22. Marika (presente)

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Daniel's pov
Fissai Marika aspettando una sua mossa, la notte prima avevo impiegato molto tempo a tranquillizzarmi e quando finalmente vi ero riuscito avevo obbligato Marika a venire insieme a me a casa mia, l'avevo costretta a riposare con la promessa che il mattino successivo avrebbe incontrato il suo bambino ma non erano queste le mie intenzioni, non le avrei permesso di avvicinarsi a Marco, non prima di aver capito cosa aveva in mente.
Mi ero ripromesso di essere forte e di affrontarlo ma la mattina appena sveglio ero scappato da tutto e da tutti lasciando Marika da sola, non volevo parlarle per paura di quello che sarebbe potuto succedere passai l'intera mattina e parte del pomeriggio in macchina nascondendomi dagli affari dell'Heaven. Tuttavia alla fine mi ero reso conto che scappare era impossibile e che la cosa migliore da fare era affrontarla, ero tornato a casa e avevo trovato lei seduta su una sedia in salotto ad aspettarmi, non aveva tentato di raggiungere Marco da Jane e Dimitri aveva capito che loro non le avrebbero permesso di toccarlo senza il mio permesso e così mi aveva aspettato. Marika non era una persona cattiva, era al contrario una delle persone più dolci che potessero esistere ma era debole, talmente debole che un minimo gesto avrebbe potuto spezzare la sua anima. E di conseguenza quella delle persone che aveva intorno.
Quando la conobbi era una ragazzina isolata e triste, che si nascondeva dagli sguardi prepotenti degli uomini, era un fiore calpestato mille volte, la cui bellezza rimaneva nascosta dietro l'immondizia della sua vita.
Il suono di un messaggio in arrivò mi riportò alla realtà, ignorai il telefono e mi concentrai nuovamente su Marika sedendomi difronte a lei <<Ti farò vedere Marco ma prima ho bisogno di sapere perché sei qui...>> esordii.
La donna difronte a me sospirò muovendosi nervosa sulla sedia, i segni scuri sotto i suoi occhi testimoniavano che la notte di riposo non le era servita affatto <<Sono qui per rimediare>> disse guardandomi negli occhi.
<<Rimediare?>> chiesi duramente.
<<Sì, a quello che ho fatto, a quello che ho dovuto fare...>> la sua voce era delicata ma anche forte, era tornata per restare e questa volta nel suo volto si poteva vedere una forza nuova, per me sconosciuta.
Risi cercando di preservare la mia maschera di indifferenza <<Vedo che sei sempre brava a fingerti innocente...>> mi alzai in piedi avvicinandomi e lei fece lo stesso.
<<Non sto fingendo Daniel! Lo sai che non sto fingendo... rivoglio la mia famiglia e voglio che tu sappia perché mi sono comportata come mi sono comportata...>> disse con voce alterata.
<<E allora parla! Sono tutto orecchi!>> ruggii io furioso.
Marika abbassò lo sguardo puntandolo a qualcosa di indeterminato <<Non è così semplice...>> sospirò.
Risi a quelle parole <<Con te mai nulla è semplice...>>
Un silenzio tombale iniziò dopo quella frase, fino a quando lei non lo spezzò <<Sapevo che sarebbe stato inutile!>> disse con voce rotta <<Non mi permetterai mai di vederlo vero? Di farle da madre!>>
<<Se ne sei tanto convinta allora perché sei tornata?>> chiesi io ormai furioso per le sue insinuazioni, Marika era fatta così, riusciva a far emergere in me il peggio ed il meglio.
<<Perché tu e Marco siete la cosa più importante che io abbia! Lo sai perfettamente questo!>> le lacrime ormai scorrevano incontrollate sul suo volto, la sua debolezza così chiara ai miei occhi non faceva altro che riportarmi alla mente vecchi ricordi <<Non sono qui per questo maledizione!>> disse asciugandosi le lacrime con furia <<Non sono qui per piangere!>> la sua forza era sempre stata quella, come tanti anni prima si fingeva forte quando era più debole, ed io inaspettatamente feci esattamente la stessa cosa del me più giovane, presi il suo volto tra le mie mani e mi chiamai a baciarla, Marika si immobilizzò tra le mie braccia sorpresa dal mio gesto, ma non si scansò mi restituì il bacio senza però toccarmi come spaventata dal fatto che io potessi scappare.
Improvvisamente il telefono squillò restituendomi abbastanza lucidità da permettermi di allontanarmi da lei, il cellulare squillò un paio di volte per poi arrestarsi, non risposi, non riuscii nemmeno a prenderlo in mano, la mia mente non faceva altro che ricordarmi la gravità di quello che avevo appena fatto. Perché lo avevo fatto?
Marika sospirò spezzando quel silenzio infinito <<Dovevi rispondere, chiunque sia aveva bisogno di parlarti...>> mormorò voltandosi e dandomi le spalle come per riprendere il controllo di se stessa, io feci un respiro profondo prendendo il telefono ancora confuso da quello che era appena successo, trovai tre messaggi da parte di Elena ed una sua chiamata.
"So che mi avevi avvertita... ma mi sarebbe piaciuto averti con me questa mattina"
Sentii uno strano senso di colpa crescere dopo aver letto quelle parole, la mia rosa mi avrebbe voluto al suo risveglio accanto a se ed io invece ero lì a parlare con la mia ex, a baciarla e consolarla.
"Perché sei sparito?" Chiedeva il secondo messaggio e infine "Chiamami quando puoi".
Mi voleva parlare come era normale dopo che ero sparito per tutto il giorno.
Non sapevo che fare, avrei voluto dirle la verità e al contempo non farlo, sapevo di essere davanti ad un bivio: Elena o la mia famiglia.
Ma non ero pronto a decidere, non ancora.
"Non ora, scusa" le scrissi per poi mandare il messaggio e concentrarmi nuovamente su Marika.
<<Quello che è successo poco fa...>> iniziai ma lei non mi permise di terminare.
<<Non farlo!>> disse di getto <<Non cercare di allontanarmi né di ingannarmi, ti conosco Daniel, forse meglio di quanto tu conosca te stesso, tu volevi baciarmi come io volevo baciare te, so che tra di noi non c'è amore, non mi sono nemmeno mai illusa che ci potesse essere qualcosa di simile... so che è impossibile ma so anche che tra di noi c'è un legame che nulla potrà spezzare, nessuna bugia, nessuna ferita, nulla..>> si voltò verso di me sfiorando la mia guancia per poi guardarmi in quel modo che solo lei era in grado di fare.
Non vi era tenerezza nei suoi occhi, non vi era comprensione, non vi era odio e non vi era indifferenza, dentro il suo sguardo c'era qualcosa che nessun altro era in grado di darmi, dentro i suoi occhi trovavo me stesso.
Quando lei mi guardava in quel modo sentivo di esistere e non solo di limitarmi ad essere.
Lei ed io eravamo uguali, maledettamente uguali... e quella sensazione era come una droga. Sapere di non essere soli era così maledettamente bello.
Marika si sollevò sulle punte dei piedi e quasi inconsciamente io mi abbassai a baciarla, quando le nostre labbra si sfiorarono non sentii l'intensa soddisfazione di quando baciavo Elena ma sentivo qualcosa di altrettanto potente e molto più pericoloso, sentivo la sicurezza di quel contatto, la dolce sensazione di protezione che ti permetteva di rendere tutto possibile.
Inconsciamente le mie mani afferrarono i fianchi di lei e Marika si strinse a me come per non lasciarmi sfuggire.
Tutto stava andando a rotoli, tutto il mio mondo stava cadendo a pezzi minuto per minuto ed io non potevo far altro che rimanere lì immobile e vederlo spezzarsi.

Come Acqua e FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora