Prologo

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AAA! Ciao sono Ila, finalmente eccoci qui!

Non sono pratica del mondo di Wattpad, ma spero di imparare presto. Detto questo, ora TOCCA A VOI! Mi raccomando: leggete, commentate e condividete, lasciatemi i vostri pensieri e ditemi come vorreste che la storia continuasse.

Un bacione e grazie per il vostro sostengo!
Ila

Mio padre me lo diceva in continuazione, era diventato il nostro mantra oramai. "Non chiudere la porta a chiave Maggie, non si può mai sapere." E puntualmente non gli davo retta. Si papà, gli rispondevo. Alzavo gli occhi al cielo, prendevo il mio accappatoio e il cellulare e, dopo avere azionato spotify, mi chiudevo dentro il bagno grande di casa. D'altronde, pensavo tra me e me, in una casa con 4 uomini l'unico modo per avere un po' di privacy era farsi una doccia. Una lunghissima, doccia bollente. In quel periodo della mia vita mi ritrovavo molte volte a pensare di essere invincibile sapete? Credevo che le disgrazie capitassero solamente agli altri e non a me o alla mia famiglia. Mi sentivo più forte, più brava e coraggiosa di chiunque altro. Mio padre diceva che ero il suo orgoglio, la sua unica figlia femmina era la più coraggiosa di tutti. Mia madre, invece, mi definiva troppo selvaggia e testarda, difficile da domare. Ma a me non importava, avevo 17 anni e tutto ciò che volevo avere dalla vita era scritto nella mia mente. Nero su bianco. Non ero la solita ragazzina in preda agli ormoni e delusioni amorose. No, io ero Margot Bennett. Ero una persona felice, con una bella famiglia, una casa grande con la staccionata bianca e un cane che mi faceva le feste ogni volta che poteva. In casa mia l'amore trionfava in ogni dove, proprio come nei film, perciò di cosa mai avrei dovuto avere paura? Ero stata cresciuta in modo che non avessi il timore di non essere abbastanza brava, abbastanza bella o abbastanza simpatica. Ero stata cresciuta rimanendo ciò che ero e diventando poi sempre meglio.

Poi un giorno di 4 anni fa tutto cambiò.

Eppure feci esattamente le stesse identiche cose che facevo ogni dannata volta. Presi l'accappatoio e il cellulare, e azionai spotify. "Sì papà" risposi a voce alta. Scrollai le spalle, alzai gli occhi al cielo e chiusi la porta a chiave. Il getto dell'acqua bollente mi rilassò istantaneamente mentre le note di Adele iniziavano a riempire la stanza insieme al vapore. Ero una persona abitudinaria, utilizzavo sempre lo stesso shampoo, che era sempre allo stesso posto, insieme al balsamo e al bagnoschiuma. Mentre lo tenevo in posa, iniziai ad insaponarmi il corpo e a canticchiare quelle che sarebbero state poi le canzoni della mia settimana. Improvvisamente un campanello d'allarme risuonò nella mia testa. Stava succedendo qualcosa. Avevo gli occhi chiusi, ma potevo sentire la mia testa vorticare un pochino. Il getto dell'acqua era troppo caldo. Veramente troppo, rispetto al solito. Mi mancava l'aria e la musica iniziò ad essere ovattata. Mi girai di scatto per chiudere il rubinetto, ma probabilmente quello che per me fu un gesto ragionato non trovò l'accordo dei i miei piedi che non risposero al comando e se ne andarono per fatti loro. Nel momento esatto in cui persi completamente il controllo, e sperimentai il panico più totale mai provato in vita mia, fu oramai troppo tardi. Provai ad urlare, ma dalla bocca non uscii alcun suono. "Papà..." avrei tanto voluto dire. Invece precipitai a terra con un tonfo, dopo avere sbattuto la testa violentemente contro il marmo della doccia. L'unica cosa che ricordo è di essermi aggrappata alla corda del campanello d'allarme sulla parete e quella, mi dicono tutt'ora, fu la mia salvezza.

"Margot!!! Margot!!! Maggie!!!" Voci e urla indistinte sono l'ultima che cosa che ricordo di quel giorno. Insieme al boato della porta del bagno che venne buttata giù. "Oh mia piccola Maggie, perché non mi hai dato ascolto?"

Quando mi svegliai in un letto d'ospedale, circa 4 giorni dopo, avrei dovuto essere la ragazza più felice della Terra. Ero praticamente una miracolata, sommersa dall'amore di tutta la mia famiglia, che piangeva di gioia nel vedermi aprire gli occhi. E io, invece, avrei preferito non svegliarmi mai più, perché quello che avevo visto durante quei 4 giorni di coma fu la cosa peggiore che avessi mai potuto immaginare, e non l'avrei rivissuta di nuovo... per niente al mondo.


Capitolo 1

Quattro anni dopo...

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