capitolo 17

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Drew

Quando arrivo a casa, sbatto violentemente la porta, con Ronnie che mi segue come se fosse il mio cagnolino.
Mi dirigo verso il frigo e  prendo una birra. Il sangue ribolle dentro di me. Per tutto il tragitto non ho proferito parola a Ronnie, e non vedo l'ora di togliermela dai piedi, ma non ancora. Mio padre non sa del mio ritorno, quindi non lo trovo a casa. Mi tocco nervosamente la mascella e mi siedo sul divano. Mando giù la birra a grandi sorsi, e faccio per  prenderne un'altra, ma Ronnie si mette a cavalcioni sopra di me. Faccio una smorfia e le dico di levarsi, ma inizia a fare ciò in cui è brava. Mi toglie la maglietta e io la lascio fare. Alla fine cedo, devo liberare la mente in qualche modo. La prendo in braccio e la sbatto contro il muro, baciandola, lei inizia a gemere, ma sento il mio stomaco contorcersi dentro. La metto giù e mi stacco da lei.
« Dai, divertiamoci un po'. Sei molto teso. » dice, massaggiandomi le spalle. Il suo tocco mi dà fastidio, così come mi dà fastidio averla vicino. Mi scanso e la guardo disgustato.

Non faccio altro che pensare ad Elena e al coglione di mio fratello. Per tanti anni, i nostri genitori hanno cercato di farci andare d'accordo, ma è stat inutile. Siamo arrivati a odiarci più di prima, e portarmi la sua ragazza a letto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. A pensarci bene, non era per niente male, e lo rifarei ancora. Da quando ho perso mia madre, sono cambiato. Non sono più il bimbo innocente e timido che faceva da cagnolino a mio padre, e più sono cresciuto, più il mio comportamento è peggiorato. Mio padre, però, non ha  smesso mai di appoggiarmi nelle mie scelte. Nonostante il mio comportamento, se c'è una cosa in cui non lo deludo, è lo studio.
Tra non molto ritornerò a New Haven, nel Connecticut, con la speranza di lasciarmi finalmente tutto quanto dietro le spalle. Continuerò i miei studi alla Yale University, e forse,  dimenticherò Elena. Ho affittato, da due anni ormai, un appartamento vicino all'Università, insieme al mio amico Marcus, il quale non lo sento più da quando ho fatto ritorno a New York. È un tipo per bene, e sta insieme ad una ragazza da tanto ormai. Mi diceva sempre che innamorarsi non è poi così brutto, ma ho continuato a pensarla a modo mio. A volte la sua ragazza resta a dormire da noi, e io, come sempre, o vado alle infinite feste delle confraternite, oppure rimango a casa sul divano, a guardare la televisione o a studiare. Mi piace l'Università, e vorrei diventare un imprenditore. Questo lato di me, però, lo conoscono soltanto tre persone: mio padre, Marcus, e Trevor. Nonostante ci odiamo, abbiamo avuto, comunque, la possibilità di conoscerci bene, e visto che abbiamo lo stesso padre, le cose non gli sfuggono.

Sento la mano di Ronnie che mi sfiora la coscia da sopra i jeans, e questo tocco mi fa tornare con i piedi per terra.
« Ti eri perso nei tuoi pensieri? » mi lecca il lobo dell'orecchio e sospiro.
Alla fine la prendo in braccio e la porto di sopra, nel mio letto. Forse, per l'ultima volta.

Dopo aver finito le rivolgo uno dei miei sguardi sexy e le dico di vestirsi e andare via. Mi metto i boxer e vado in bagno a sciacquarmi il viso. Il mio riflesso nello specchio, scatena un odio improvviso verso di me. Sto perdendo la testa. Guardo per terra, vicino alla vasca, e mi sembra di vedere ancora il viso terrorizzato di Elena, mentre cercava di respirare regolarmente. Durante quella notte che mi è entrata completamente dentro. Il suo viso d'angelo che mi guarda ogni volta, il modo in cui mi tiene testa, senza strisciare ai miei piedi come fanno tutte. Esco dal bagno e trovo ancora Ronnie sul mio letto, in intimo.

« Te ne devi andare ho detto! » esclamo, furioso.

« È per quella troia di Elena? » si alza in piedi e la squadro con disgusto.

« L'unica troia qui, sei tu. Ora, fuori. » la prendo dal braccio e lei prende i suoi vestiti nelle mani. Si muove, cercando inutilmente di liberarsi, e quando arrivo alla porta, la spalanco e la spingo fuori.

Non Lasciarmi Andare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora