Gnam

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IMPORTANTE:
DURANTE LA LETTURA È CONSIGLIATO L'ASSAGGIO DI UNA BAGUETTE QUALSIASI, PREFERIBILMENTE PRESA DA UN PANETTIERE PARIGINO, MA VA ANCHE BENE IL FORNAIO RUSSO SOTTO CASA.

Spesso c'è bisogno d'un personaggio forte per raccontare una storia importante con una certa intensità.
E il qui presente narratore si da il caso sappia essere un personaggio talmente fico da imporre alla vostra fantasia un mondo dove gli uomini sono invisibili ai vostri occhi e che dunque per qualche assurda stranezza vediate soltanto gli oggetti che usate tutti i giorni, ad esempio lavatrice-scaldabagno-computer, accendersi o spegnersi da soli manco fossero posseduti, poi vi girate e vedete centinaia di vestiti galleggiare su e giù per le strade, con le auto che scivolano vuote lungo l'asfalto, aerei di linea volanti vuoti, bagni pubblici vuoti con sciacquoni sempre in funzione, insomma, senza noi umani l'inanimato può finalmente prendere vita.
Ora sono così bravo e intelligente che vi strappo via lo scenario cittadino odierno, portandovi dritti dritti dove voglio io, Parigi.
Và che bella Parigi.
Và la sua bella nonché strana antenna, guardala!
Ecco, non c'entra un cà.
L'antenna voi non la vedete, ignoranti! Eh, all'epoca che voglio io mica esisteva!
Mentre i suoi tetti invece sì, forse ce ne sono di meno, ma quelli erano e quelli sono rimasti, bene o male, credo, forse, d'altronde non c'ero, io, sebbene ho il sacrosanto potere di farvelo pensare, perché siamo nella Parigi del millessettecentottantanove, e per essere chiaro con gli ignoranti dico che è l'anno della classica rivoluzione francese.
Mica ve la descrivo, immaginatevela voi, so già che ce l'avete stampata bene in mente.
Perché? Come perché? Perché è un archetipo di bell'epoca, romantica, epica, forse la migliore vissuta dalla Francia, dico forse, ma dico anche che voi, sì, voi, non vedete né baci, né sangue, ma soltanto baionette che sparano a vuoto, forche che s'incrociano, ghigliottine che salgono e scendono a caso, un macello.
In mezzo a questo impazzire d'oggetti, io narratore vi afferro le palpebre e ve le tiro, costringendovi ad osservare uno strano oggetto, che galleggia orizzontale lungo una strada melmosa della città in subbuglio, dirigendosi chissà dove.
Una baguette.
Ora, all'epoca il pane non passeggiava molto spesso per strada, eppure quella baguette, quella baguette, girava per la melma di Parigi, svoltava gli angoli, tutta sola, forse unica nel suo genere.
Infatti, molto probabilmente non si chiamava ancora baguette, diciamo che io, siccome sono un narratore intelligente, uso 'sto espediente narrativo per farvi comprendere meglio ciò che voglio dire, che probabilmente questa storia ha veramente un senso, credo, sempre che qualcuno sappia cosa sia un senso nel metafisico senso della parola.
Comunque vi stavo dando delle informazioni importanti.
Questa baguette.
Lei.
Che gira per le strade, su e giù, destra sinistra e poi di nuovo giù, sud, ovest, ma dovest? Est, basta, sta diventando un po' noiosa 'sta parte, infatti va a nord, ed ecco che spalanca una porta, così, all'improvviso, varcando decisa la soglia.
Perché ha scelto proprio quella porta?
Andiamo a vedere.
La baguette galleggia fino al secondo piano, giunge un po' sfiancata, spalanca un'altra porta, poi tutta barcollante si getta su un tavolo.
Silenzio.
Giusto perché ci vuole qualcuno che lo dica.
Accanto a lei, una pagnotta.
Immobile.
Si direbbe atterrita.
Non aveva mai visto una baguette prima d'ora, probabilmente, anzi, sicuramente.
Ora, per epicizzare la scena, voglio usare il passato remoto.
Ecco che accadde.
La pagnotta venne sollevata in aria da una forza invisibile, poi strappata a metà.
Le briciole schizzarono per tutta la stanza, mentre tale forza invisibile, non contenta, afferrò una delle due metà della pagnotta, dividendola in due pezzi ancora più piccoli.
Uno volò a destra, l'altro a sinistra.
Poi vennero inghiottiti dal vuoto.
Ci fu un attimo di silenzio, un attimo vi dico, ancora uno.
Oè, io mica voglio annoiarvi, vi dico d'attendere un attimo solo per arrivare al momento clù (so come si scrive ma clù è meglio, nèvvero?).
E il momento clù è che la nostra baguette preferita venne anch'essa sollevata in aria.
La sua punta arrotondata cominciò a piegarsi verso il basso, la sua crosta prese a creparsi come scavata da un fulmine, finché non venne spezzata con granuloso fragore.
