Capitolo 28 Allyson

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Attraversiamo il viale del Campus, lasciandoci Damon alle spalle. Stringo forte al petto i libri di testo e sento le mani quasi farmi male. Le parole pesano, quando non sono dettate dal cuore ma dalla coscienza che vuole aprirti gli occhi per mostrarti la realtà che ti circonda.

«Te l'ho già detto, Ally, farò di tutto per riconquistare la tua fiducia», dice Alec riscuotendomi da quelle pozze verde scuro che se solo avessero potuto, mi avrebbero inghiottito in un istante.

«Lo so, ne abbiamo già parlato, aspetto che tu sia pronto per spiegarmi ogni cosa», rispondo voltandomi verso di lui mentre ci dirigiamo alla caffetteria.

Non mi sono mai sentita così arrabbiata, delusa e usata. Non ho ragionato lucidamente mentre componevo il numero di Alec, ma se ho capito una cosa su Damon è che gli piace giocare. Bene, proverò io stessa a mettermi in gioco per una volta. Devo scoprire le motivazioni dei suoi comportamenti, l'odio per Alec, per mia madre... qualcosa mi sfugge e devo scoprire cosa, a ogni costo.

«Te lo prometto, sai», si ferma a pochi passi dall'ingresso dove posso vedere Cody, Joselyn e Ethel seduti al tavolo. «Penso spesso a come sarebbero andate le cose fra di noi se, be', se tu fossi rimasta alla larga da lui come ti avevo chiesto».

È strano affrontare questo argomento proprio con lui, ma malgrado tutto non riesco a sentirmi in colpa nei suoi confronti. L'ho domandato più volte a me stessa e ogni volta la risposta è sempre stata la stessa. Se non mi fossi scontrata con il suo mondo così oscuro, non avrei mai scoperto cosa significhi non sentire il suolo mancare sotto i piedi mentre la sua mano mi sfiorava.

Non avrei provato dolore su un petto, dove il cuore martellava all'impazzata per quei pochi sorrisi che sono riuscita a scorgere sul suo volto. Due tempeste su fronti opposti; i venti si sfiorano, le piogge sostituite alle lacrime si abbattono improvvise. Solo quando queste si scontreranno sul serio, cancellando ogni cosa sulla propria traiettoria, potrà sorgere nuovamente il sole. Leggi troppi libri, lo sai? Mi ricorda la mia gemella interiore. Forse hai ragione.

«Allyson, mi stai ascoltando?», Alec mi sfiora il braccio e il mio sguardo si posa su un Damon furioso che non si rende neppure conto di passarmi accanto mentre entra in caffetteria per raggiungere gli altri.

«Scusa, non ti so spiegare il perché di tutto questo. Io stessa devo far ordine nella mia vita», provo a dire, tentennando con gli occhi puntati sulle sue spalle muscolose. L'osservo rivolgersi a Ethel e Joselyn e mi domando di cosa stiano parlando.

«Vuoi ancora prendere un caffè?», chiede indicando proprio il tavolo dei suoi amici.

«Certo».

Sei un kamikaze, è ufficiale.

Sto in silenzio, non so nemmeno io cosa farò, ma di certo non gli darò la soddisfazione di nascondermi. Entriamo e vedo Damon voltarsi in uno scatto, come se avesse percepito la mia presenza ancor prima che i suoi occhi potessero vedermi.

Reggo il suo sguardo che sembra minacciarmi per come gli occhi si stringono in due fessure, riuscendo appena a scorgere la pupilla di un nero troppo profondo. La mascella serrata e il modo in cui la sua mano stringe la spalliera della sedia sulla quale è seduto Cody, confermano che è arrabbiato.

Ipocrita.

Sì, per una volta ti do ragione.

Prima dice di volermi, poi mi getta via per una scommessa, con la scusa che in tutto questo c'entri mia madre. E ora ha la presunzione di essere furioso con me per Alec.

Diciamo che anche tu stai giocando la sua stessa partita.

Ci provo, rispondo alla mia gemella interiore, allo stesso tempo che prendo posto con Alec a un tavolo poco distante dal loro.

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