vuoto

8 2 0
                                    

Girò l'angolo.
Sobbalzó.
Posato al muro giaceva abbandonato un corpo.
Doveva essere un uomo, portava un grande giaccone verde scuro, il volto nascosto dalla stoffa di una benda del medesimo colore.
Nella mano aperta stava un pugnale con la lama incrostata di sangue color ruggine fino al manico, sul muro candido dietro di lui un grande schizzo rosso, come una violenta opera d'arte figlia della morte.
Il suo uccisore doveva aver preso tutto quello che poteva prendere lasciandogli il volto coperto per il ribrezzo o forse per un minimo di rispetto.
Sfilò lentamente il pugnale dalla mano guantata: la lama era ancora affilata ma completamente incrostata.
Strappò un lembo di manica dal giaccone del morto cercando di scostarla.
Doveva muoversi, non poteva stare troppo tempo in un posto solo o i mostri avrebbero sentito il suo odore.
Si sbrigó col fiato corto.
Prese il fodero dalla cintura infilandoci il pugnale ancora abbastanza sporco ma usabile. Se lo assicurò a un passante dei pantaloni neri e macchiati.
Era sollevata, molto molto sollevata di potersene andare.

Erano ore che camminava, i muscoli delle spalle e dei polpacci bruciavano,
Ma era impossibile fermarsi, i corridoi tutti uguali, il gelo palpabile.
Finalmente notò una porta semi aperta di cui poteva vedere il fondo.
Doveva fermarsi prima di crollare o essere troppo stanca per contrastare un attacco.
Decise di entrare. Strinse le dita attorno al manico della pistola come riflesso condizionato .
Era una stanzetta giochi, balocchi dai colori smorti abbandonati al suolo sussurravano silenziose richieste d'aiuto, in un angolo un enorme polveroso peluche a forma di orso a cui mancava un occhio, la bocca era piegata all'ingiù, e su di essa era stata cucito col filo rosso la parola: "Kill"
Uccidi.
Sentì un sospetto scricchiolio sotto gli anfibi. Abbassò lo sguardo: una siringa. Il pavimento era pieno di siringhe e bisturi arrugginiti.
Non si soffermó a pensare come mai in una stanza giochi c'era tutta quella roba insolita.
Se voleva riposarsi doveva anche nascondersi.
Sfilò il pugnale rapida e veloce conficcandolo nella pancia dell'enorme peluche abbassandolo fino alla fine dell'addome.
Si mise di buona lena a sfilare da dentro una buona parte dell'imbottitura. Era fredda, senza emozioni, faceva solo ciò che andava fatto.
Prese un filo dalle cuciture di uno degli arti, recuperò l'ago infilato in una delle tasche. Si infilò tossendo per la polvere nel ventre dell'inquietante giocattolo.
Ricucí dall'interno lasciando uno spirglio per respirare.
Lì non l'avrebbero trovata sperava.
L'ovatta l'avvolgeva in un abbraccio soffocante ma tiepido.
Aspettava, i sensi accesi come fiammelle la tenevano sveglia.
Il sonno iniziava a cadere piano su di lei come un velo pietoso quando...
La porta scricchioló.
Una nenia dolce ma agghiacciante risuonó nelle sue orecchie, come un milione di aghi sulla sua pelle.

MACRO NIGHTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora