ammesso e ne sono davvero felice tant'è che sulla mia faccia spunta un mega sorrisone.
"Davveoooo???"
"Sisi"affermo.
"Lo saiii la mia mamma mi ha potata a scuola di danza; sono baaavissima"è già il mio orgoglio e già la amo.
"Allora dopo balliamo assieme, io tu e la mamma che dici?"dico guardando Emma.
Sta per aprire bocca ma continuo:"Anche se, ti dico un segreto, la mamma non sa ballare..."ridiamo tutti e tre ed Emma aggiunge:"confermo, ma abbassa la cresta De Martino."
"È più brava a cantare la mamma, vero?"lo dico sottovoce guardando Emma bene negli occhi.
"Shi è bavissima"sussurra lei ed Emma arrossisce.
Non le sto facendo la corte voglio solo che io e Emma recuperiamo quel rapporto civile che avevamo iniziato ad intraprendere. Non possiamo crescere una figlia assieme ed odiarci, anche se io non l'ho mai odiata.
"Vuoi altro?"mi chiede Emma.
"No, grazie, ma era ottima."
Mi guarda compiaciuta e cambia subito discorso:"Serena, mio miracolo, vuoi giocare un po che dici?"
"Shi shii!!!"
Mi viene vicino e mi tira la mano. "Vieni co me?"
"Certo tesoro" e mi porta nella sua stanza contentissima.
Emma
Pulisco tutto, sono contenta la cena sia piaciuta. La serata sta andando fin troppo bene e Serena, beh, non l'avevo mai vista così. È piena di felicità e anche Stefano è così, sorpreso. L'ha travolto, la gioia di Serena l'ha travolto. Pensavo andasse tutto male, continuo a vedere tutto nero e invece si è creata una bellissima atmosfera. Mi avvicino alla stanza di Serena:"amore devi dormire ora. Dai."
"Ti pegooo mamma 2 minuti ancoaa."
"E vabbene ma solo due, è tardi."
Poi Serena guarda il papà e un po triste e gli fa:"ma tu vai via?"
"Si ma quando vorrai verrò qui. Va bene?"mi tranquillizza quello che dice. Guarda anche me come se mi volesse dire le stesse cose. Spero non le butti all'aria certe promesse. Aggiunge:"la faccio addormentare io" e mi fa l'occhiolino.
Vado sul divano e resto a sentirli un altro po, fino a quando, dopo mezz'ora, il silenzio, il puro silenzio. Esce delicatamente dalla stanzetta e con un dischetto in mano lo vedo scendere le scale.
"È difficile vero?"gli dico.
"Farla addormentare?? Un po dai, mica tanto"dice sbagliando.
"Non mi riferivo a quello. È difficile essere suo padre ora."
"No Emma. È facile relazionarsi con lei, è una bambina felice, spensierata. Ha preso tanto da entrambi. Balla e mi assomiglia tanto fisicamente, ma è uguale a te. Non sono suo padre da stasera, sono sempre stato suo padre. Da quattro anni. Eri gelosa di lei e sto cercando di capirti. Andremo con calma, quindi no, non è per nulla difficile."
Mi ha zittito, annullato, come sempre d'altronde. Mi si avvicina, sedendosi accanto a me.
"Sono stato dai tuoi, immagino tu lo sappia e mi hanno portato nella tua stanza. Tra le cose di Serena c'era questo, mi sai dire cos'è?"dice con il dischetto tra le mani.
E capisco tutto. Capisco che è il momento di farglielo vedere. È il video del parto e non l'ho mai visto, dato che ho promesso a me stessa che l'avrei visto solo con lui, per questo l'ho lasciato ad Aradeo, così non sarei stata tentata dal vederlo. Sono pronta a commuovermi e ammetto che non sarà facile, ma sarà bello. Infilo il disco e senza dire parola guardo il video con lui.
Stefano
Ed è proprio come nel mio sogno. Emma piange, urla dal dolore, mentre è sola in sala parto, fino a quando si sente un pianto, quello di Serena. La prende tra le braccia e la coccola un po, mentre piange per l'emozione. Il video termina e mi giro verso Emma. Stiamo piangendo entrambi, ed è oggi, per la prima volta mi sento papà, di nuovo. Sono papà, due volte: di Santiago e di una bambina meravigliosa. Prendo la mano di Emma e gliela stringo sussurrandole, con voce stridula:"Ormai non sei più sola."
"Lo so"dice lei, sicura.
Dopo un po, dopo che abbiamo bevuto una tazza di caffè e ci siamo calmati le faccio una domanda.
"Perché miracolo?"
"Come??"
"Prima a cena l'hai chiamata miracolo. Perché?"
"Perché é un miracolo. Uno splendido miracolo. L'1 percento dì possibilità dopo una serie di interventi per un cancro all'utero, che non finivano più. Sembra buffo, ma credimi dopo diverse batoste- è palese che si riferisca anche al mio tradimento- è la cosa più bella che mi sia accaduta. Non se siano stati tuoi amichetti spermatozoi"ridiamo assieme"ma nemmeno una settimana dopo la nostra ultima notte assieme sono uscita incinta. Quindi in ogni caso grazie." Sono sconcertato. Non ho mai sentito una mamma parlare così della figlia. Ne parla come se fosse davvero la cosa più bella che le sia accaduta.
"Li ringrazierò"dico per smorzare un po l'aria fin troppo seria.
"Chi?"
"I miei amichetti, no?"
"Cretino"e ridiamo assieme.

È ormai la mezza e siamo entrambi sul divano. Mi sembra il caso di andarmene, così mi alzo e sto per salutarla.
"Vabbè si è fatto tardi...grazie per la serata..."
"Noo...cioè se devi andare vai."
Sono un po sorpreso di questa risposta, che sembra più un'incitazione.
"Non voglio disturbare, ma se vuoi..."
"Non è necessario stare qui con me, ma ora resta"si fa seria.
"Ok...resto"e ci sorridiamo, addormentandoci ai due lati opposti del divano, un po scomodi, ma per la prima volta tutti e tre sotto lo stesso letto, come una vera famiglia.

Se mi presti l'aria...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora