Tedio

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Quel che un dì'
si potea dir
essere tedio

ad oggi non c'è verso
e posto all'assenza
di spasso e di moto

ma solo
un triste assedio
del tanto e del tutto,

nemmeno un secondo
lasciato a godersi
il proprio lutto.

Tedio, ozio
rimembranza del nulla

più questo tempo

non ci lascia spazio
ma solo abbuffo e strazio

di cose vuote

che lascian il corpo
e l'anima immote.



________

Quel che un dì'
si potea dir
essere tedio

→ Ciò che un tempo si poteva definire come "noia"
(parlando del tedio classico, associato all'ozio, alla malinconia produttiva, persino alla riflessione filosofica o poetica)

ad oggi non c'è verso
e posto all'assenza
di spasso e di moto

→ Oggi non è più possibile, in alcun modo, sperimentare o accogliere quel tipo di assenza di divertimento e movimento.
Il "tedio" come lo si conosceva — la sospensione del fare, il vuoto che apre spazio alla coscienza — non esiste più.

ma solo
un triste assedio
del tanto e del tutto,

→ Al suo posto c'è soltanto un assedio malinconico e soffocante fatto di eccesso: troppo di tutto.
L'abbondanza (di stimoli, impegni, distrazioni, cose) non nutre ma opprime.

nemmeno un secondo
lasciato a godersi
il proprio lutto.

→ Non resta nemmeno un attimo per vivere il proprio dolore, per fermarsi, per elaborare una perdita.
Il ritmo della vita moderna non concede spazio alla sofferenza intima, al "lutto" nel senso ampio: lutto per sé, per l'identità, per il tempo perduto.

Tedio, ozio
rimembranza del nulla

→ La noia e l'ozio diventano solo il ricordo (nostalgico) del vuoto.
Quello spazio di vuoto fertile che una volta apparteneva al pensiero e alla creatività, ora è svanito.

più questo tempo
non ci lascia spazio
ma solo abbuffo e strazio

→ Il tempo presente non ci lascia alcuno spazio interiore o esteriore; ci concede soltanto un'alternanza malsana di eccessi ("abbuffo") e sofferenze ("strazio").
Una condizione esistenziale logorante, senza equilibrio.

di cose vuote
che lascian il corpo
e l'anima immote.

→ Siamo circondati da cose prive di significato, che non nutrono né il corpo né l'anima.
Lasciati inerti, come paralizzati, dentro e fuori. L'azione continua non porta movimento interiore.

🌑 Sintesi interpretativa

La poesia è una critica lirica e esistenziale alla società moderna, che ha soffocato il silenzio, il vuoto, la riflessione e persino la sofferenza privata sotto un diluvio di stimoli e obblighi.
Il tedio "buono", l'ozio contemplativo e creativo, viene rimpianto come una perdita spirituale. Al suo posto: sovraccarico, alienazione, vuoto di senso.

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