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Non lo volevo più lasciare, ma l'abbraccio era destinato a finire. L'allarme assordante nell'enorme stanza blindata mi faceva male alle orecchie. Le guardie erano inermi a terra e la mia macchina per L'Espresso era distrutta sul pavimento accanto al libro che stavo leggendo poco prima.
-La capsula nel collo è disinnescata capo- disse un uomo.
J mi prese per il braccio e mi condusse oltre il buco creato in precedenza dall'esplosivo. Mi voltai per guardare ancora una volta la gabbia dove mi avevano intrappolata, ma distolsi subito lo sguardo.

Correndo arrivammo davanti a tre furgoni neri identici. Ci seguirono gli uomini sopravvissuti che entrarono nei furgoni ai lati, mentre io e J salimmo su quello centrale che scoprii essere guidato da Jonny.
Le porte posteriori si chiusero con un pesante tonfo e il furgone partí a tutta velocità.

Mi girai per guardare J. Lui ricambiò lo sguardo e subito gli saltai addosso e lo baciai con passione.
-Non sei morto- dissi staccandomi dalle sue labbra con le lacrime agli occhi e appoggiando la testa sul suo petto, stringendolo in un forte abbraccio.
-Non ti libererai così facilmente di me Quinn- disse lui dandomi un bacio sui capelli e accarezzandomi la testa. -Ti ho portato qualcosa con cui cambiare quella spenta divisa che ti hanno dato- disse con tono teatrale per poi porgendomi una sua camicia viola. Mi tolsi la maglietta e i pantaloni e li buttai in una angolo del furgone. Poi presi la camicia dalle mani di J che mi stava fissando con desiderio. Abbottonai tutti i bottoni tranne i primi due e notai che la camicia riusciva a coprire fino all'inizio delle gambe e le maniche erano più lunghe delle mie braccia.
Ma il fatto che appartenesse
a Mr. J mi fece adorare quell'indumento.

J si avvicinò, ma venne scosso e spinto all'indietro da un'improvvisa curva stretta.
-Ci stanno seguendo capo.- urlò Jonny. Il rumore delle pale di un elicottero sovrastò le sue urla.
-Dirigiti verso una strada stretta e preparati a saltare fuori dal furgone- disse  J con tono duro e prendendo pistole e munizioni, porgendomi la mia mazza. Lo guardai con sguardo interrogativo e sorpreso e lui non tardò a darmi una risposta. -L'ho trovata in giro, è l'unica cosa che sono riuscito a recuperare.-  Annuii, la presi e mi rimboccai le maniche.
-Ora ci divertiamo- dissi con un sorriso sulle labbra.

Il furgone inchiodò  violentemente e altrettanto velocemente ci fiondiamo fuori e ci riparammo  dietro ad un cassonetto.
-Dobbiamo andare dentro un edificio, sarà più difficile trovarci- proposi. -Ottima idea zuccherino- rispose J lasciandomi un bacio sulle labbra, ricevendo un sospiro da Jonny

Con un calcio Jonny sfondò la porta di una graziosa villetta di due piani. Entrammo e trovammo una famigliola intenta a cenare.
I genitori si alzarono e si misero  davanti ai figli. Intanto Jonny aveva messo la porta nella posizione originale, per non dare troppo nell'occhio.
J fece segno di stare in silenzio e li assicurò che non avremo fatto male a nessuno e di tornare a cenare come se nulla fosse successo .

Guardando quella scena mi venne in mente l'Incantatrice quando ci fece vivere per pochi secondi i nostri sogni. Era il mio più grande sogno aver una vita normale e una famiglia, ma sapevo che non era possibile. La mia vita era perfetta con J, con i suoi alti e i suoi bassi. Certo mi sarebbe piaciuto da morire avere una famiglia con lui ed essere sposati, ma allo stesso tempo non volevo che cambiasse. Era perfetto così com'era.

Con questi pensieri nella testa mi fermai con sguardo perso nel vuoto. J se ne accorse e mi scosse per un braccio conducendomi nel cortile interno. Si allontanò  con un apparecchio per chiamare qualcuno per recuperarci.
Poi ritornò e mi domandò -Cosa ti è preso là dentro?-. Non sapevo come rispondergli e mi limitai ad alzare le spalle ed inclinare la testa da un lato. -Come vuoi, tra venti minuti i miei uomini saranno qui.- disse per poi andare da Jonny.

I soccorsi arrivarono e finalmente arrivai a casa.
Era l'attico di un imponente palazzo della periferia di Gotham.
Il quartiere era abitato solo da mercenari e uomini del Joker ed era guardato da tutti come simbolo del degrado della città.
Il palazzo era tutto di proprietà del clown dai capelli verdi, ma soltanto gli ultimi due piani erano adibiti ad appartamento, provvisto di tutte le migliore tecnologie rubate. A far da scudo all'imponente palazzo c'erano gli uomini armati, che proteggevano il loro padrone come dei bravi cani ubbidienti. Nessuno riusciva ad arrivare vivo nel centro del quartiere, neanche l'eroe mascherato da pipistrello.

-Casa dolce casa!- gridai con felicità uscendo dall'ascensore e percorrendo la strada che portava al soggiorno, seguita da J.
Finalmente a casa.

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