Capitolo 15

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Quando Harry entrò nel locale con il suo solito broncio e gli occhi stanchi a Louis quasi mancò il respiro, tutta l'aria presente nella stanza sembrava essere esaurita e lui si sentì annullato, completamente, quando l'uomo si rivolse nella sua direzione e gli sorrise. Un sorriso semplice, puro, niente di ammiccante, niente promesse di un dopo ma solo un saluto. Un cenno che a Louis aveva allietato il malumore ed un po' aveva riscaldato anche il cuore. Solo un po'.

Harry aveva preferito andare avanti, sedersi sul suo solito sgabello ed evitare di guardare troppo accuratamente Louis e quei jeans stretti che gli fasciavano perfettamente le cosce e la maglietta bianca, semitrasparente. Se aveva più volte girato lo sguardo verso la postazione del DJ, era stato un fortuito caso, solo un caso.

"Se continui a guardarlo così si consuma" - Niall gli aveva dato un colpo d'anca ed era andato verso i suoi clienti, con il vassoio stretto in mano ed un sorriso di chi sapeva troppo. Harry avrebbe voluto consumarlo, annientarlo a colpi di sguardi e sorrisi ma era inutile perché Louis guardava ovunque tranne che lui. Meritava quell'indifferenza, quel menefreghismo assoluto con cui lo stava facendo penare, però lui aveva il bisogno di spiegare, di chiarire e togliere via quell'indifferenza con un bacio e poi altri cento. Con una notte d'amore ed altre cento. Eppure restava bloccato lì su quel maledetto sgabello, incollato ad una realtà più facile da vivere, meno complicata e più sicura. Con un lavoro, una figlia, un perenne malessere ed una lodevole insoddisfazione. Vivere come Harry Styles ma mai davvero del tutto.
Louis lo faceva sentire sempre sul limite del burrone, dell'ignoto. Allora mentire, sopprimersi, era più semplice che fare quel piccolo, piccolissimo passo verso Louis.

Il flusso di pensieri - e di sguardi - fu interrotto da Zayn, un sorriso accogliente e la solita birra fresca - "Finito di fare il coglione?" - Harry aveva alzato le spalle e sospirato forte, sperando che quella fosse una risposta esaustiva ma non lo era stata - "Ho sbagliato" - aggiunse poi, sotto lo sguardo indagatore del suo migliore amico - "Non devi dirlo a me".

Di cose da dirgli ne aveva molte, le aveva persino appuntate su un foglio sgualcito che teneva nella tasca posteriore dei suoi pantaloni gessati eppure erano rimaste bloccate in gola - e su quel pezzo di carta - quando si era voltato verso Louis per l'ennesima volta ed aveva trovato come risposta solo uno sguardo torvo, furioso nei suoi confronti - "Come faccio?" - fu il turno di Zayn di alzare le spalle e sbuffare, lasciandolo solo con la sua birra ed un'azione che non riusciva a compiere.
Furono uno sguardo ed un sorriso diretti verso un altro ragazzo, uno nelle prime file dai capelli ingellati e le spalle larghe, a dargli il giusto motivo per fare qualcosa, un passo e qualche parola.

A: Louis Tomlinsex
Puoi raggiungermi un attimo?

Harry fissò di nuovo lo sguardo sul corpo del ragazzo che sinuoso muoveva la testa a ritmo di musica, incurante del telefono abbandonato vicino la consolle e degli ammiccamenti da parte di quello che, simpaticamente, aveva soprannominato 'palo in culo'. Avevano parlato poco lui e Louis - erano sempre stati impiegati a fare - ma aveva capito che, quando quest'ultimo era con la sua musica non voleva essere disturbato. Da niente e nessuno. Un po' come un rifugio o uno scacciapensieri. Qualcosa che Harry non aveva e non poteva pretendere di capire. Aveva sempre considerato Zayn il suo rifugio, il suo personale bunker di emozioni ma non era come la musica per Louis, così liberatoria e rilassante.

A: Louis Tomlinsex
Guarda il telefono.

A: Louis Tomlinsex
Ci vediamo fuori appena hai finito, per favore Lou.

Da: Louis Tomlinsex
Da quanto sono Lou? Quattro giorni fa mi hai dato implicitamente della puttana.

