Sto scrivendo mentre sto tornando dalla Germania. Non toccavo questa storia da fin troppo tempo e mettervi qui delle motivazioni è inutile, semplicemente, non ce ne sono. Perdonatemi, tutto qui.
Buona lettura.Harry era rimasto fermo su i suoi passi, nascosto dalla colonna che separava la zona notte dalla cucina. Avrebbe dovuto irrompere nella stanza, mormorare un buongiorno, baciare la fronte di sua figlia e le labbra del suo ragazzo ma aveva deciso di non farlo, di godere di quella scena da lontano ancora per un po', il tempo necessario per far cessare quel calore all'interno del suo corpo e far scemare il suo sorriso. Li guardava da lontano, inorgoglito, mentre i due cercavano di miscelare il composto per dei pancake e sporcavano l'intero piano con della cioccolata e del succo di mela.
Afferrò il telefono dalla tasca dei pantaloni della tuta con il quale aveva dormito e scattò una serie di foto. Doveva immortalare e ricordare quel momento in cui, per la prima volta, sentì di avere una famiglia. Una sua famiglia.
Tremò a quel pensiero appena formulato, era troppo presto, troppo tutto eppure continuava a pensare - desiderare - di vedere quella scena per tutti i giorni restanti della sua vita. Ne aveva buttati già troppi senza di Louis.Fu Sophia ad accorgersi della presenza del padre. Con un po' di fatica e facendo pressione sul braccio di un sorridente ed ancora assonnato Louis, scese dallo sgabello per correre verso l'altro uomo ed augurargli un buongiorno, con il sorriso sdentato tipico di una bambina di sei anni. Harry l'afferrò poggiandosela su un fianco mentre con passi lenti raggiunse quello che, da meno di ventiquattro ore, era diventato effettivamente il suo ragazzo e - "Buongiorno, cosa sono quei così?" - mormorò baciandogli una guancia. Louis sembrò come accigliarsi quando Harry indicò con un cenno del mento il risultato dei suoi pancakes - "Sono ancora addormentato!" - cercò di giustificarsi. Tra le sue doti non vi era certo quella culinaria. Da quando era andato via di casa era sopravvissuto grazie a toast, cibi precotti, tè e le domeniche a pranzo da Liam.
"Finisco io, tu andresti a vestire Sophia?" - Louis fece un cenno affermativo con la testa e prese la bambina in braccio. Cercando in tutti i modi di resistere fino alla sua stanza, tra le sue doti non spiccava nemmeno la forza - "Dì a papà che noi ci andiamo a fare belli!"
La bambina scoccò un bacio sulla guancia del padre prima di stringersi alla nuca del più piccolo ed affermare con voce sicura - "Ma io sono già bella!" - entrambi gli uomini soppressero una risata ma Harry fu certo di aver sentito anche un - 'Sei bellissima come il tuo papà" - che Louis aveva pronunciato una volta spariti in corridoio. Sentì di nuovo un sorriso nascergli sulle labbra.
Iniziò a fischiettare.***
Sophia prima di andare via aveva ricordato ad entrambi, per l'ennesima volta, l'imminente recita di Natale - "Lou quindi vieni? Sicuro sicuro?" - Louis le aveva ripetuto una serie di sì mentre le baciava le guance paffute e le infilava il giubbetto rosa. Quello che poche ore prima erano andati tutti e tre insieme a comprare. Dovevano riempire i cassetti della stanza ormai completata. Alla fine erano finiti per comprare anche dei nuovi giochi, un pupazzo a forma di delfino ed una serie di cornici: la fotografia era da sempre una delle passioni segrete di Harry.
Louis lo scoprì solo quella sera quando, subito dopo cena, il più grande era sparito per qualche minuto, tornando poi con un'enorme scatola di cartone con su sopra appoggiata precariamente una piccola stampante compatta - "Voglio riempire le cornici" - esclamò, poggiando il tutto sullo spazio in marmo non occupato dai piatti appena lavati - "Questa casa è troppo spoglia" - e Louis represse la voglia di dirgli - 'Spoglia anche me'.
Harry aspettò pazientemente che l'altro finisse di asciugare gli ultimi piatti rimasti, sistemandoli tutti al loro posto. Si sorprese del fatto che Louis ormai conoscesse dove tutto andava sistemato nonostante fosse la quarta o quinta volta in quell'appartamento. Poteva davvero abituarsi a tutto quello: Louis che lavava i piatti e lui che lo osservava chiudere con i fianchi il frigo; Harry che cucinava e si lamentava della TV a volume troppo alto ed il più piccolo che preparava la tavola, chiedendo se le posate andassero a destra o sinistra. Poteva abituarsi ad una quotidianità con Louis, voleva farlo.
