Osservai Farkas avvicinarsi alla porta, tuttavia era talmente distante che non riuscivo a distinguerlo chiaramente; il buio non aiutava di certo.

Mi sembró di vederlo bussare: dopo qualche momento, la porta si aprí.

Dall'interno sentii provenire una cacofonia di voci e musica: Farkas entró senza molti complimenti, ed io rimasi nascosta fino a quando la porta non si richiuse.

La fredda aria notturna mi fece rabbrividire, ed anche il sonno iniziava a farsi sentire.
Soppesai le mie opzioni: potevo tornare all'Accademia provando a seguire il sentiero, oppure entrare in quella casa e vedere cosa stesse succedendo.

Doveva trattarsi di una festa, visto i suoni che avevo sentito; dare una sbirciatina non poteva essere così rischioso. Alla fine, ero liberissima di prendere solo qualcosa da bere e andarmene.

Alla fine, con deliberata lentezza, raggiunsi anche io la casa. Avevo un po'di paura, ma ero talmente stanca e stravolta che persino la poca dose di spirtito di autoconservazione che normalmente possedevo sembrava essere sparito, sostituito da un'inusuale spavalderia.

Senza preoccuparmi di bussare, abbassai la maniglia della porta e spinsi: fui quasi immediatamente investita dalla forte luce proveniente dall'interno. Socchiusi gli occhi, che ormai si erano abituati al buio, ed entrai.

Non era una festa.

E quella non era una normale casetta nel bosco.

Attaccati alle mura c'erano degli spalti stracolmi di gente; non avevo mai visto una tale concentrazione di persone in un luogo cosí ristretto. L'abitazione doveva originariamente aver avuto un secondo piano ed un semiterrato, ma qualcuno aveva rimosso i pavimenti che li separavano per ottenere piú spazio possibile.
Al centro di quello che ormai era un capannone si trovava una specie di ring, limitato non da corde ma da sbarre di metallo che raggiungevano il soffitto, facendolo quindi sembrare un'enorme gabbia.
Tutte le superfici visibili erano ricoperte da graffiti colorati, e l'aria insopportabilmente calda puzzava di sudore, sangue e polvere.

Sentii il mio battito accellerare pericolosamente: istintivamanete mi voltai, pronta ad andarmene.

Solo in quel momento notai l'enorme cartellone che sovrastava l'ingresso: su di esso erano scritti nomi e numeri, che peró non feci in tempo a leggere.

<< Spostati, bambolina! O scommetti o ti siedi! >> urló qualcuno, per poi spingermi via con ben poca delicatezza. Riuscii a non cadere a terra, e tremando mi andai a sedere in un posto libero.

Nessuno dei presenti aveva prestato particolarmente attenzione al mio arrivo, fortunatamente; avevano ben altro a cui pensare. Improvvisamente, qualcuno iniziò ad urlare in un megafono, annunciando l'imminente inizio degli scontri.

Mi morsi un labbro, iniziando a tamburellare rapidamente con le dita sulle ginocchia.

Fantastico, ero finita in una specie di Fight Club soprannaturale.

Non mi era mai piaciuta la violenza, e non ero particolarmente entusiasta all'idea di dover assistere a quei combattimenti. Sperai solo di trovare un momento tranquillo per sgusciare via dal mio posto e tornarmene al campus.

<< Questa sera, signori e signore, vedrete combattere il nostro indiscusso campione, il leggendario lupo d'oro... FENRIR! >> annunciò lo stesso uomo di qualche attimo prima. La folla inizió ad urlare ed applaudire in visibilio.

<< A sfidarlo, l'imbattuto nuovo arrivato, l'autoproclamato Dio della morte... SHINIGAMI! >>

Questa volta ci furono sia applausi che boati di disapprovazione. A quanto pare la maggiorparte dei presenti aveva scommesso su "Fenrir", chiunque egli fosse.

Hell's BalladWhere stories live. Discover now