Capitolo 13

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Riaprì gli occhi. Vidi il cielo azzurro sopra di me. C'erano poche nuvole. Era bellissimo. Sentì il braccio farmi prurito. Solo allora mi accorsi che ero distesa in un campo di grano. Girai la testa e la bellezza si trasformò in terrore. A pochi metri da me c'era la macchina distrutta. C'erano le fiamme che la circondavano. Provai ad alzarmi ma una fitta al fianco me lo impedì. Quando guardai giù mi mancò il respiro. Avevo le mani sporche di sangue. Uno pezzo di ferro era conficcato nella mia pancia. Il sangue era dappertutto. Ma non sentivo male. Una mano afferrò la mia. Vidi una faccia bellissima. La più bella che io abbia mai visto. I capelli le cadevano sul viso e gli occhi le brillavano. Mi guardò e notai che era preocupata. Io le volevo dire che non ce nera bisogno, che non sentivo nulla. Mi sollevò la schiena e io ero leggera come una piuma. Mi abbondanai a lei. Mi fidavo. Mi mise tra le sue gambe. Io non riuscivo dirle niente. - Gwen! Devi resistere ok?! - io continuai a guardarla. Tutto quello che riuscivo a pensare è com'era bella. Sembrava un angelo. Il mio angelo. Mi mise le mani sulla faccia e iniziò ad accarezzarla. I sui occhi erano come il cielo - Andrà tutto bene. Continua a guardarmi - non capivo perchè era così preocupata. Io stavo bene. Glielo volevo dire ma le parole non mi uscivano - No, non parlare, gurda il cielo - ma io non volevo guardare il cielo volevo guardare lei. Le sue mani erano soffici. Volevo rimanere così per sempre. Ma un altra faccia si avvicinò alla sua. - Dobbiamo fare qualcosa Kalea! Steve non può trattenerlo! Devi portarla via - lei però continuò ad accarezzarmi e mi sorrise. Il sorriso più bello che io abbia mai visto. La testa di mia madre si abbassò e portò le mani alla bocca. Alcune lacrime le scesero sul viso. Si inginocchiò vicino a me e mi prese la mano. Guardò Kalea - È tutto finito vero? - non rispose, mi guardava e basta. Non vidi più mia madre. Era come scomparsa, in un attimo. Poi sentì il corpo di Kalea che strisciava via. Me la stavano portando via. Rotolai e sbattei la testa. Un dolore acuto si insediò in tutta la mia testa. Ma non mi importava. La girai. Kalea era a terra. Charles era sopra di lei che le urlava contro. Non capivo cosa diceva. Le diede un calcio nello stomaco. Continuava a gesticolare. Le prese i capelli e le fece sbattere la testa per terra. Vidi che del sangue le usciva da una ferita. Le diede un altro calcio. Lei stava ferma come se non importava più nulla. Non potevo guardare. Lei si girò e i sui occhi incontrarono i miei. Mi stava fissando e nonostante tutto mi sorrise. Un caldo e sincero sorriso. Lui continuava a picchiarla. Mi feci forza. Per lei. Provai ad alzarmi. Non sentivo nulla. Tutto quello che stavo pensando era Kalea. Sentì il sangue salire e uscire dalla bocca. Ma non mi fermai. Mi inginocchia e con una mano mi aiutai ad alzarmi. Avevo gli occhi fissi su di lei. Charles stava continuando e iniziai a camminare verso di lui. All'inizio lentamente poi in modo più deciso. Tolsi la mano dallo stomaco e corsi verso di lui. Gli presi un braccio e lo fermai. Si girò e mi guardò stupito. Mi prese dal collo con l'altra mano e mi disse qualcosa. Io non lo sentì. Lo vidi cadere e un pugno lo fece sputare sangue. Due mani mi afferarono le spalle. Due mani calde. Vidi Charles rialzarsi e guardare la persona difianco a me. Si avvicinò ma io mi liberai dalle mani che mi tenevano al sicuro e mi buttai addosso a lui. Caddi sul suo petto ma non mi fermai. Iniziai a picchiarlo. Gli diedi uno, due, tre pugni in faccia. Volevo che la pagasse. Per quello che aveva fatto a Kalea. A Tom. A me. Continuai e le mani mi incominciarono a fare male. Le ignorai e la sua faccia era ricoperta di sangue. Non mi importava e andai avanti. Lo colpì ancora e ancora. Due mani mi presero i fianchi e mi tirarono. Volevano portarmi via da lui. Ma io non volevo. Solo allora sentì una voce che mi chiamava - Gwen! Gwen fermati! - mi lascai trascinare via. Mi sentì prendere il viso ma io non volevo guardare. Le mani erano piene di sangue fino al polso e mi tremavano. Solo allora sentì male allo stomaco. Un male fitto. Quasi fastidioso. Poi svanì. Vidi che nella mano di Kalea c'era un pezzo di metallo pieno di sangue. Io la guardai. Lei mi abbracciò forte. - Mi dispiace - caddi in ginocchio. Com'era possibile? Dovevo essere morta. Kalea mi stava ancora abbracciando. Guardai oltre alla sua spalla. Sul campo di grano c'era un corpo. I sui occhi erano aperti ma erano spenti, tetri. Steve era a terra. Non capivo cosa avesse fino a quando non vidi la sua gola. Era squarciata e il suangue colava giù nel prato. Chiusi gli occhi e mi nascosi dietro alla sua spalla. Come faceva a stare ancora in piedi? La lasciai e vide che nella sua fronte c'era un lungo taglio e una goccia di sangue le colava giù fino al mento. Era tutta sporca. Ma stava bene. Come me. Mi accarezzò i capelli - Dobbiamo andare. Ce la fai? - io annuì. Mi aiutò ad alzarmi ma prima di andare mi girai. Charles era ancora a terra ricoperto di sangue. Ero stata io? Non avevo tutta quella forza. Kalea mi prese la mano - Vieni, nostra madre ci sta aspettando -

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