26. Anser

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Aveva annodato i capelli in un'infinità di treccine, li aveva sciolti di nuovo e li aveva intrecciati ancora, gli occhi chiusi, mentre scrutava i dintorni con i suoi poteri. Ellana se n'era andata subito dopo averla accompagnata in camera e aver chiuso la porta a chiave – "Questi sono gli ordini", aveva detto con lo sguardo colmo di dispiacere – e nessun altro si era avvicinato alla casa.

Se Keeryahel non fosse stata nella situazione in cui si trovava, avrebbe apprezzato la camera, con il tetto a spiovente di legno chiaro, il pavimento ricoperto di folti tappeti colorati e il grande letto a baldacchino – che occupava quasi interamente lo spazio della stanza – circondato da cortine color prugna e ingombro di cuscini. Ma ora avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto.

Sorrise lievemente mentre il cuore accelerava i suoi battiti e le mani continuavano imperterrite a intrecciare. Temeh stava salendo le scale, e non le serviva la magia per capirlo: i suoi passi pesanti facevano tremare il pavimento su cui l'Elfa era seduta – aveva scelto l'angolo più lontano possibile dal letto, e da lì aveva una perfetta visuale della porta senza le fastidiose cortine in mezzo.

Aprì gli occhi e si alzò in piedi, lasciando perdere le ultime ciocche che le scendevano informi sulle spalle. Era arrivato il momento.

La magia ribolliva dentro di lei, pronta ad esplodere, si condensava in sporadiche scintille candide che vorticavano intorno alle sue dita. L'incantesimo era complesso e richiedeva la maggior parte delle sue forze, per cui doveva riuscirle. Non c'erano altre possibilità.

I passi rimbombarono strascicati e si fermarono dietro la porta chiusa. Keeryahel si concesse un respiro profondo – per quanto l'odioso corsetto le permetteva. L'incantesimo sembrava sul punto di prendere autonomamente vita dalle sue mani, ma mancava una componente fondamentale: il contatto visivo. E quello era il problema. Non poteva prendere il controllo dei sogni di Temeh senza aver sondato le profondità dei suoi occhi.

Lo sferragliare del chiavistello che veniva sbloccato la riportò alla realtà; per concentrarsi normalizzò il respiro cercando di scacciare l'ansia, anche se il suo cuore sembrava voler esplodere fuori dalle costole.

La porta si spalancò di colpo e andò a sbattere contro la parete opposta. La sagoma torreggiante di Temeh apparve sullo stipite, barcollando. I suoi occhi assenti la individuarono dopo qualche istante, scorsero sul suo corpo seminudo accendendo il volto di un fuoco irrazionale e quasi bestiale. Keeryahel non aveva mai rimpianto tanto il suo arco; la voce dell'istinto le perforava la mente gridando di piantargli una freccia in un occhio.

Temeh mosse un passo barcollante all'interno, e Keeryahel esultò dentro di sé: era ubriaco fradicio. Sarebbe stato ancora più facile.

Se solo mi guardasse gli occhi. Alza lo sguardo, bestia, guardami negli occhi, ringhiò mentalmente.

«Sei ancora più bella di quanto sembravi. Sei una Fata?» articolò a fatica, ingarbugliandosi nelle sue stesse parole. Senza attendere risposta, le si fiondò addosso molto più rapidamente di quanto l'Elfa potesse aspettarsi. D'istinto frappose le braccia tra se stessa e l'uomo, e si trovò schiacciata tra il muro e il suo corpo. Temeh puzzava di alcol e sudore; Keeryahel trattenne un conato di vomito quando cominciò a sentire le sue mani sulle gambe, sui fianchi e poi sempre più su, mentre la protuberanza ingombrante della sua erezione le premeva sul ventre.

L'ansia cominciava a invaderle il petto. Doveva lanciare quell'incantesimo, non si sarebbe lasciata usare, ma Temeh non sembrava voler schiodare gli occhi dai suoi seni.

Le sue mani la afferrarono sui fianchi, e all'improvviso si trovò distesa tra i cuscini, immobilizzata dal peso di Temeh. Non riusciva a respirare, soffocata dall'uomo, dall'ansia e dal corsetto troppo stretto.

Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora