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Draco Malfoy tornava nei sotterranei dopo aver quasi distrutto quel piccolo stanzino.

Aveva perso decisamente il controllo.
Si era ritrovato a prendere a pugni il muro anche se avrebbe preferito prendersi a pugni lui stesso.
Si era fermato solo quando era crollato in terra senza più forze e fiato.
I capelli gli ricadevano sul viso in ciocche scomposte, la candida camicia di seta spiegazzata per via dei movimenti violenti, le mani sanguinanti e tremanti.

Le osservò a lungo.
Osservò a lungo la sua rabbia e il suo dolore placarsi e scorrere via dalle ferite sulle sue nocche.

Pensò a lungo a quanto la natura umana potesse essere così strana.

Pensò a quella situazione in cui si era cacciato, alle parole di suo padre e alla sua indifferenza e alla sua fermezza.

Cercò di trattenere un urlo mentre stringeva le sue mani incrociate.

- Draco, non servono a nulla le tue proteste. La decisione è stata presa e sarò irremovibile.-

Il dolore è l'unico modo per soffocare altro dolore, pensava.

- Lo faccio per tenere in alto l'onore della famiglia!-

Eppure le parole del padre si infiltravano tra i suoi pensieri.

-Non ti permetterò di rovinarci ancora.-

Non capiva come sembrava somigliargli così tanto. Quella barriera invalicabile tra le sue emozioni e gli altri era identica a quella del padre che da bambino avrebbe tanto voluto distruggere.

- Imparerai a pagare i tuoi errori, figlio mio.-
Non si era mai arreso nello sperare un misero gesto paterno e affettuoso e nell'attesa aveva imparato anche lui a nascondere le sue emozioni, ad ingannare gli altri.
È un'arte raffinata e letale, pensò.

Un giorno poi, così come tutti gli altri giorni, smise di provarci e accettò quel duro silenzio.
O almeno doveva essere così perché non ricordava esattamente quando avesse smesso di sperare.
Ricordava solo quel dolore provocato dalla repressione di un padre che non lo vedeva come un figlio.

Era cresciuto in fretta Draco Malfoy, sempre dietro le spalle di un padre che non era tale.
Lui era l'apprendista e Lucius il suo mentore in molte cose, ma poche buone.

Gli aveva insegnato a fuggire via dal pericolo come solo un gran codardo poteva fare. O gli aveva insegnato ad essere indifferente nei confronti di tutti o tutto se non per interesse personale.
Gli aveva detto che la vita valeva essere vissuta soltanto avendo il potere.
Cosa avrebbe dovuto farsene delle emozioni, dei sentimenti che erano soltanto delle deviazioni momentanee che lo facevano errabondare lungo il percorso della sua vita non facendogli godere appieno il suo ambizioso futuro?
Insomma, Lucius aveva addestrato suo figlio ad essere come lui, ma come ogni volta, l'allievo aveva superato il maestro.

Draco sentì un conato di vomito al pensiero di essere diventato come l'uomo che odiava, anzi peggio.

Perché effettivamente lui odiava suo padre.
E odiava ancor di più il fatto che odiarlo implica averlo amato con tutto l'amore che un figlio può dare.

Gli suonava strano mettere in una stessa frase il suo nome e il sostantivo amore.
Ancor di più associare il suo nome al sentimento amore.
Eppure lui lo aveva fatto, aveva amato i suoi genitori in passato e adesso ne aveva soltanto qualche reminiscenza dell'amore perché era un sentimento che si era imposto di non provare mai più.
Ma non era mai stato amato dai suoi genitori o da chiunque altro.
Non aveva mai voluto immaginare come sarebbe potuto sentirsi amato.
Non ne aveva la più pallida idea.
Ma aveva sofferto e aveva fatto soffrire e con questo cercava di riempire quei vuoti che in origine avrebbero dovuto accogliere l'amore.

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