10. -Come Here-

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Eren, rintanato sotto le coperte, si era messo a piangere. Tratteneva i singhiozzi, ma le lacrime non la smettevano di scendere dai suoi occhi verde smeraldo.

Col cellulare tra le mani si ritrovò a notare il fidanzato online su WhatsApp, sapeva che si trovava ancora nell'altra stanza, non aveva udito la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi. Ma avrebbe potuto non far rumore, come il ragazzo qualche ora prima, tuttavia Levi ogni tanto imprecava contro il giovane e quindi era logico che fosse in salotto.

Eren voleva andarsene.
Aveva paura. Essere schiaffeggiato dal corvino l'avevano fatto star male, era peggio che essere insultato.
Picchiarlo era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, ma il più piccolo non aveva reagito.

Il castano non era capace di toccare, non con la violenza, il più grande. Aveva costantemente la paura di ferirlo, per questo fin dal liceo si sentiva in colpa solo quando gli rispondeva per le rime.

Ed in quel momento ad Eren tornarono in mente quelle lezioni in cui aveva deriso, preso in giro e insultato l'uomo.

'Che si voglia vendicare per quelle volte?' Si chiese accendendo la luce, tenuta spenta fino a quel momento.

Ma tra una battutina ed uno schiaffo c'è una sostanziosa differenza.
Entrambi i comportamenti possono avere la stessa conseguenza: provocare dolore a chi lo riceve.
E questo il giovane l'aveva capito. Ma forse Levi no.

Il professore dovrebbe essere più maturo dell'adolescente, per cui sarebbe andato a pensare ad un periodo triste o pieno di sfortune del ragazzo, oppure poteva essere spavaldo e tanto sfacciato da voler denigrare un adulto, così da sentirsi più grande.
Eren non voleva far soffrire il più basso, lo amava e glielo aveva confessato, seppur senza saperlo, allo 'sconosciuto' rivelandosi poi Levi stesso.

Quindi perché il corvino, in classe, non la smetteva di provocarlo o di rispondere alle battute del giovane?

Lo stesso problema era tornato quei giorni.
Ma c'era una differenza enorme.

Il castano non capiva cosa avesse fatto all'uomo.
Prima era conscio, di aver il desiderio di ferirlo seppur solo con le parole.
Ma in quei giorni, cosa aveva fatto di male?

Era stato troppo affettuoso?
Troppo legato al matrimonio?
Troppo poco presente in casa?
O Levi era solo geloso del ragazzo?

Tutte le domande non avevano avuto risposta.
Perché il corvino non parlava.

E perché non parlava?

Un'altra domanda senza risposta.
Guardò la foto profilo di Levi, c'erano ancora lui ed il castano abbracciati mentre il più piccolo baciava dolcemente la guancia del fidanzato.

Erano felici.

Il castano ricordò quando avevano scattato quella foto, identica sia nel profilo di Levi che in quello del ragazzo.

Erano al parco, c'erano andati appena trasferiti a Trost, ed il più grande l'aveva portato a fare una passeggiata per fargli vedere la città.
O quella parte che conosceva bene.

Eren era tutto contento, aveva pianto dopo essersene andato dai genitori, ma il corvino gli aveva fatto tornare il sorriso.
Si erano presi una pausa, stanchi di camminare, poi Levi aveva detto ad il fidanzato che sarebbe entrato in un bar, aveva bisogno del bagno.

Il castano fissava gli alberi solo, non si era insospettito, ma il professore ci stava mettendo troppo ed il giovane cominciava a preoccuparsi.
Quando fece per alzarsi ed andare a cercarlo, notò un mazzo di rose rosse pararglisi difronte ai propri occhi.

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