Le briciole schizzarono per tutta la stanza, mentre la forza invisibile afferrò la punta spezzata, dividendola in due pezzi.
Uno volò a destra, l'altro a sinistra.
Poi vennero inghiottiti dal vuoto.
Ed ecco che il miracolo accadde.
Vi avverto, sia per voi, che per i protagonisti secondari della scena che sto per presentarvi.
Attorno alla baguette, rigorosamente galleggiante, comparvero delle dita, figurando poi una mano, il suo braccio, le spalle, il petto, l'altro braccio con mano compresa di dita, il collo, il volto, le gambe, i piedi.
Era un uomo, nudo, il cui sguardo stava tutto assopito nell'assaggiare quel pezzo di baguette.
Stessa cosa accadde accanto alla povera pagnotta smembrata inutilmente.
Anche lì, davanti ai vostri occhi compare un uomo nudo che assaggiava meravigliato quel tipo di pane nuovo, la futura baguette.
E ora fatemi tornare al presente, più colloquiale, meno lirico, lasciamo il passato remoto al remoto passato, plìs.
Dunque sono entrambi uomini anonimi, io non so dirvi altro sennonché uno è abbastanza peloso, l'altro meno, entrambi sono castani, i loro nomi inutile che me li invento perché sarei ridicolo, sono un po' feriti, lerci da impazzire, dei camembert ambulanti.
Voi direte che questa è follia, io vi dico che è metafora.
Loro si sono incontrati per la prima volta, nel momento stesso in cui voi avete cominciato a vederli.
Vi ho mostrato quel che per loro fu una scintilla di coscienza sopra un fuoco d'inconscio, entrambi riuscirono a vedersi per la prima volta, intendo vedersi veramente, capendo che se potevano concordare sul gusto d'un tocco di pane, potevano concordare anche in tante altre faccende, o perlomeno potevano supporlo.
Dunque decisero che quella bacchetta magica di pane doveva diventare il simbolo dell'uguaglianza che la rivoluzione andava cercando.
Ora, scommetto che questa cosa in Italia non è mai successa.
Né davanti alle lasagne, né davanti alla pizza.
Ma non perché siamo pigri, ma perché credo che i francesi non siano tanto normali.
Tirano testate ai mondiali, vanno in giro con le baguette sotto le ascelle, é la patria della ghigliottina (forse), trovano l'uguaglianza con la baguette (e non solo), certo, mica andavano in giro nudi come li ho descritti io, lo ben so, mica erano cavernicoli, confesso di averli messi nudi solo per coerenza narrativa.
Voi gli umani non li vedevate, ma i loro vestiti sì.
Ricordate?
Ed essendo io un narratore scaltrone (misto tra scaltro e cialtrone) vi ho escluso i vestiti, anche se c'erano, solo per farvi concentrare su come ho immaginato la prima baguette, perché quello m'importava di farvi vedere, quello dunque avete visto.
Per voi sono stato il monarca, per voi sono stato la chiesa, sempre e solo per voi sono stato il povero.
Sono la libertà di stampa che vi confonde prima con una cosa, poi con l'altra.
Dunque in realtà non stanno nudi 'sti due poveracci.
Anzi-anzi.
Uno è un tipo visibilmente ricco, parrucca inclusa, ben vestito ma puzzolente lo stesso;
l'altro è veramente un povero, due stracci addosso, cappello incluso.
Chissà perché erano lì?
Erano sommelier di pane?
Esistevano?
Se sì, come mai?
Ma soprattutto, chi ha inventato la baguette?
Io lo so, ve lo dico.
Non un uomo, non una donna, ma una nazione.
E una nazione cos'é, se non solo un'idea?
Una nazione, può anche essere baguette.
Questo c'hanno insegnato i Francesi.
E poi dite che non sono tipi strani.
L'origine della baguette è comunque assai sconosciuta, ognuno narra la propria leggenda.
Ritenetevi fortunati, perché non vi ho raccontato la Rivoluzione del Francesino, epica storia rivoluzionaria segnata dalla presa della baguette, momento in cui le suddette baguette sconfissero in linea del tutto teorica le ricche pagnotte.
Sarebbe stato meno metaforico, forse, forse meno confuso e forse meno ispirato.
Poi ve l'ho raccontata in tre righe!
C'é chi dice che Napoleone (dunque cosa postuma alla rivoluzione), un genio, inventò le baguette per farle mettere nei pantaloni primaverili dei suoi soldati diretti nell'invernale Russia, così erano più comodi nel trasporto pane, così diceva lui, il genio.
Vi faccio immaginare la storia di un anonimo soldato, uno di quelli che muore subito.
Lui viene accusato in quanto ladro di baguette.
Ne aveva due nei pantaloni.
Una era la sua, l'altra l'aveva comprata.
E con questa mi spengo.

Write Club 2016 - WoodyBarkWhere stories live. Discover now