1 - L'inizio

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Aprii gli occhi e guardai l'orario che la sveglia proiettava sul soffitto: erano le sette del mattino.

Da quando mia sorella era stata ritrovata morta erano passate due settimane, eppure ancora non riuscivo ad addormentarmi e a calmare l'ansia che mi teneva sveglia. Sentivo rumori, passi, perfino voci, ed ogni minimo suono mi faceva sobbalzare sotto le coperte. Era un inferno di cui non avrei mai voluto fare parte.

Mi stropicciai gli occhi e sgusciai fuori dal caldo delle coperte venendo investita dal freddo della stanza. Rabbrividii, mentre mi inoltravo nel buio a piedi nudi contro il gelo delle mattonelle. Accesi la luce del bagno e il mio riflesso pallido nello specchio mi fece trasalire. Senza staccare gli occhi dalla mia figura sfiorai le occhiaie marcate con la punta delle dita.. questa condanna  notturna doveva finire.

Mi sciacquai la faccia e sciolsi la coda disordinata lasciando che i ricci mi ricadessero sulle spalle.

Lanciai un'occhiata alla finestra: il buio si stava affievolendo lasciando spazio all'alba. Ci riflettei sopra, e visto che tornare a letto oltre che inutile era anche fuori discussione, decisi che sarei uscita a prendere una boccata d'aria.

Mi infilai alla svelta una felpa azzurrina, che da quando avevo smesso di mangiare mi stava sette volte più grande, e dei jeans che avevo trovato sulla sedia; dopodiché uscii dalla finestra ignorando i brontolii del mio stomaco.

L'aria era congelata e l'intero paesaggio dell'Avenue 67 era imperlato di rugiada ghiacciata. Neanche un'anima o un suono popolava questa strada.

E, il silenzio nella mia mente, venne presto invaso da un'ondata di pensieri e immagini sgradevoli: mia sorella con la gola sgozzata, i suoi polsi segnati a sangue da una scritta, 'non dovevi aprire quella porta', le notti insonni, il suo profumo ancora percettibile nella casa.. la morte di Jane era stato un avvenimento che aveva reso la nostra famiglia perennemente in lutto e la nostra casa un luogo sgradevole.

Rabbrividii pensando a mia madre, ancora sotto shock, e a mio padre, che aveva perso la voglia di sorridere e di fare i pancake la mattina. Per non parlare di mio fratello maggiore, che come me aveva smesso di mangiare e di dormire. Presto, sarebbe andato tutto completamente a rotoli.

Mi strinsi nella felpa continuando a camminare nel gelo invernale, a stomaco vuoto e con le palpebre calanti per il sonno. Ma non ci volle molto a rompere la mia coltre di nebbia soporifera, perché un tonfo proveniente da un vicolo vicino mi fece sobbalzare.

Spalancai gli occhi e il cuore cominciò a martellarmi nel petto. Sarà l'abitudine alla paura di ogni minimo rumore, ma quando seguì un altro tonfo mi paralizzai dal terrore.

Sentii un mugolio strozzato e decisi di appiattirmi alla parete di mattoni di un alto edificio sperando di non essere vista.

"Lo sapevi bene, non avresti dovuto aprire quella porta.." Una voce minacciosa seguita da un altro urlo di dolore mi fece trasalire. Quella frase..

Qualcosa dentro di me fece scattare la curiosità e decisi di avvicinarmi al vicolo e sbirciare che cosa stava succedendo. Da dietro l'angolo, riuscivo a vedere un ragazzo alto, vestito interamente di nero, con la faccia dipinta da teschio messicano con schizzi blu e verdi, che teneva per la gola un altro ragazzo che sembrava devastato tanto da non riuscire a reggersi in piedi.

"Ti prego, risparmiami.." mugolò quest'ultimo con voce debole, mentre un rivolo di sangue gli scivolava lungo la tempia.

"Risparmiarti?" Sul volto dipinto dell'aggressore si formò un ghigno divertito. "Noi non risparmiamo nessuno." Alzò il pugno, e con le nocche macchiate di sangue colpì in piena faccia il ragazzo che teneva per la gola, che cadde a terra come un peso morto.

Un grido mi si smorzò in gola, mentre restavo aggrappata ai mattoni rossi della parete guardando la scena con un occhio solo. Ero così paralizzata dalla paura che neanche mi accorsi che stavo stringendo i mattoni con le dita a tal punto che la pelle cominciò a farmi male. Ma non ci badai, perché non riuscivo a staccare gli occhi da quella figura oscura così incredibilmente interessante, e così dannatamente familiare..

E fu quando il ragazzo alzò lo sguardo e si accorse della mia presenza, che tutto cominciò a trasformarsi in un filo logico nella mia mente.

I suoi occhi neri scintillarono quando incontrarono i miei, ma nessuno dei due si mosse. Finché io non girai i tacchi e con il cuore in gola mi misi a correre verso casa più veloce che potevo.

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⏰ Last updated: Jan 25, 2017 ⏰

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