Capitolo 37 parte 2

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'È solo la fidanzata di mio cugino...' questa frase rimbombava come un mantra nell'orecchio di Rossella. Del resto era la verità, la colpa era sua che si era dimenticata di essere fidanzata e aveva permesso a un altro uomo di toccarla. Si morse il labbro inferiore con forza. Fece pochi passi avanti, cercò di mascherare il disprezzo che sentiva. Si rivolse subito alla piccola di casa << Vedrai che ora dormirà. Gli ho dato un po' di farmaci endovena. Domani pomeriggio voglio che la porti in clinica le farò fare degli accertamenti per me ha dei calcoli alla colecisti, nulla di grave.>> concluse. <<Grazie Ross. Non voglio crearti problemi magari questi esami li facciamo per conto nostro dimmi... cosa deve fare?>>
<<Nessun disturbo... non farti pregare è tardi ci vediamo domani pomeriggio. >> replico la Dottoressa.

Uscirono dalla casa. Camminavano in silenzio, Rossella un passo più dietro rispetto a Damiano. Quella frase ancora riecheggiava come un'eco. Si accorse che anche lui aveva un'atteggiamento più distaccato. Penso che era meglio così. Arrivati alla moto, lui ci sali sopra, e aspettava  che Rossella  montasse dietro di lui. Invece questa lo supero a passo veloce. Non aveva nessuna intenzione di salire, non voleva stare con lui. Damiano sbuffo, accese la moto e raggiunse:<< Sali!!>> le ordinò.
<<Non ci pensò proprio!>> rispose lei. << Non fare i capricci ....>> continuò lui, cercando di stare al passo di lei e guidando piano la moto.
Lei lo ignorò, e continuò a camminare. Lui accelero si piazzò più avanti parcheggio la moto e la raggiunse a piedi. Aveva una faccia rossa dalla rabbia. Quella donna lo esasperava. Quando gli fu vicino con molta foga sovrasto il corpo che tanto lo tormentava<< Sono già abbastanza incazzato.... perciò sali su quella cazzo di moto !!!>> sbotto in faccia a lei. Rossella resto per un'attimo interdetta dalla sua reazione, se lui era incazzato lei era furiosa. << SEI INCAZZATO!- urlo di rimando- ma levati! >> e tento di spostarlo spingendolo senza successo. Gli occhi di lui facevano quasi paura. Prese un grosso respiro, inutilmente cercava un po' di self control. << Oh!! Di grazia come mai è così incazzato?>> il tono di Rossella era beffardo.
<< Come mai? >> ripete lui. <<Da dove vuoi che inizi è? >> sempre con la voce alterata prese a calci un sasso che era lì. Ora Rossella iniziava ad avere un po' paura... forse aveva tirato troppo la corda. Mantenne però il suo sguardo duro. << Perché oggi pomeriggio non mi hai detto la verità su te e Ciro? Sei venuta a casa mia, mi sono aperto con te e tu non hai fatto lo stesso con me! Sono deluso, non sei stata sincera, se vuoi puoi aggiungere a tutto il finale di serata ovvero tu a cavalcioni su di me.>> rimarco con sdegno le ultime parole. Rossella non sapeva cosa rispondere, forse mentre lei si era assentata lui era venuto a sapere la verità. Era per questo che non voleva essere l'accompagnata. E adesso lui sembrava anche infastidito dal fatto che avevano avuto un contatto. In tutto ciò era abbastanza tardi, erano giunti su una strada principale. Rossella si sedette su una panchina e Damiano fece lo stesso. Era un po' umido. Lei accavallò le gambe una sull'altra, mantenendo un'atteggiamento di chiusura. Lui si accomodò un po' distante da lei, e aveva una posizione  più aggressiva delle gambe accavallate.  Aveva  la caviglia si appoggia sul ginocchio dell'altra gamba.
Sedersi in questa posizione indica una sorta di "disapprovazione" per quanto sta succedendo intorno a noi. La persona in tale posizione potrebbe da un momento all'altro "uscire" da questa postura di difesa ed "attaccare".
Damiano era spazientito oltre modo dal silenzio di lei, in oltre in piena notte si era messa seduta ignorando completamente la sua sfuriata. Tanto vale mettere subito in chiaro tutto, penso Damiano. Si accese una sigaretta ne aspiro avidamente il fumo. Inizio a parlare, la nicotina lo stava tranquillizzando. <<Ora so per chi hai tentato il suicidio.>> il suo tono fu tagliente. Rossella si drizzo sulla panchina, come se una scarica elettrica l'avesse invasa. Tutti i peli del suo corpo si alzarono. Lui la vide muoversi e continuò, << Pensavo di poter competere con Ludovico. Adesso ho la conferma che non lo ami. Non puoi amarlo dopo aver avuto un amore così forte. Sicuramente lui lo sa, gli sta bene così, forse sta con te per interesse! Potrei ancora competere con Ludovico. Ma non voglio perché ora so che tu non avresti niente da darmi. Io non potrei mai essere la seconda scelta. Nei tuoi occhi c'è un eterna malinconia.>> concluse con tono affranto.