Si buttò sul divano con il suo computer tra le mani ed iniziò ad editare alcune foto nell'attesa di Louis - "Ti muovi?" - urlò dal salone, ricevendo solo uno sbuffo da parte dell'altro - "Vuoi vedere un film?"
"No!" - gridò a sua volta il minore, ricordando il pessimo film che solo il giorno prima lo aveva costretto a vedere. Finì di sistemare la cucina, riponendo i vari avanzi nel frigo ed in un contenitore che Harry avrebbe portato l'indomani a lavoro. Domandandosi, ad ogni gesto, se tutto ciò infastidiva l'altro. Non voleva superare nessuna linea, tornare indietro, magari tutto quello che aveva fatto era troppo conviviale, domestico, da coppia ma Harry non sembra infastidito anzi lo guardava di sottecchi, un sorriso ad incorniciarli il volto e gli occhi stanchi. Lo fissò per qualche secondo prima di avvicinarsi a lui, spostò il computer ed il sacchetto di mele fritte che stava mangiucchiando e si sedette sulle sue gambe, aggrappandosi con una mano al colletto della sua maglietta bianca - "Cosa stai facendo?" - chiese prima di baciargli l'angolo della bocca.
Harry ricambiò il bacio, questa volta premendo le sue labbra su quelle del compagno - "Scelgo delle foto da stampare, questa casa manca di carattere". Louis indicò un'immagine sullo schermo, ritraeva Harry e Sophia mentre mangiavano del cibo spazzatura sul divano, il peluche di una tartaruga sulle spalle del più grande. Racchiudeva tutta la sua essenza, quella che per due lunghi anni era stata nascosta volutamente a quegli occhi azzurri - "Mia madre diceva sempre che una casa vissuta vale più di una villa".
"Tua madre ha ragione, mi di-" - ma le parole di Harry furono interrotte da una piccola quanto significativa correzione - "Mia madre aveva ragione" - e l'uso di quel passato non lasciava spazio a niente, niente di bello almeno.
Harry ancorò i suoi occhi sulla figura rannicchiata sul suo petto, le mani che adesso lo stringevano ancora di più, mani che tremavano, come la sua voce. Stava cercando qualcosa da dire; nella sua mente stava ripercorrendo tutte le volte in cui Louis gli aveva parlato della sua famiglia e si sentì in colpa per non aver chiesto prima o almeno capito- "Sei venuto a Londra per questo?" - chiese, dopo un'attenta ricerca delle parole.
Louis fece un cenno con la testa, strusciando la guancia al cotone della maglietta del più grande. Non sapeva cosa dire, se non con Liam non aveva mai parlato di sua madre - "Volevo già, sai...Trasferirmi. Poi è successo e mi sono lasciato davvero andare - biascicò, il suono delle parole attutito dal petto dell'altro - Quando sono arrivato qui non è stato semplice, era tutto nuovo ed io mi sono promesso di esserlo anch'io".
Harry gli passò le dita tra i capelli chiari, accarezzandolo dolcemente; come aveva imparato a fare con Sophia dopo un brutto sogno - "E sei un nuovo Louis?"
"Non lo so, ho dipinto i capelli ed ho preso un gatto che per la maggior parte del tempo vive dal mio vicino. Però allo stesso tempo non ricordo un Louis diverso da questo".
Harry fece un cenno della testa come a dire che capiva mentre continuava a stringerlo a sé come non aveva mai fatto con nessun altro se non sua figlia - "Sono felice che tu sia qui, adesso. Anche se ammetto di averti immaginato più volte con il tuo colore naturale" - rispose, prima di baciarlo su una tempia.Alla fine scelsero tre foto da stampare per iniziare a decorare casa di Harry: una di Sophia con il viso sporco di gelato ed un sorriso immenso, quel momento tra padre e figlia che il ragazzo aveva indicato qualche minuto prima ed infine la loro prima foto, non importava se era stata scattata solo il giorno prima, non importava se Harry aveva gli occhi chiusi ed era leggermente mossa, con l'ombra di un dito di Sophia al lato. Erano loro due abbracciati in cucina ed ogni volta che la vedeva Harry poteva ancora sentire la voce di sua figlia urlare - "Papà ho fatto una foto a te e Lou!"

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28 Days || Larry Stylinson AU
FanfictionHarry e Louis condividono attimi, passioni momentanee, segreti e qualche ora sotto le lenzuola. Nessuno dei due vuole di più: Harry ha una figlia, un lavoro in una prestigiosa agenzia pubblicitaria e la certezza di aver raggiunto l'equilibrio perfe...