Un colpo, una scintilla

223 31 32
                                    


Pugni di neve cancellavano ogni colore.
Verde, Blu, rosso, marrone.
L'orizzonte era diventato come un foglio bianco.

Lei minuscola, avvolta in una pelle d'orso bruno ghiacciata come i suoi lunghi capelli neri.
Dalle sue labbra aliti epilettici di vapore.
Arrancava, la ragazza, un puntino nero in un deserto bianco che scavava con le ginocchia ormai sbucciate, senza una direzione precisa se non la morte.

Non sentiva più il naso, le orecchie, le mani, i piedi.
Non sentiva più nemmeno suo figlio, affagottato al suo petto.
Il vento ruggì, la neve le schiaffeggiò la schiena, lei cadde a faccia in giù, con il corpo immerso in quel gelo che ustionava come l'inferno.
Cercò di risollevarsi, riuscì soltanto a girarsi con la pancia all'aria.

Il bambino al suo petto strillò.
Il vento riprese a ululare, e se non fosse stato per il pianto del bambino, la minuscola ragazza non avrebbe mai trovato il galvanizzante coraggio che le servì a rialzarsi, ricominciando a scavare gelo con le ginocchia ormai di ghiaccio.
Suo figlio era l'unica fiamma che le era rimasta, non voleva spegnerla.

Giunse la notte ma non il sereno, la ragazza piegata dalla bufera ormai gattonava, le sue mani, una volta bianche come la neve, erano ormai blu, come i suoi piedi e le sue gambe.
Era pronta alla morte, ma non era pronta alla morte del figlio, che continuava il suo pianto straziante.
Stremata, gattonò un'ultima volta, prima di cadere in una grotta, umida, buia, gelida, ma priva di neve.

Non aveva tempo da perdere.
Da sotto l'immensa pelle d'orso, la minuscola ragazza cavò fuori due pietre focaie.
Le sfregò con sapienza, un colpo secco, una scintilla.
Trovò così dei legnetti.
Un colpo, una scintilla.
Trovò così muschio e licheni sulle ruvide pareti della caverna.
Un colpo, una scintilla.
Tutto quel che le serviva per accendersi un fuoco era stato radunato in un punto della caverna.
Un colpo, una scintilla.
Il rogo non s'accese.

Il bambino urlava dalla fame, dal freddo.
Per allattarlo, la minuscola ragazza si scoprì il petto, lasciando al gelo l'opportunità di accoltellarla, lasciando al figlio modo di sfamarsi.
Lei continuava a sfregare le pietre focaie, le mani ancora non le sentiva, eppure riusciva a far schizzare scintille sul legname, una delle quali fece presa su un pezzo di muschio, che bruciò un legnetto.
Con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre il bimbo continuava la poppata, soffiò su quella scintilla, minuscola come lei, come la sua scintilla di vita in quel gelido oceano di neve.

Quando le fiamme si alzarono, un ruggito fece vibrare le ruvide ombre della caverna, in fondo alla quale c'era un gigantesco orso.
L'enorme bestia si lanciò all'attacco, spaventato dal fuoco, spaventato dalla bufera, spaventato da quella ragazza vestita d'orso.

La minuscola ragazza, ghiacciata dalla sorpresa, cercò di fuggire, ma le sue gambe non erano ancora pronte a muoversi con rapidità, perciò cadde a terra, dietro il suo falò.
Il bambino si staccò dal suo petto, urlò.
La ragazza lo seguì a ruota.
Fece un urlo che gettò fuori tutto ciò che aveva dentro, frustrazione, paura, rabbia, solitudine, sparandole in faccia all'orso nel pieno della sua falcata, che fermò proprio davanti al falò.

Fece avanti e indietro, ruggendo e soffiando, mentre la minuscola ragazza, ora immobile e senza più un goccio di energia, lo osservava senza nemmeno più respirare.
L'orso fece un giro su sé stesso, poi si accasciò davanti al fuoco, dando le spalle ai due intrusi.
Poco dopo, un piccolo orso raggiunse sua madre.

La minuscola ragazza, sotto la sua pelle d'orso, si accasciò a terra.
Sapeva bene che la fiamma, entro quella notte, si sarebbe spenta.
Ma era meglio non pensarci.
Chiuse gli occhi.
Meglio non pensarci.

Write Club 2016 - WoodyBarkWhere stories live. Discover now