Harry si alzò di slancio dallo sgabello non appena letto il messaggio ma quando Louis notò che stava per dirigersi alla sua postazione, con un'espressione tutt'altro che rassicurante, aveva iniziato a gesticolare con le mani: dopo, aveva cercato di fargli capire ed Harry aveva afferrato, annuito ed era uscito dal locale, sperando di essere raggiunto il prima possibile per spiegare, chiarire e togliere via quell'indifferenza con un bacio e poi altri cento.
Louis lo raggiunse solo un'ora e ventidue minuti dopo - quattromilanovecentoventi secondi contati - con un'aria spaesata, confusa e la voglia di urlargli contro, colpirlo, fargli male almeno la metà di come si era sentito lui. Era uscito fuori dal locale solo per insultarlo, denigrarlo e difendersi dall'ingiuria di essere uno facile ma quando aveva visto Harry, rannicchiato sulle sue ginocchia ed una sigaretta spenta e consumata tra le labbra violacee aveva desistito, anzi, si era persino preoccupato perché così annientato, nullo, non lo aveva mai visto - "Va tutto bene?"

Harry aveva alzato lo sguardo e di nuovo per quella serata, si era fermato sugli occhi azzurri di Louis, rimasero in silenzio ad osservarsi, scomporsi finché il più grande non fece un cenno allo spazio libero vicino a sé, invitandolo a sedere - "Per favore - aveva sussurrato, facendo uscire del fumo dalla sua bocca - Ti rubo solo qualche minuto"

"Ne hai già rubati un sacco in questi ultimi mesi"

"Lo so e mi dispiace per questo. Mi dispiace per un sacco di cose - ma non le elencò, sembrava essere troppo difficile ed emotivamente dispendioso, mise però una mano in tasca ed afferrò il piccolo pezzo di carta, porgendolo al ragazzo di fianco a lui - Ho scritto tutto ciò per cui sono stato una testa di cazzo, avevo paura di dimenticare qualcosa"

Louis afferrò il post-it rosa ed iniziò a leggerlo, sogghignando a punti come 'Scusati per essere venuto su i suoi pantaloni nuovi, quelli che gli facevano il culo antigravitazionale' e rabbrividendo a 'Scusati per averlo fatto sentire non voluto'. Si era commosso ed aveva sorriso ad ogni punto, ripercorrendo in modo inusuale ciò che erano stati in quei due anni ma era stato l'ultimo punto, quello cerchiato e sottolineato da un evidenziatore verde che lo aveva fatto tremare - di gioia o rabbia, non aveva ancora deciso - perché con una calligrafia ordinata, alla fine di tutto c'era un 'Ricordagli soprattutto che non era sesso'. Louis si era fermato lì, su quel punto, su quella nuova sensazione sconosciuta: essere qualcosa in più. Lui che nella vita era stato sempre meno.

"Cosa significa tutto questo?" - fece Louis, svolazzandogli davanti gli occhi il piccolo quanto prezioso pezzo di carta - "Possiamo provare ad uscire una volta? Un posto tranquillo" - aveva replicato il più grande, il tono dolce, inusuale, come il tocco con cui gli stava sistemando il ciuffo platino, lontano dagli occhi. Era un peccato coprire uno spettacolo così.

"Ed il tizio con cui sei venuto qui qualche sera fa?"

Xander. Xander che aveva lasciato sulla soglia di casa quella sera stessa e non aveva più sentito, Xander che gli aveva mandato rose in ufficio, Xander che non aveva nemmeno un briciolo di quell'azzurro così bello.
Louis aveva aspettato pazientemente una risposta che non sarebbe arrivata perché - come sempre - per Harry era più semplice evitare che dire la verità, mettere in campo le sue intenzioni ed anche una buona dose di sentimenti - "Lascia stare Harry, evidentemente non ne vale la pena" - aveva detto prima di lasciarlo lì, abbandonato su un gradino con il cuore al freddo, più di quella notte di inizio dicembre.

Che poi se Louis avesse girato il post-it avrebbe trovato anche scritto 'Ricordagli che a tratti sei un po' coglione'.

28 Days || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora