Capitolo 84

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Indosso il pigiama e mi sdraio sul letto, sono stanchissima, ho bisogno di riposare. Per quanto riguarda Cem, meglio se non gli rispondo per il momento, si è fissato con me e potrebbe credere che anche io lo sia di lui, non voglio altri problemi, domani partirà e avrò una cosa in meno a cui pensare. Chiudo gli occhi e attendo che Morfeo arrivi, ma purtroppo non è così, i miei pensieri sono tormentati, non trovano pace. Chissà chi ha risposto al telefono, c'era davvero un guasto? Da quando sono qui non fa altro che animare i miei pensieri, restare lontana da lui avrebbe dovuto semplificare le cose, invece le sta soltanto complicando. Non ho mai pensato così tanto intensamente a Mark, ma il suo pensiero mi distrugge dall'interno. Chiudo nuovamente gli occhi, il sonno sta per arrivare, ma proprio in quell'istante, qualcuno bussa alla porta, facendomi sobbalzare. Nessuno sa che vivo qui, chi può essere? Mi tiro giù dal letto e mi dirigo alla porta con passo furtivo, non voglio che mi sentano. Mi alzo sulle punte e guardo attraverso lo spioncino, non vedendo nessuno. Forse hanno sbagliato piano e se ne sono resi conto solo dopo aver suonato. Faccio due passi indietro, intenta a ritornare in camera, ma suonano nuovamente. Apro la porta, senza curarmi di controllare e resto a bocca aperta nel vedere la persona davanti a me. Sembra impossibile che Sam sia qui, doveva lavorare, soprattutto non gli ho riferito il mio indirizzo, come avrà fatto a raggiungermi? Mi sorride in modo dolce e allarga le braccia. Mi fiondo tra di esse e lo stringo.

«Non posso credere che tu sia qui.» sussurro felice, con le lacrime in gola.

«Non potevo lasciarti sola, non dopo quello che ti è accaduto.»

Ci liberiamo da quel bellissimo abbraccio e lo faccio entrare in casa. Sam si guarda intorno e resta senza parole, la mia stessa reazione la prima volta che ho visto l'appartamento.

«Ti piace?»

Annuisce e si siede sul divano. «Ti ha aiutata quell'amico di cui parlavi?»

«Già. È stato bravo, vero?»

«Infatti, fin troppo.» dice con una vena di irritazione.

«Domani lo conoscerai, è proprio un bravo ragazzo.» mi siedo accanto e lui e gli poso un bacio sulla guancia.

Abbassa lo sguardo, come se fosse in imbarazzo e la cosa mi fa ridere, perché non era mai successo prima d'ora che si imbarazzasse con un mio bacio.

«Da come ne parli, sembra proprio che ti piaccia.» dice tutto d'un fiato.

«Ma cosa dici, è solo un amico.» ridacchio.

«Davvero?»

Mi guarda in modo serio, il suo sguardo mi preoccupa, cosa gli prende? Meglio cambiare argomento.

«Dimmi, per quanto ti fermi?»

«Sono venuto per restare!» Lo fisso con gli occhi quasi fuori dalle orbite. Ha lasciato il lavoro prima del solito per venire a New York con me? Non ci posso credere. «Sorpresa?»

«Be', un po'. Avevi detto che ci saremmo visti presto, ma non immaginavo tra due giorni.»

«E invece, eccomi qui.» Già, eccolo qui. Sono felice che abbia deciso di raggiungermi prima del previsto, in questo modo non sarò sola e avrò un amico con cui sfogarmi, parlare del lavoro, della cattiveria di Violet, di Miss Kent, insomma, di tutto ciò che mi turba, anche di cose belle, se ce ne saranno. «Come va il braccio, hai già fatto una visita per sapere quando togliere i punti?»

«No, il dottore alle Maldive disse entro dieci giorni, ne sono passati soltanto quattro.»

«Devi fare una nuova visita, ora sei a New York, domani mattina ti ci porto.»

«Non posso, domani mattina lavoro.»

«Prenderai un permesso.»

«Non posso farlo, sono in prova.»

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