Chapter 49

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"It's not a silly little moment,
it's not the storm before the calm,
this is the deep and dyin' breath of this love we've been workin' on"
Slow dancing in a burning room, John Mayer


Shawn's POV

"Stai scherzando?" Chiesi inarcando un sopracciglio.

"Sei tu che volevi imparare a ballare, avanti." Rise lei prendendomi per mano e portandomi al centro della stanza.

"In realtà, ti avevo portato questi..." Dissi estraendo dal mio zaino due pacchetti di caramelle a forma di orsetti che lei, per qualche ragione a me sconosciuta, adorava più di quanto adorasse me.

Emise un piccolo urletto fiondandosi verso le caramelle e abbracciandomi. La strinsi a me e risi.

"Non pensare che questo mi distragga." Disse masticando felice i suoi orsetti gommosi.

"Ci ho provato." Alzai le spalle.

La osservai riporre i sacchetti nel suo zaino gettato in un angolo e feci lo stesso con il mio che avevo ancora in spalla.

"Allora, da dove si comincia? Devo mettere la calzamaglia?" Chiesi ironicamente, ma dopo aver ricevuto una sua occhiata fulminante, aggiunsi: "Ti prego, dimmi di no."

"Niente calzamaglia. Non sei assolutamente pronto per la danza classica." Mi prese in giro.

"E questo che vorrebbe dire?"

"Uhm... che ti manca la tecnica?"

"Okay, adesso è una sfida personale. Mettimi alla prova." Dissi facendo schioccare le dita e sciogliendo gli arti del corpo.

"Non avresti dovuto." Sorrise furbamente per poi accendere la radio e urlare sopra la musica: "Stammi dietro se riesci!"

Prima che potessi accorgermene Lena si stava muovendo sinuosa ed elegante sulle note di Chopin, lo Spring Waltz. La sua delicatezza e precisione in ogni movimento mi lasciò incantato e non potei fare a meno di sorridere nel guardarla.

Scossi la testa e provai ad imitare i suoi movimenti. Forse sarebbe stato meglio non provarci, cinque secondi dopo mi ritrovai sul pavimento, il fondoschiena dolorante e le gambe intrecciate.

La risata accesa di Lena sovrastò la musica coinvolgendomi ed io la tirai accanto a me facendola sdraiare.

"Forse avevi ragione." Dissi guardando il soffitto e passandomi una mano fra i capelli, esausto da quei tre passi che ero riuscito a fare. "Smettila di ridere!" Aggiunsi voltandomi di scatto verso di lei con un ampio sorriso. Non resistevo alla sua risata.

"Dovevi vederti!" Rise ancora più forte facendomi ruotare gli occhi al cielo.

"Non che tu sia stata più brava a football." Incalzai.

"Ma se ho fatto goal!"

"Si dice touchdown."

"In qualsiasi modo si chiami, l'ho fatto." Sorrise vittoriosa.

"Fortuna del principiante."

"Chiamala come vuoi." Disse con un alzata di spalle e un ghigno sul volto.

"La mia arte è troppo avanzata e incompresa per la danza." Continuai rotolando su un fianco ed intrappolando il suo corpo sotto di me.

"Oppure è il contrario." Rise.

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