-Capitolo 19

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Pov. Crystal
Appena mi accorsi che lo stavo baciando, mi allontanai velocemente da Damian.
Lui rimase lì, fermo, che cercava di riprendersi da ciò che era accaduto.
L'avevo davvero baciato?
Stasera ho bevuto troppo, per fare accadere una cosa simile.

Cercando di apparire più sicura del dovuto perché, in realtà, avevo provato qualcosa al contatto con le sue labbra e lui non sembrava da meno, gli dissi.
-Fra noi...non è mai successo niente. Quello che è successo qui, rimarrà tra noi-.

Potevo percepire quasi chiaramente, il suo stato d'animo adirato per avere interrotto quel momento e per avere ottenuto quello che desiderava fin dal principio, ma dal quale mi ero sottratta.
Damian stava trattenendo a stento la rabbia e provandoci un'ultima volta, si avvicinò, afferrandomi il volto, bloccandomi con il suo corpo contro l'albero.

Cercai di mantenere un'aria neutra, quasi di indifferenza, ma in realtà, l'unica cosa che volevo era potermi avvicinare a lui, senza avere sempre il pensiero costante di trattenere le mie emozioni.
Quando si decise a parlare, Damian aveva la voce rauca e riuscii a percepire in essa anche un lieve tremolio.
-Stai dicendo...che non hai provato nulla?-

Appariva così troppo calmo da sembrare surreale ma, appena pronunciai quella semplice parola di diniego, vidi con sorpresa un lato di lui mai visto.
Il suo pugno batté con violenza contro il legno della corteccia, ma nei suoi occhi non notai la rabbia che mi aspettavo ma solo delusione.
Nella sua voce traspariva senza ombra di dubbio una rabbia trattenuta, forse, per tutte quelle volte che era stato costretto a rimanere zitto, per non rendere visibili le sue emozioni.

Infondo, da quando l'avevo conosciuto, avevo potuto notare i suoi cambiamenti:all'inizio mi appariva solo come un ragazzo sfrontato e sicuro di sé ma, più passava il tempo più mi accorgevo, che in lui c'era dell'altro.

Era un'anima sperduta quanto la mia tra persone troppo superflue, per distinguere la realtà dalla finzione dei nostri sguardi e, adesso che c'eravamo incontrati, non potevamo più nascondere tanto facilmente il nostro dolore.

Damian, accortosi anche lui di non stare più indossando la sua solita maschera d'indifferenza, se ne andò via, lasciandomi in quella notte silenziosa.

Trovandomi finalmente sola, alzai il volto al cielo stellato e mi permisi un sospiro di liberazione.
"Solo quando se n'è andato, mi sono accorta di avere trattenuto il respiro per tutto questo tempo."

Trovandomi finalmente a casa, decisi di andarmene in camera mia, non prima di salutare mia mamma e James, i quali erano sdraiati sul divano a guardare un film.
Da quando erano riusciti a chiarirsi, nostra mamma era molto più serena e, finalmente, in casa regnava un po' di pace.

Aprendo la porta, potei subito notare l'assenza del colore rosa pastello, sostituito da un magnifico colore blu notte.
Poteva essere stato soltanto Cam ad avere deciso di farmi quella sorpresa.
Inoltre, finalmente, riuscivo a vedere di nuovo il pavimento, non essendoci più i vestiti sparsi ovunque.

All'improvviso sentii il campanello di casa suonare.
"Chi è lo scemo, che va in giro a quest'ora?".
Pensai alquanto alterata da chiunque avesse osato suonare.

"Intanto apriranno quei due di sotto".
Fino a quando non sentii suonare una seconda volta, poi un'altra ancora e infine il mio nome urlato dalla voce stridula di mia madre.
-Crystal! Apri la porta-.
-Non puoi aprirla tu? Praticamente ti basta alzarti, mentre io dovrei anche scendere-.
Le urlai in risposta.

Intanto da sottofondo sulle nostre grida, continuava incessante il rumore del campanello.
"Adesso, a chiunque sta suonando, gli lancio una scarpa!".

Il Rumore Delle Ombre #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora