Capitolo 25

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Louis si era addormentato poco dopo aver fatto sesso. Si erano scambiati una serie di lunghi e bagnati baci, la bocca del compagno sapeva ancora del suo stesso seme ed erano crollati nel sonno, sporchi e sudati, ricoperti dalle lenzuola di flanella che si erano portati addosso per coprire le loro nudità, troppo pigri persino per infilarsi un paio di boxer. Ma non importava a nessuno dei due di quelle futili cose o del fatto che Harry dovesse comprare delle lenzuola nuove visto che tutte quelle che possedeva erano macchiate di sperma ed ancora da lavare.

Le avrebbe portate da sua madre, come faceva per la maggior parte dei suoi completi ed il suo corredo ma avrebbe dovuto spiegare il perchè di tutte quelle lenzuola sporche e sua madre - ne era sicuro - avrebbe iniziato a fargli troppe domande scomode e lui non aveva ancora una risposta. O meglio, la risposta stava dormendo proprio accanto a lui, con un braccio sul suo petto e le gambe intrecciate tra loro. Sapeva che doveva dire tutta la verità ai propri genitori ed a sua sorella Gemma; smetterla di nascondersi dietro bugie che adesso non reggevano più. Lo doveva a Louis, a Leigh, alla sua piccola Sophia ma soprattutto, lo doveva fare per se stesso perchè era stanco di nascondersi. Aveva trentadue anni ed era giunto il momento di vivere davvero la sua vita. Senza nascondigli, senza bugie ma non senza Louis.
Meritavano di viverci alla luce del sole. Harry voleva prendere il ragazzo per mano mentre sua figlia gli stringeva l'altra, voleva baciarlo prima di andare in ufficio, dopo l'ufficio, nel pub di Zayn davanti gli occhi di tutti. Voleva comprargli tutte le mattine la colazione e prima di dividersi, baciarsi ancora ed ancora, davanti a tutti. Voleva baciarlo davanti gli occhi di sua madre e dirgli che la persona accanto a lui, ora, era il suo paragone con la felicità. Includendo anche Sophia, naturalmente.

Erano le due e venti passate quando sentì la voce di Louis chiamare il suo nome - "Dimmi" - sussurrò, avvicinandosi ancora di più a lui. Con delicatezza spostò il braccio che fino a pochi attimi prima era sul suo petto e si rigirò su un fianco, portando il suo viso a sfiorarsi con quello dell'altro. Era fin troppo buio per vedere gli occhi blu di Louis, incontrarli anche solo un attimo ma sentì lo stesso lo sguardo sopra di sé - "Non dormi?" - il più grande scosse la testa e dal rumore prodotto dallo sfregamento della guancia col cuscino, Louis capì comunque la risposta - "A cosa stai pensando?" - Harry avrebbe dovuto dirgli che stava pensando proprio a lui, come sua madre avrebbe assimilato la notizia della loro relazione e soprattutto della sua omosessualità ma era troppo tardi per affrontare un discorso del genere, troppo tardi per aver paura di Anne. Giorni prima aveva deciso: in qualche modo aveva scelto Louis e quello che silenziosamente provava per il ragazzo era più forte di tutti i pregiudizi di sua madre. E se questa lo avesse ripudiato, cancellando il suo nome dalla famiglia per additarlo come uno scherzo della naturale, ne avrebbe accettato tutte le conseguenze. Doveva solo trovare il coraggio di compiere quel passo.

"Allora non me lo dici?" - mormorò il ragazzo con voce bassa, leggermente graffiata, lontana dal suo solito suono acuto. Harry impazziva per quel timbro: gli provocava sempre una scossa di piacere perché quella voce era la stessa di quando gli scopava la bocca, quando Louis si intestardiva a pompare ed inglobare la sua intera lunghezza e poteva sentire distintamente le pareti della gola stringersi sul proprio membro. Era lo stesso timbro che Louis usava ogni volta che desiderava ottenere qualcosa, conscio che Harry avrebbe consentito a tutto. Ma la notte era diverso, quella voce era involontaria e fottutamente eccitante. Il più grande si fece forza con il braccio libero dal corpo del compagno e si avvicinò a lui quei pochi centimetri che rimanevano per catturargli le labbra in un bacio leggero, a stampo.

"Abbiamo perso due anni per il mio orgoglio - fece, baciandolo di nuovo, questa volta più a lungo, catturandogli anche la lingua con la propria - potevamo fare questo da molto prima". Louis si staccò dal corpo caldo dell'uomo per accendere la lampada del suo comodino, non importava se la luce artificiale avrebbe dato fastidio agli occhi di entrambi, lui doveva vedere Harry, voleva capire dove volesse arrivare con quel discorso. Si scostò le coperte dal corpo caldo e si alzò con il busto, le gambe lontane da quelle dell'altro incrociate fra di loro. Aveva freddo ma non lo dava a vedere, la paura che Harry si pentisse di tutto era maggiore - "Cosa stai farneticando?"

28 Days || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora