21.Contro chi ti sei messo?

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COSIMO'S POV

24 Dicembre 00.35

Questa volta i ruoli si erano invertiti, ero io a fissare le crepe sul soffitto.
Lei era girata di fianco e aveva la schiena sul mio petto, io le cingevo la vita e provavo ad addormentarmi.
Avevo un senso di angoscia dentro, non riuscivo a tranquillizzarmi in alcun modo.
Forse mi era rimasta qualche dose di qualcosa nella giacca, avrei provato con quella.
Non tornare a farti, fallo almeno per lei.
Se ci finisci dentro te, ci finirà dentro anche lei.
É una reazione a catena.
Sei veramente disposto a lasciarla andare per finire di nuovo nella merda?
No, non ero pronto.
Non volevo tornare a farmi.
La cocaina non faceva più per me, così come per Jake e gli altri del giro.
Alcuni, come ad esempio Joe, non avevano mai tirato di cocaina, altri, invece, non avevano ancora perso quel vizio, tipo Marra o altri.
Se non ci fosse stata lei probabilmente avrei già ricominciato.
Mi alzai e andai in cucina, speravo di aver portato il mio laptop per fare una videochiamata.
Guardai nel borsone in fondo alla stanza, non potevo non averlo portato.
Quando lo trovai, lo portai sul tavolo e lo attaccai alla corrente.
Mentre aspettavo che si accendesse, presi il telefono ed avvisai Marra della nostra videochiamata.
Mi stavano sul cazzo quelle cose lì, però a volte era meglio vedersi in faccia che sentirsi tramite un telefono.
Aprii Skype e cercai il contatto, dopodiché aspettai che rispondesse.
"Bella, dimmi tutto" disse sbadigliando.
Aveva una faccia abbastanza assonnata.
"Sono a Roma, ho saputo della lettera"
"Ah sì, Jake ci ha già pensato"
"Sicuro?"
"Sì, piuttosto stai attento te, sai com'é a Roma con il giro e tutto il resto"
"Per ora non ho incontrato nessuno, poi domani andiamo via, perciò non ci sono problemi"
"Speriamo, altrimenti siamo nella merda"
"Già, non so se mi hanno già bloccato il conto"
"Che conto?"
"Quello in banca, dopo che Fabrizio ha fatto l'infame, mi hanno bloccato parte dei conti correnti all'estero"
"In un modo o nell'altro li sistemeremo tutti, ci sono già troppi infami a Milano"
"Quelli di Cinisello cosa ne pensano?"
"Quelli sono matti come dei cavalli, averceli in buoni rapporti sarebbe più che vantaggioso"
"Stringiamo accordi anche con loro, abbiamo già sotto il nostro giro quello della Barona, cosa vuoi di più?"
"Quelli della Barona sono i miei ragazzi, comunque sì, posso pensare ad un'eventuale alleanza, non si sa mai"
"Beh, avremmo un buon monopolio sullo spaccio in città"
"Assolutamente...vabbé ora vado, ci si sente bro"
"Notte frate"
Spensi la videochiamata ed andai a prendermi un bicchiere d'acqua, per poi andare a guardare fuori dalla finestra.
Mi sembrava tutto tranquillo, potevo tornare tranquillamente a dormire.
Roma era fantastica di notte, sarebbe stato bello farsi un giro per lì a quell'ora.
Le strade erano vuote e, di conseguenza, anche perfette, trovavo che avessero un certo fascino le città di notte, così come la notte stessa.
La notte apparteneva a me, ero sempre in giro.
O almeno lo ero tempo prima.
Mi balenava per la mente l'idea che assumendo qualcosa sarei stato meglio, ma cercavo di reprimere quella mia voglia e rimpiazzarla con un pensiero più ragionevole, ovvero rimanere pulito.
Posai il bicchiere ormai vuoto nel lavandino e tornai in camera, lei continuava a dormire ignara del casino che si stava venendo a creare.
Beata lei.
M'infilai sotto il piumone e appoggiai la testa vicino alla sua, chiusi gli occhi e provai a rilassarmi.
Proprio quando il torpore del piumone iniziava a farmi rilassare i muscoli, un rumore proveniente dalla strada mi fece sussultare.
Era quasi uno sparo, un qualcosa che mi era familiare.
Mi tirai su di scatto e incrociai lo sguardo con quello di Giulia, che nel contempo si era svegliata.
"Cosimo, cos'era?" Chiese abbastanza impaurita.
"Resta qua, io vado a vedere" dissi poco prima di alzarmi dal letto.
"...intanto inizia a radunare tutta la roba, non si sa mai..."
Mi annuì e si alzò anche lei.
Indossai le prime cose che trovai in giro e presi la Glock 14, per poi infilarla nella tasca interna della felpa ed avvicinarmi alla finestra posta accanto alla porta di casa.
Spostai di poco la tenda e guardai fuori, a causa del buio si vedeva ben poco ma riuscii ad intravedere due ombre nel giardino.
Bisognava andare via il più presto possibile.
E, soprattutto, non perdere la calma.
A passo svelto tornai in camera, dive c'era lei seduta sul letto con i due borsoni pieni.
"Giu', dobbiamo andare via, preparati"
"Sono pronta" disse alzandosi.
Mi avvicinai a lei e le misi le mani dietro ai fianchi, per poi abbassarmi leggermente e lasciarle un bacio a stampo.
"Andiamo prima che sia troppo tardi" dissi dopo essermi staccato da lei.
Presi il borsone ed avanzai verso la porta, io sarei andato a prendere la macchina, che era parcheggiata poco distante da lì, e lei avrebbe chiuso casa.
Le spiegai brevemente quello che c'era da fare e mi presi anche il suo borsone.
Eravamo in felpa nella notte prima di Natale, c'erano si e no cinque gradi e stavo congelando.
Tirai fuori la Glock 14 e la misi nella tasca più esterna, in caso da averla a portata di mano nel caso fosse venuta utile.
Sentivo dei passi dietro di me e riuscivo a vedere delle sagome illuminate dalla luce del lampione poco lontando dai cassonetti che davano sulla strada.
Tirai fuori la pistola e sparai un colpo in aria, in modo da far capire che con me non si scherzava.
Avevo lasciato il Range nei parcheggi lungo la strada, che in quel momento sembrava quasi disabitata.

Scarface || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora