A window for empty eyes

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Siccome sono annoiata alquanto, vi trascrivo il mio tema di italiano, sapendo che non c'entra nulla col contesto; ma voi sorridete e annuite perché sì.


Hope you like it.

(Troverete un periodo preso da Faded, perché mi piace aggiungere un pizzico delle mie storie ai temi aha)


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Legno: è incorniciata da vivace legname la mia finestra, ricoperto di una  patina lucente e oscurato da buie, prospettiche figure, a tratti inquietanti. E' una finestra piccola la mia, minimizzata da pareti che schiacciano la sua immensa vastità. E' un paradosso, tuttavia, non me la sento di dissentire: è piccola, come la mia visione del mondo stesso; una prospettiva incompleta, a cui mancano righe intere di testo, se non pagine disgustosamente bianche da riempire, da macchiare con indelebile inchiostro.
Dico indelebile, e c'è una ragione: per quanto ti possa sforzare di cancellare, sfregando l'abrasiva gomma sulla carta peccatrice, per quanto possa strappare il foglio in dieci, cento, mille e uno indefiniti pezzi di ricordi, quella parola, quelle sillabe, quelle insopportabili lettere rimarranno lì, a fissarti, con uno sguardo misto a sufficienza e deplorevole compassione. Perché è così che ti guarda il mondo, ti osserva con la figliastra delle emozioni, talmente grigia da sparire dietro una coltre di sporca, impolverata anima: la generosa indifferenza.
Generosa, sì, perché ti fa sentire bene, se non meglio, della pietà di cui gli incubi rappresentano la tua realtà. E' scioccante, fondamentalmente spaventoso e largamente  inaccessibile alle menti più chiuse, imprigionate nei meandri delle paludi della più semplice sicurezza. 
La vita va vissuta a mente aperta, così arieggiata da poter assaporare le viscere della pace, della giustizia secondo noi. 

Dalla mia finestra vedo un terrazzo, rosso  mattone, forse un po' più chiaro. Rosso come un semaforo costante che mi tiene rinchiusa lì, fra le mura di un posto che chiamiamo casa; per pura, innocente abitudine. Un rosso spento, contornato da bianco sporco, come l'uomo: l'essere umano è uno specchio bianco, sporco ma che sembra splendere, in cui ci rispecchiamo per non sentire la necessità di cambiare. E' bianco, ma allo stesso tempo non lo è.
Siamo angeli, anime vagabonde le cui ali sono state spezzate, perdute o portate via, per questo  viviamo in un mondo che, all'apparenza pare bianco: senza ali, nessuno di noi è un angelo.  Siamo caduti, per scelta, forse non per nostra scelta. 
Osservo il variare degli alberi sulla vista, li vedo voltarsi verso il soffio del vento, li vedo perdere le loro di ali, scurirsi e chiudersi in un silenzio assordante, che poco ha di quieto. Gli adolescenti si chiudono in una quiete incontrollabile per non farsi scorgere mentre urlano a squarciagola, trattenendo la voce.
Perché nessuno ha voglia di sentire le urla di un ragazzino. I più persi che faticano a ritrovare la strada verso la realizzazione del sogno, del desiderio di vivere la vita sognando, sperando, amando le sue amarezze. La vita è una partita a carte: per vincere, non c'è bisogno di avere le carte migliori, ma giocarsi le proprie al meglio battendo il banco. 
L'esistenza è un vaso di cristalli, abbellito da fiori magnifici e colorati, da togliere il fiato; ma prima o poi, anche i fiori più belli appassiscono, e di solito sono i primi a non resistere alle intemperie. 
Siamo fantasmi di vite passate, di persone vissute. Siamo e basta.

Vedo tetti a metà, case e costruzioni a metà, come la mia concezione di emozione, di sentimento. Come un poema dall'infinita lunghezza, incompleto nella sua complessità. IL cuore è un organo complicato da comprendere, fa sempre di testa sua, e per quanto si provi a negarlo; siamo tutti schifosamente dipendenti dai cuori.  A furia di essere spezzato, deluso, urlante dai margini dell'inverosimile sofferenza, prima o poi appassisce, si chiude, muore da solo anche lui, senza che nessuno se ne accorga. Perché è questo che i cuori sanno fare meglio: stare in silenzio. Battono, all'impazzata, scuotendoci come sacche di monete d'oro, frenano l'incontrollabile voglia di fermarsi, spingono, per farti respirare, per augurarti che qualcuno lo faccia battere tanto forte quanto le  paure, gli incubi, le indicibili nostalgie.  

Guardo il cielo, la proibita libertà. Lo osservo mentre muta, mentre sputa la sua frustrazione. Vedo le stelle così vicine da fermarmi a riflettere, rimuginare su quanto vorrei poter salire su una di loro, bruciando, ma fiera di aver toccato un sogno. 
Qualche volta, solo qualche volte, mi piacerebbe vivere su una nuvola, sperando che l'esistenza non mi schiacci, che il suo peso sia leggero come quello di una candida nuvoletta trasportata dal vento.
Più guardo fuori dalla mia finestra, e più ho fede nel fatto che, prima o poi, il blu mi trascinerà con sé.


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Buonsalve. 

Un testo random, segnato per casa. Penso che la traccia sia deducibile, ma lascio a voi la scelta di catalogare questo scritto mediocre aha.

E boh, quando ispirano, quasi mi diverto a scriverli.

Bye lovelies.


PS.
Solo a me wattpad si bloccava continuamente sul telefono, o è proprio un bug? (Ho anche provato a reinstallarlo, non cambia un cazzo lol).



Deep ColoursWhere stories live. Discover now