<< Appena laureata decisi di non lavorare in clinica da mio padre. Per tutti gli anni del università ho combattuto contro i pregiudizi che la gente aveva su di me. La figlia del noto chirurgo che gioca a fare la dottoressa. Tanto anche se non vale niente avrà sempre la strada spianata. Così decisi di andare a lavorare nel peggior ospedale di Napoli. Nessuno faceva domanda lì, così fui subito assunta. Ovviamente anche lì la fama di mio padre aveva preceduto il mio arrivo. I colleghi mi osteggiavano. Ma io ero forte, non ci badavo più. Un giorno un parente in corsia mi aggredì, non accettava la morte del suo caro. I miei colleghi non mi difesero... che cavolo era pur sempre una donna! A quanto pare la cavalleria è morta e sepolta. Sai chi prese le mie difese? Un semplice infermiere. Ciro. Inizialmente eravamo amici. Mi raccontò di tutte le chiacchiere che erano state fatte sul mio conto. Cose da tapparti le orecchie. Un giorno mi disse che sapeva benissimo cosa voleva dire quando un cognome è un peso opprimente. Non sapevo ancora chi fosse mi innamorai di lui, e lui di me. Ah i pettegolezzi, che te lo dico a fare!! Mia mamma era furiosa, mio padre non fece mai nessuna obiezione. Passarono i mesi, eravamo andati a vivere insieme. Eravamo perfetti insiemi, le notti era dedicate a dare spazio a ogni nostra fantasia sessuale. Con lui avevo scoperto il sesso e l'amore. Non ero mai stata con nessuno. Fino a quel momento solo la chirurgia riempiva la mia vita. Un giorno Ciro mi disse chi era. Il nipote di un boss, che era in galera a scontare vari reati, ma ancora attivo. Lui aveva sempre disprezzato quel uomo. Suo padre anche lui fu vittima della camorra. Lui aveva scelto di essere un uomo per bene, con sua sorella e sua madre vivevano una vita onesta. Lavoravano per pochi soldi ma erano felici. Lo sai perché non potrò mai perdonarmi? Perché lui per me rifiuto di entrare nel programma di protezione. Suo nonno uscì da galera. Si accese una faida tra famiglie. E lui per non lasciarmi rifiuto l'offerta. Decidemmo di partire, dovevamo andare in Madagascar, presso una Onlus per aiutare gli abitanti delle zone povere. Il giorno della partenza fu ucciso. Il resto lo sai.....-prese un respiro- È vero, non potrò mai amare nessuno come ho amato lui! Ho desiderato morire ci ho provato ma ho miseramente fallito. Non amo Ludovico come meriterebbe è vero, ma gli voglio bene. Del resto il vero amore lo trovi una volta sola nella vita, non puoi avere la presunzione che ti ricapiti! Mi dispiace se ti sei sentito offeso da me. Ma sei tu che ti sei messo in testa di competere con Ludovico o con il mio passato. Del resto cosa pretendere da uno che scappa alla prima difficoltà. Io non ti ho chiesto niente! E non metterò mai in dubbio il poco equilibrio che ho per una persona come te! Come ultima cosa voglio dirti e spero di essere chiara: quello di prima è stato un errore che non si ripeterà più. Se vuoi giocare trovatene un'altra...io non sarò mai il tuo giocattolo.>> 
Lui non replicò, su una cosa erano d'accordo non potevano stare insieme. Erano incompatibili. Lui non voleva una donna che aveva già dato tutto quello che lui ancora non aveva avuto dalla vita, era come un pila che si era esaurita. Lei non aveva mai preso seriamente uno sbruffone come Damiano, anche se doveva ammettere che da quando c'era lui a ronzarle intorno, come una mosca fastidiosa, lei aveva sentito dentro qualcosa smuoversi. Qualcosa di nuovo, mai provato prima. Passione? Forse.... a pensarci bene, la passione era una parola accostata sempre alla chirurgia. Avevano subito entrambi delle perdite che gli avevano forgiato i caratteri. Il percorso della vita è fatta di continue perdite, però capita anche di trovare qualcosa o qualcuno lungo il strada. 
Damiano accompagno Rossella a casa sua, abitava in un bel palazzo di via Toledo, all ultimo piano. Si salutarono appena. Lui se ne andò a casa di sua nonna.

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora