One touch of his hand (parte 5)

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Elena lo trattenne per le spalle, decisa. «No, qui.»

Non aveva intenzione di attendere un altro secondo, tutto il resto avrebbe benissimo potuto andare al diavolo, e forse l'avrebbe pagata con una bronchite, come lui aveva predetto, ma non le importava assolutamente niente, in quel momento, sarebbe potuto crollare il palazzo, o il mondo.

Tornò ad occuparsi della fibbia dei pantaloni, mentre la slacciava spazientita, in un'unica mossa – ed eccolo lì, proprio come piaceva a lei, favolosamente nudo – sotto al suo sguardo appannato e il sorriso malizioso di chi ha bene in mente cosa vuole.

Infatti, dopo averle lasciato spazio abbastanza per liberarsi di tutti gli indumenti tra i piedi, Damon la intrappolò di nuovo contro la porta, impaziente come se non l'avesse avuta meno di un'ora prima. Si passò una delle sue gambe intorno alla vita e, senza ulteriori indugi, si insinuò nel suo corpo, la bocca ritrovò la sua, ed Elena fu sopraffatta dall'emozione. Perfino il crampo nel suo stomaco le ricordò quanto lo amasse.

Quanto amasse tutto quello.

Appoggiò i gomiti sopra le sue spalle per riuscire a tirare su anche l'altra gamba, e farsi sostenere, cosa che lui fece senza pensare, come se fosse stata leggera come una piuma.

Si amarono nell'unico modo che conoscevano: intensamente, stretti l'uno all'altra, completamente inconsapevoli e incuranti di ciò che li circondava, si preoccupavano solo di stringersi più forte per sentirsi di più, di baciarsi più profondamente.

Le mani di Damon accoglievano il corpo di Elena come se ci fosse stato disegnato sopra: si modellava sotto al suo tocco, sulle sue labbra, come se avesse dovuto completarlo.

Nemmeno se ne accorse, lei, di essere stata appoggiata sulla spalliera del divano, troppo occupata a mordergli una spalla tanto forte da farlo ringhiare in quel modo animalesco che le piaceva tanto in quei momenti.

Inarcò la schiena per sentirlo più a fondo, mentre lui faceva pressione sui suoi fianchi per farla inclinare e poterle baciare liberamente ogni porzione di pelle in vista.

Stava per impazzire, Elena ne era certa: mugolò il suo nome in un miscuglio di suoni incoerenti, poi si lasciò andare, con un sospiro più pesante e rumoroso degli altri, trascinandosi dietro il ragazzo, più che compiacente.

Caddero dall'altro lato, esausti, sui cuscini, l'uno sopra l'altra, intenti a baciarsi, finché non gli fosse passata l'euforia.

«Dobbiamo uscire più spesso se finisce così.» ansimò Elena, stringendolo in un abbraccio pigro.

Damon rise, contro la sua scapola. «Come se servisse uscire.»

A lui bastava che ci fosse un posto abbastanza usabile per quello scopo, il che implicava, nella maggior parte dei casi, che non uscissero affatto, e andava bene così. Parlare con Elena era bello, stare con lei era bello, il sesso era fantastico.

Non avrebbe potuto chiedere di più.

«Giusto.» concordò la ragazza, sospirando sognante. «Allora dobbiamo vederci più spesso.»

Il ragazzo tirò su la testa col suo sorriso speciale, quello che riservava soltanto a lei. «Oh, ne ho tutta l'intenzione.»

Non si erano concessi poi così tanto tempo da dedicare alla conoscenza dei rispettivi corpi, avevano avuto sì e no, tre notti, quella compresa, ed erano stati davvero troppo famelici per fare le cose con calma, e quella volta non stava facendo eccezione.

Ma forse era perché Elena era fatta così, era in quell'età in cui gli istinti vanno soddisfatti subito, non che la cosa non gli piacesse, ma non si era mai preso del tempo per apprezzare la ragazza con cui stava, con Elena gli sarebbe terribilmente piaciuto.

Dear Diary - The Vampire DiariesWhere stories live. Discover now