Il capitano dormì poche ore di un sonno agitato. Si svegliò con la stanchezza nella ossa e il desiderio di essere lontano. Il caffè non bastò a svegliargli la mente; ci pensò la telefonata di De Castris che lo informava che stava apprestandosi anche lui a interrogare il bracciante nel carcere del capoluogo dove lo avevano portato.

«A lei ha detto qualcosa, capitano?»

«Niente, si limita a ripetere il solito ritornello dell'innocente». Fece una pausa. «Dice che non riesce a parlare. Sa, prima di me l'ha interrogato il maresciallo Laganà e ha usato la mano pesante».

De Castris non batté ciglio. «Ora lo sento io. Lei, capitano, resti in loco e cerchi altri elementi utili per le indagini. Ha visto i giornali no?»

«No».

«Il delitto è in prima pagina su tutti i quotidiani, "Unità" e pochi altri a parte, naturalmente. Ma se siamo fortunati nel giro di qualche giorno avranno ben altro da scrivere. E intanto un arresto già ce l'abbiamo. I giornali per domani sono serviti. Certo, non basta. Dobbiamo chiudere il cerchio. Lei faccia un altro sopralluogo, senta eventuali testimoni, cerchi indizi, prove. Insomma si dia da fare».

Il capitano rifletté che De Castris aveva sempre in mente i giornali, ma non disse niente limitandosi ad augurargli buon lavoro.

Don Gaetano era il parroco più anziano del paese. Era lì da quarant'anni, aveva visto due guerre mondiali insieme alla nascita e alla caduta del fascismo e agli altri sconvolgimenti di quel tragico Novecento. Eppure, dalle sue prime parole e gesti, sembrava che lì, nel cuore dell'Emilia, avesse sempre regnato una monotona tranquillità. Faceva ormai fatica a muoversi e la voce era tremolante, ma nei suoi occhi azzurri brillava una luce viva e accesa. Il capitano non sapeva che aiuto gli potesse dare e forse stava solo perdendo tempo, ma aveva bisogno di qualcuno che gli parlasse della vittima. E che non fosse Laganà.

«Era un sacerdote con tanta voglia di fare don Bassoli» disse il prete. «È un delitto davvero orrendo, ma è vero che avete preso qualcuno?»

La domanda confermò al capitano che don Gaetano, oltre che lucido, sapeva anche occuparsi delle cose di questa terra.

«Un sospetto è stato fermato, un uomo che era improvvisamente scomparso ieri, poche ore dopo il delitto. È fuggito senza motivo, ma le indagini sono in corso e non posso dirle altro».

Don Gaetano abbozzò un sorriso come a chiedere scusa di aver indossato, per un attimo, il ruolo di chi doveva fare le domande.

«Che stupido sono stato» disse cambiando subito argomento. «Non le ho offerto niente. Venga che mettiamo su il caffè. Il capitano lasciò perdere il cerimoniale del "no grazie, sono in servizio", ma poi si pentì perché il parroco mostrava i suoi anni mentre rovistava tra i barattoli e cercava di assolvere al compito. Si sentì in dovere di aiutarlo cercando, inutilmente, di non farlo notare.

«Sì, lo so, sono vecchio» disse don Gaetano. «Avrei bisogno di qualcuno più giovane che mi aiutasse nei doveri del sacerdozio di questa parrocchia che è la più grande e importante del paese. Qualcuno come don Bassoli. Al vescovo del resto la cosa non sarebbe dispiaciuta e neanche a noi due. Ci trovavamo spesso a parlare. Lui ascoltava con ossequio e deferenza, ma ovviamente non seguiva una parola dei miei consigli. Quando si è nel pieno degli anni i vecchi si rispettano, ma non si ascoltano».

«Quando l'ha visto l'ultima volta?»

«Pochi giorni fa. Doveva essere mercoledì quando ci siamo trovati per parlare del catechismo».

«Le ha parlato di minacce dirette in quell'occasione o in altre?»

«Minacce vere e proprie no. Certo i comunisti lo odiavano da sempre per la sua predicazione accesa e senza paura».

L'oro maledetto e il VaticanoWhere stories live. Discover now