Capitolo 54

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"No Rebecca, smettila."
Mi impunto davanti la porta del bagno e incrocio le braccia.
"È mio fratello Ale, non posso non dirgli di averti vista!" Mi prende il braccio e mi spinge verso l'uscita.
Il cuore mi batte all'impazzata.
Mi fermo ancora prima di svoltare l'angolo e di arrivare ai tavoli e mi metto le mani nei capelli.
"Rebecca, non voglio vederlo. Guardami cazzo, è stato lui a distruggermi così."
Afferra la mia mano dolcemente e mi accarezza con il pollice, "merita di parlarti. Solo questo, è mio fratello e so quanto ci tiene."
"Non ce la faccio." Bisbiglio mentre mi spinge verso il balcone.
Mattia è seduto su uno sgabello in fondo al locale, il mio cuore si ferma.
È bellissimo.
Sta guardando il cellulare e sembra abbastanza distrutto. Rebecca mi tira verso di lui mentre la mia testa cerca di trovare una via d'uscita.
Ma non faccio in tempo, in un secondo mi ritrovo dietro la sua schiena e sento l'odore della sua pelle. Reb gli tocca la spalla e quando lui si gira con lo sgabello mi ritrovo i suoi neri occhiali da sole a pochi centimetri dal mio viso.
Lo sento respirare, resta in silenzio.
Non riesco a staccargli gli occhi di dosso, sono ipnotizzata. Non pensavo lo avrei rivisto. Non ora.
Mi sorride e con delicatezza toglie gli occhiali senza smettere di guardarmi.
Mi guarda, mi osserva, mi trapassa e io trapasso lui.
Sussulto non appena la sua mano scivola sulla mia guancia e mi allontano d'istinto. Guardo Rebecca in panico e poi guardo Mattia. Decido di scappare.

Mi sento afferrare il braccio, Mattia mi ferma di colpo, "non ti lascio scappare di nuovo." Mi dice.
"Vaffanculo!" Urlo liberandomi dalla presa, mi faccio largo tra la gente ma mi sento prendere di nuovo.
"Mattia lasciami!" Mi giro verso di lui che mi prende per la vita, mi lascia subito non appena mi vede nel panico.
"Okay, parliamo. Non scappare, entriamo al bar." Mi sussurra, con i pugni lungo il corpo pronti ad agire nel caso scappassi.
Scoppio a piangere e mi porto le mani al viso, "tu!" lo indico, "sei stato tu a ridurmi così."
Mattia chiude gli occhi e prende un respiro profondo, "Alessia..."
"Non ti permettere."
"Di fare cosa?"
"Di parlarmi come se nulla fosse successo." Lo guardo arrabbiata, mentre le lacrime mi cadono sul viso. Solo Dio sa quanto lo odio.
"Ale, andiamo a parlare."
"E dove? Dove vuoi andare? A Roma? A casa nostra?" Mi faccio scappare una risata, "è ancora casa nostra o la occupi con qualcun'altra, eh?"
In quel momento arriva Rebecca, che appoggia la mano sulla spalla del fratello e mi guarda con aria preoccupata, "tutto bene?"
Posso benissimo leggere la delusione negli occhi di Mattia. Ma lui è solo deluso, io invece sono sola, arrabbiata, ferita, tradita, distrutta, morta.
Rebecca mi prende per mano e mi riaccompagna dentro al locale, mi fa sedere ad un tavolo. Lei fa lo stesso accanto a me senza lasciarmi la mano, mentre lui si accomoda di fronte a me.
"Adesso ditevi tutto, ma senza alzare la voce o scappare", mi lancia un'occhiata rassicurante, "io sto qua vicino a te".
Annuisco e mi asciugo il viso, stringendola forte. Poi il mio sguardo cade su Mattia, mi fa rabbrividire.
"Sei diversa" dice con un filo di voce.
"Non sono diversa, sono sfinita. È un'altra cosa." Preciso.
"Mi manca la mia Alessia..." mi prende la mano libera che era appoggiata sul tavolo e la accarezza con il pollice.
"L'hai distrutta tu la tua Alessia, l'hai fatta diventare un'alcolizzata."
"Ti droghi vero?" Mi chiede con aria preoccupata. Annuisco, "dovevo dimenticare in qualche modo."
Abbassa la testa, posa la mia mano sulle sue labbra e sussurra "lo so che è colpa mia."
Quel gesto mi ha impannato la mente, sentire le sue labbra sulla pelle era una cosa che ho sognato ogni notte.
"Tu hai baciato un'altra e poi sei sparito per quasi un mese e mezzo, sai quanto io sia fragile, come hai potuto?" Chiedo con le lacrime agli occhi, ritraggo la mano dalle sue labbra e istintivamente stringo di più quella di Rebecca.
"Volevo lasciarti un po' di tempo, in realtà non sapevo nemmeno dove fossi, finché ho deciso di iniziare a cercarti."
Mi viene da ridere, "non è una scusa."
"Lo so, sono una merda. Ma mi sei mancata." Mi guarda dritto negli occhi, nella mia mente passano tutti i ricordi insieme a lui.
"Perché tu no? Avevamo un bambino insieme, se ora fosse qua? Cosa direbbe dei suoi genitori? Sapevi che ero distrutta per la perdita, ma tu hai ingigantito tutto e mi sono sentita l'unica colpevole della situazione."
Fa per parlare, ma lo interrompo alzando un dito, "no ora parlo io, ti sono mancata? Cazzo, io ho pianto ogni notte per te. Pensavo che prendermi una pausa e venire qua mi avrebbe potuto aiutare...e invece è stata l'ennesima cazzata, se non fossi partita tu non mi avresti tradita. E magari stavamo insieme. Ti sono mancata?
Tu a me tanto, la tua assenza era ingestibile. Ogni giorno venivo sovrastata da attacchi di panico che solo tu eri in grado di cacciare, ma tu non c'eri. Stavo cercando di dimenticarti, ma sei qua ora e non capisco più nulla. Ti odio talmente tanto che non immagini, ti odio perché senza di te non so stare e non ho mai amato nessuno come amo te in questo momento. Ma tu..." lo indico con un dito, "tu non c'eri."

