0. Prologue

Mulai dari awal
                                    

Ogni angolo dello spazio e del tempo lasciava credere che la tempesta passata avesse permesso all'atmosfera di mutare per il piacere dei sensi e la percezione degli animi freddi, ed accaldati, di Daegu;
una città a quei tempi viva fuori, spoglia dentro, ricca di voci e pensieri lasciati incatenati fra i quartieri.

Non era stata una nottata facile per nessuno.
Il mormorio dei passanti si allontanava sempre più dalle orecchie di Yoongi, e solo qualche clacson si permetteva di bussare alle porte della sua mente, seduto su un'altalena ormai troppo malandata per i suoi gusti. Una cicca in bocca concordava con la sua poca tolleranza di fronte ai bambini che venivano accompagnati dai genitori a scuola, in quello che stava divenendo un mattino sorgente.

Yoongi aveva  trascorso la notte lì, insonne, e per un attimo pensò di aver risolto ognuno dei suoi problemi.

Le labbra che si arricciano in una smorfia di vago disgusto e gli occhi che, liberi, cadono sui lontani grattaceli di una collina in panorama. Sul capo un cappellino grigiastro dal tessuto pesante e un'immagine non ben definita del parco alle sue spalle, mentre la luce si faceva spazio fra vaporose nuvole bucate.  Le dita affusolate che, ponendosi verso le labbra rosee, screpolate, corteggiano la sigaretta; il ragazzo cominciò a domandarsi che ore fossero.

Soffiò dunque via l'ultimo briciolo di pazienza in corpo assieme ad una nuvola di fumo, col suo perdere la cognizione del tempo, e prese il telefono in mano osservando pigramente i numeri sul display, prima di rendersi conto di una voce al di sopra del rumore.

"Attenzione!"

Il ragazzo si ritrovò a sollevare gli occhi ambrati con sufficienza, domandandosi cosa stesse accadendo e realizzando poi la figura lì a due passi del suo unico amico, si potrebbe dire, d'infanzia. La chioma argentea si scosse e le sue pupille si dilatarono potendo mettere a fuoco il sorriso disarmante ritrovatosi davanti; Park Jimin era in avvicinamento.

Yoongi aggrottò la fronte per un istante, e lo vide divertito, con la sua zazzera mora ad impegnarsi nel rilanciare il pallone che gli era finito vicino le scarpe, verso il proprietario, un goffo bambino che aveva sbagliato la mira; abbassò il capo buttando fuori altro fumo con un mezzo ghigno, vedendo l'amico fallire nel tentativo di mandare il pallone esattamente verso il ragazzino.

"Che mezza sega." Mormorò, non preoccupandosi affatto di poter essere sentito, né dal bambino né da Jimin.
Quest'ultimo venne anzi riportato alla realtà, catturato in attenzione da quelle parole, e girandosi verso di Yoongi cercò di soffocare fra le guance levigate e a capo chinato, un sorriso lievemente imbarazzato e uno sguardo sollecitato. Dopodiché, solo il suono dell'erba calpestata e l'appesantito passo verso l'altalena in salita.

Yoongi dondolò leggermente nel mettersi comodo, aggiustando il pacco di sigarette e  l'accendino in tasca; nel mentre il moro si sedette sull'altalena accanto a lui, chiedendogli come andasse.
"Stavo per andarmene."  Il ragazzo dai capelli bianchi divaricò le gambe in una posa rilassata, sfregando una mano sul cavallo dei jeans chiari e poi stringendo il sedile rovinato della struttura con le dita, come a volersi tenere coi piedi ben a terra. Il mento che si solleva leggermente, le labbra secche.  "Mi è venuto sonno ad aspettarti." incalzò poi.

Jimin guardò il paesaggio un po' perso nelle sue sfumature; ammaliante era la presenza del sole oltre le loro spalle; i riflessi sui capelli scuri del giovane si manifestavano e suggerivano sfumature autunnali.
Quest'ultimo schiuse le labbra per ammorbidirle  lentamente con la lingua umida. "Mi sono trattenuto in sala." ammise improvvisamente, con l'intento di non dover spiegare altro.

APNEA || Park JiminTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang