Roma, stazione Trastevere, giovedì diciassette ottobre duemilatredici, ore dieci e cinquanta del mattino.
Una giornata qualunque, la temperatura esterna è di ventiquattro gradi centigradi, il cielo è parzialmente nuvoloso con possibilità di pioggia nel pomeriggio, il sole è sorto alle sette e venticinque e tramonterà alle diciotto e ventisei: me l'ha appena detto l'app meteo, gentilmente, quando gliel'ho chiesto.
Forse sarebbe bastato alzare gli occhi oltre la tettoia del binario, fare caso al calore sviluppatosi sotto le ascelle e ricordarsi che è autunno, per rendersi conto di tutto questo senza l'ausilio della tecnologia, ma non sarebbe stato altrettanto figo e immediato, e soprattutto condivisibile su Facebook. Be', questo non è del tutto vero, perché avrei potuto comunque scattare una foto al cielo, togliermi il giacchetto e sollevare il braccio sinistro per immortalare i passaggi di stato che stanno avvenendo là sotto, rielaborare il tutto con l'app di fotoritocco, citare Autunno di Gianni Rodari, lamentarmi un po' perché le giornate si stanno accorciando e... ok, avrei probabilmente perso il treno ma sarei riuscito lo stesso a rendere l'idea ai miei amici che, magari per cortesia, non mi avrebbero negato un Mi piace. Certo, tutti tranne quella cozza acida di Serena, una tizia che ho conosciuto a una serata organizzata dal sito di dating per il quale lavoro, che ce l'ha con me perché dopo esserci uscito un paio di volte e, con rispetto parlando, averle dato qualche bottarella, non ho avvertito la necessità di dichiararle amore eterno. È che si concia come un'entraîneuse anni Settanta, ha le tette che sembrano esploderle fuori dal vestito e il trucco sempre pesantissimo, mi mette a disagio. Inoltre ha il tipico sguardo da cattivona, non saprei come altro definirlo, ma è una specie di strano luccichio che ha negli occhi. So solo che quando sei in giro con lei hai la netta sensazione di recitare la parte del cornuto, anche se non sei il suo fidanzato.
Nei momenti d'intimità, poi, le escono dei gridolini a dir poco urticanti e ansima come un cagnolino che fa le feste al padrone, è imbarazzante. Il meglio di sé, tuttavia, lo dà quando si surriscalda e ti supplica di sculacciarla, mentre intanto ripete: «Sono una cavalla! Sono una cavalla!»
Ma cosa ce l'ho a fare, tra i contatti, un'invasata come quella?! Boh...
Il problema è che non la posso nemmeno cancellare... se lo facessi, andrebbe in paranoia e comincerebbe a tampinarmi con messaggi e telefonate a tutte le ore per sapere come mai le ho tolto l'amicizia. Del resto la potenziale stalker s'è già comportata così quando ho iniziato a inventare scuse per evitare i nostri appuntamenti post-bottarella, quindi meglio non stuzzicare il cagnolino che dorme in lei. Men che meno la cavalla, s'intende.
Però sarebbe carino, in fondo, se le persone con cui non vogliamo più avere a che fare nella vita si potessero eliminare con la stessa facilità dei social network. Mm... ora che ci penso, la Mafia lo fa già da un pezzo: no, non è affatto carino eliminare le persone, in nessun modo.
Ah io sono Bernardo, piacere.
Il mio treno non arriva mai... e sono pure uscito di casa in anticipo, per non rischiare di far tardi, perché a me quando devo andare dal dentista viene l'ansia e non riesco a guidare, non c'è verso. L'avessi saputo prima, avrei dormito un po' di più e poi avrei chiamato un taxi, tanto dal dottore la fattura non la voglio e con i soldi dell'Iva in tasca mi sarei potuto permettere di fare il principe di Bel-Air, per una volta.
Almeno non sarei stato qui a fare la muffa... almeno non avrei passato il tempo a pensare di fotografarmi le ascelle... almeno non mi sarebbe venuta in mente Serena...
«Bagà-glió!... Bagà-glió!... Bagà-glió!»
E almeno avrei evitato di farmi frantumare i timpani da questo rompipalle che gira da tre ore con un carrello della spesa lercio e puzzolente, con l'ambizione di trovare qualche fesso disposto a farsi portare la valigia e regalargli qualche spiccio.

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Veronica fuori tempo
General FictionRoma, ottobre 2013. Bernardo è un brillante sviluppatore di software di ventotto anni che scontrandosi con le difficoltà nel trovare un impiego stabile viene risucchiato dal vortice di un lavoro precario, malpagato e non attinente alle sue competenz...