Mi sembra di tornare indietro nel tempo, è passato davvero così tanto? Non pensavo che lo avrei rivisto, se dovesse andare via ora...stavolta non ne uscirei viva.
"Cosa facevi?" Mi chiede serrando gli occhi, posso scommettere di averli visti lucidi. "Intendo, durante la giornata."
"Cosa vuoi che facevo? Guardami, mi hai vista? Senti la mia voce? Questa è la droga Mattia, mi drogo. Mi fa schifo dirlo, mi fa schifo dirtelo in faccia, ma ho ricominciato. L'unico modo che avevo per dimenticare era questo, lo so cosa stai pensando, ma ormai l'ho fatto. Ci sono dentro. Se piango mi fa male tutto, se rido mi fa male, se sto in silenzio....ancora peggio."
Mi guardo attorno e vedo il locale sempre più vuoto, vorrei essere in camera mia. Vorrei sparire.
"Reb, voglio andare, non sto bene."
Mi gira la testa e l'aria inizia a mancarmi. Lei guarda il fratello preoccupata.
"Ale, prendiamoci un hotel per questa notte. Stiamo insieme, per parlare. Non ti lascio andare via di nuovo."
Mi alzo mentre le lacrime mi cadono sul volto, "dai guardati, stanotte vieni con me non si discute."
"Ma stai scherzando? Che ci vengo a fare con te? Io ora vado a casa mia, non sto bene." Guardo Rebecca che improvvisamente è sbiancata.
Prendo la borsa e me la metto in spalla, "Ale non me ne frega niente, urlami addosso ma non ti lascio andare."
Prendo il cellulare e cerco il numero di mia madre, Mattia mi ferma per il polso e io sussulto.
"Sento che mi sta per venire un attacco di panico, lasciami in pace okay?!"
Il suo sguardo si indurisce mentre sento un fuoco per la stretta al polso.
"Proprio per questo, tu resti con me."
Cerco di liberarmi, mentre tutto intorno a me si fa sempre più piccolo.
"Mattia!" Urlo facendo cadere la borsa.
Sento andare il polso in frantumi, e con lui anche il mio respiro. Con la mano libera cerco di tirargli via il braccio, mentre Rebecca osserva la scena da seduta senza sapere come reagire.
"Calmati, peggiori la situazione."
"Io non mi calmo!" La mia testa inizia a pulsare e inizio a sentirmi disidratata.
"Mattia...non sto bene..." abbasso il braccio in segno di resa ma lui non mi lascia, "Ale, stai con me."
"E perché?"
"Perché non ti lascio in camera tua da sola durante un attacco di panico, non un'altra volta. Solo io posso calmarti, lo sai." Che sfacciato. Non ci credo.
"Mi viene da piangere." Sbatto le palpebre velocemente, una, due, tre volte. Finché mi partono i singhiozzi e mi ritrovo contro il petto di Mattia.
"Perché non mi lasci in pace..." sussurro in mezzo alle lacrime.
"Perché ti amo."

Credo in te,Mattia Briga.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora