Capitolo 40

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Elizabeth
-Questo ti piace?-mi chiede ancora. È il sesto appartamento che vediamo e la mia risposta è sempre la stessa.
-Mi piace Alex, ma te l'ho già detto: l'importante è che ci sia tu.-
-Voglio che ti piaccia, che tu sia felice, capisci? Ci tengo a vederti felice.-mi guarda negli occhi.
-Lo so e ti ringrazio per questo.-lo bacio a stampo sulle labbra.
-Ce n'è un altro che vorrei farti vedere. Secondo me è il migliore.-usciamo dal palazzo a saliamo sulla sua auto.
-Ok.-sorrido.
-Non voglio comprarlo, voglio solo affittarlo.-dice dopo un po.
-Va bene.-sorrido ancora.
-Non pensare che non..-
-Io non penso niente Alex. A cosa dovrei pensare?-
-Non lo so...-
-Infatti. Smettila di preoccuparti. Non devi essere il fidanzato perfetto, da telefilm. Io voglio il mio Alex, il ragazzo che mi ha rapito il cuore, il ragazzo che mi rallegra le giornate con un suo sorriso. Voglio solo che sia te stesso.-
-Ti amo Ellie.-parcheggia e poi si sporge a baciarmi.
-Anch'io.-scendo dalla macchina e lo prendo per mano.
-È al decimo piano del palazzo.-mi informa.
-Wow.-sussurro.
-Se non ti piace dimmelo subito.-
-Sono sicura che mi piacerà.-
Saliamo in ascensore e arriviamo al decimo piano.
-Buongiorno.-ci saluta un uomo in giacca e cravatta.
-Buongiorno. Vorremmo essere soli.-dice Alex con tono freddo.
-Oh...certamente.-se ne va arrabbiato.
-Apri la porta.-mi invita Alex dolcemente. Appartamento 61. Apro la porta e mi ritrovo in un corridoio che si affaccia al salone. Dopo il salone c'è un corridoio con delle porte. Due camere da letto, un bagno, una cucina, un ripostiglio e il balcone da cui c'è una vista spettacolare delle strade newyorchesi in lontananza.
-Lo adoro.-guardo tutto ciò che mi circonda con un enorme sorriso sulle labbra.-Avevi ragione: questo è il migliore tra tutti gli appartamenti che mi hai fatto vedere.-lo abbraccio dalla vita.
-Se c'è anche una sola cosa che non ti piace dimmelo.-
-Il tappeto fa schifo.-cerco di essere seria.
-Allora lo cambiamo. Andiamo all'Ikea.-
Scoppio a ridere e lui mi fissa.
-No..ok mi calmo!-prendo un respiro profondo e smetto di ridere.-Lasciatelo dire amore. La tua faccia in questo momento è epica!-
-Simpatica!-mi fa la linguaccia.
-Anche il tappeto mi piace.-sorrido.
-Tu mi stavi prendendo in giro piccola ?-si avvicina a me.
-Forse (?)-mi mordo il labbro inferiore.
-Non ti mordere più il labbro.-sussurra osservando intensamente la mia bocca.
-Perché?-chiedo piano.
-Perché mi viene voglia di baciarti.-toglie il mio labbro dalla presa dei denti.
-E allora perché non mi baci?-
-Perché tra poco arriva quel uomo in giacca e cravatta e se mi interrompe mi incazzo.-
-Vi piace l'appartamento?-chiede quell'uomo
-Vedi...?-sussurra.-Sì ci piace molto.-dice poi.
-Volete affittarlo?-
-Piccola?-mi guarda negli occhi.
-Mi piace.-sorrido.
-Lo affittiamo.-dice Alex sicuro.
-Ecco il contratto.-
Firmiamo i fogli e l'uomo ci dà le chiavi.
-Ora è nostro.-dice Alex sorridendo.
-Già.-lo abbraccio.-Andiamo a casa dei tuoi? Devo prendere la mia auto.-
-Perché? Che devi fare?-mi guarda interrogativo.
-Devo fare una cosa.-rimango vaga.

Alex
-Che cosa?-insisto.
-Una cosa...-muove gli occhi da una parte all'altra del salone.
-Elizabeth.-
-Andrò dove sono andata anche ieri, ma non posso dirtelo.-
-C'entra la squadra?-
-No. Sono io da sola.-
-Perché non mi dici nulla?-
-Perché devo trovare la forza di tornare ciò che ero, di essere ciò che dovevo diventare.-
-A volte parli in un modo talmente ambiguo che fatico a capirti.-ammetto.
-Non devi avere paura di niente. Non è nulla di pericoloso e non mi allontanerà da te.-
-Riguarda i tuoi genitori?-chiedo.
-In parte.-sorride.
-Va bene.-la riporto a casa.
Prende il violoncello, lo mette nella sua auto e sale al volante.
-Se hai bisogno chiamami.-
-Certo amore.-mi sorride e parte.
-Lasciala in pace. Ha bisogno di chiarire alcune cose.-dice mia madre.
-Tu sai che cosa?-
-No, ma so di preciso che sta cercando un pezzo di lei, un pezzo che ha perso per la strada.-
-Come fai a esserne certa?-
-Noi donne siamo così, arriva un momento della nostra vita in cui cerchiamo dei pezzi persi. Alcune lo fanno da bambine, altre da adolescenti, altre ancora da adulte e altre da vecchie. Tutti gli esseri umani ad un certo punto cercano qualcosa nel loro passato.-
-Anche io lo farò?-chiedo.
-Forse lo hai già fatto, ma non te ne sei reso conto. Voi uomini siete così.-
-Femminista convinta.-dico.
-Già.-sorride.-Lasciala respirare. Ne ha bisogno.-consiglia.
-Lo farò.-
Sono convinto che non la perderò più, lei mi ama, io la amo. Non possiamo perderci ancora. Non più.

Amami  (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora