<Non stai affatto bene. Io chiamo l'ambulanza>

<Se andiamo in ospedale ci chiederanno cos'è successo e chiameranno Kate e succederà un macello>

<Tu..t-tu non vuoi dirlo a nessuno?>

Alzo completamente il busto e chiudo gli occhi per il forte giramento alla testa.

<Non hai sentito? Se qualcuno lo scopre finiamo nei guai>

<Ma..>

<Niente ma! Sono stanca, per favore...>

Si asciuga le lacrime e corre in cucina per tornare qualche secondo dopo con un bicchiere d'acqua e me lo porge.

Con fatica lo porto alle labbra ma quando deglutisco la gola mi fa malissimo.

<Ora ti disinfetto le ferite e ti metto un pó di crema> mi dice un pó più tranquilla <Hai un kit del pronto soccorso?>

<In bagno c'è ne deve essere uno. Andiamo>

<No!> scatta subito <Te lo porto qui>

<Almeno fammi andare in camera mia così mi stendo>

<Railey no, ti prego tu...>

Si morde il labbro inferiore e i suoi occhi guardano in modo frenetico il mio viso per poi abbassare lo sguardo.

<Non vuoi che mi guardo allo specchio, vero?> la mia voce esce spezzata.

<Hai ancora molto sangue e magari è meglio che ti vedi quando ti avrò  ripulita>

<Va bene> mi stendo lievemente sul divano.

<Torno subito, non muoverti>

Se potessi muovermi lo farei.

Se riuscissi a deglutire senza sentire un gran dolore riuscirei a essere più sollevata.

Se non sentissi dolore ad ogni movimento che faccio mi curerei da sola e non farei vedere un secondo di più il mio viso a Ronnie.

<Eccomi> si siede subito vicino a me.

Tira fuori del cotone, ci versa sopra del disinfettante per poi tamponare delicatamente il mio viso.

<Ahia!> esclamo.

<Lo so, mi dispiace ma è necessario>

Passa il panno sui miei zigomi e poi sul labbro facendomi un male cane. Stringo i denti e la tortura va avanti per ben dieci minuti.

Ronnie tampona quasi impercettibilmente e con estrema delicatezza per paura di farmi male ma questo è niente in confronto al dolore fisico che ho provato prima.

Tuttavia lo apprezzo perché mi sento uno schifo in questo momento e il suo tocco delicato non può farmi che bene.

Prende il cotone sporco di sangue e corre in cucina per poi tornare con un panno.

<È gelido>

<Si, l'ho inzuppato d'acqua per pulirti il sangue secco>

Lo passa sulla mia fronte, sotto gli occhi, strofina bene sulle guance e anche sulle mie clavicole leggermente esposte.

Prende le mie mani e comincia a pulire con il panno le mie nocche. Deve essermi scivolato mentre tossivo.

<Non sei messa così male> mi guarda dolcemente.

<Questo lo dirò io quando mi guarderò> le dico visto che non ci credo.

Mi mette una mano dietro la schiena e fruga nel retro della mia testa massaggiandomi la cute.

Oltre il buio c'è la luceWhere stories live. Discover now