Sesto

218 26 3
                                    

Sinistro, destro, sinistro, destro, in basso, un po' più in alto, gancio destro, gancio sinistro, destro, sinistro...

Harry si fermò per asciugarsi il sudore dalla fronte con il braccio, ansimando con forza per riguadagnare il fiato perso mentre tornava subito a concentrarsi sul sacco nero che pendeva inerme davanti a lui, ignorando volutamente il vuoto dolore che sentiva ai muscoli delle braccia.

Sinistro, destro, sinistro, destro...

Non era abbastanza, Harry voleva di più, aveva bisogno di sentire qualcosa di più; di sentire quel sacco urlare e contorcersi come lui aveva fatto tanto tempo prima dentro un ricordo che gli bruciava sotto la pelle mentre colpiva ancora e ancora e ancora, per poter sentire qualcosa piuttosto che quello scialbo, vuoto, inutile niente che aveva dentro.

Più forte, Harry, più forte, dio, perché non riesci a colpire più forte?

Era sempre così,non riusciva mai a colpire più forte, ad essere più forte, abbastanza da camminare a testa alta e non avere paura e difendersi, difendersi dagli altri, da loro. Era scappato come un codardo e adesso aveva bisogno che qualcuno lo proteggesse soltanto perché non aveva avuto il coraggio di fare ciò che era giusto sin dall'inizio, e si sentiva così debole e stupido e insulso e –

Sei solo un frocetto senza palle, Styles, non vali niente, ricordatelo quando ti guarderai allo specchio e vedrai quello che sto per farti, non vali niente.

Più forte, Harry, più forte, cazzo.

Non vali niente.

Niente.

Niente.

Niente.

Più forte, avanti, immagina che sia lui.

Harry si fermò con il pugno a mezz'aria, il fiatone così forte da impedirgli di chiudere la bocca anche solo per un secondo, gocce di sudore fresco che gli imperlavano la fronte per poi scendere giù lungo la sua tempia e delineargli la mascella. Poteva sentire la maglietta di cotone appiccicata fastidiosamente alla pelle del suo petto, i muscoli delle braccia in tensione, il suo stesso respiro irregolare al di sopra delle voci delle altre persone dentro la palestra, del rumore di altri sacchi neri presi a pugni, dei grugniti di chi alzava pesi troppo grandi soltanto per dimostrare qualcosa che non era vero. Poteva sentire la rabbia e l'istinto scorrergli nelle vene come se fossero sangue, battere all'unisono con il suo cuore e poi espandersi, formicolargli sotto la pelle, impregnare il suo respiro.

Harry poteva sentire.

Immagina che sia lui.

E allora colpì più forte, più forte, più forte, e per una volta, la prima volta, fu forte abbastanza.

><><><><><





<<E' davvero necessario?>> sbottò Louis, mentre Eleanor lo trascinava quasi a forza dentro il locale dove i suoi colleghi avevano saggiamente deciso di festeggiare il compleanno di uno di loro.
<<Andiamo, Louis, goditi un po' la vita!>> rispose lei con un sorriso, conducendolo per un braccio.

Il posto non era niente di che: un bar tranquillo con vari tavoli disposti lungo i muri intorno ad un grande isolotto che faceva da bancone centrale, illuminato da neon blu e verde acceso e sormontato da mensole ricoperte dalle bevande più disparate. Louis osservò l'arredamento con occhio critico, stringendo le palpebre in direzione di un barista in sovrappeso con indosso una maglietta di qualche taglia più piccola che stava pulendo il bancone con uno straccio dalla dubbia utilità.
Seduti agli sgabelli davanti al bancone c'erano i soliti avventori solitari, ognuno con qualcosa di triste da dimenticare o semplicemente troppo solo per passare la serata diversamente. Stava per distogliere lo sguardo, concentrandosi sul mantenere il suo collaudato sorriso di circostanza per tutta la serata senza che gli venisse voglia di uccidere qualcuno – letteralmente – quando una cascata di capelli ricci catturò la sua attenzione.
<<Io- io arrivo tra un minuto>> disse a Eleanor, staccando con la dovuta gentilezza il braccio dalla sua presa salda. Lei alzò un sopracciglio e seguì con scaltrezza la direzione del suo sguardo, prima di tornare a guardarlo con un'espressione vagamente divertita.
<<Subito all'attacco, eh? Devo dire che te lo meriti, dopo essere riuscito a convincerlo!>> esclamò, con tanto di pacca incoraggiante sulla spalla.
Louis roteò gli occhi, abituato ormai alla sua schiettezza, e senza dire altro si diresse verso il bancone.

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora