CAPITOLO 52.

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«Rebecca? Rebecca svegliati».

Sento sussurrare una voce poco familiare.

Apro gli occhi e quando vedo Clarissa, la mia nuova compagna di banco, capisco di essere in classe. Faccio una smorfia e ritorno a fissare il libro di Latino senza capire nulla.

«Tutto bene?», domanda Clarissa a bassa voce, per non farsi sentire dalla professoressa.

Annuisco e mi concentro sulla lezione, ma ogni sforzo è inutile. I miei pensieri sono da tutt'altra parte.

«Sai perché Chiara non è venuta?», continua.

«Ha avuto un imprevisto. Entra alla seconda ora».

Fa un cenno d'assenso e rimane in silenzio.

La verità è che la mia migliore amica ha deciso di saltare la prima ora insieme a Davide per fare chissà che cosa.

Non si è fatta viva – come gli altri del gruppo – per tutto il fine settimana, e questa mattina mi ha mandato un messaggio per dirmi che avrebbe saltato la prima ora. Quella festa ha messo al tappeto un po' tutti.

Oggi non sarei venuta a scuola, ma dato che domani partiamo per andare nella casa in montagna di Davide, dobbiamo organizzarci.

«Gaetani, ti senti bene?». La professoressa interrompe la lezione.

«Sì, perché?».

Tutti si girano verso di me e mi squadrano dalla testa a piedi.

«Non hai un bell'aspetto».

«Ho dormito poco». Taglio corto e la lezione prosegue.

È vero; ho dormito quattro ore circa a notte negli ultimi tre giorni e ho passato le mie giornate sotto le coperte e a guardare la tv. Non avevo le forze di fare niente.

Guardo fuori dalla finestra e ciò che vedo è solo un cielo pieno di nuvole grigie, quasi nere, e le gocce di pioggia che cadono.

È come se il tempo riflettesse il mio stato d'animo.

Poso lo sguardo su Alessia e mi accorgo che mi sta fissando con un'espressione interrogativa.

Scuoto la testa come per dire che non ho nulla e alzo la mano. Voglio rimanere da sola.

«Rebecca?».

«Scusi, potrei andare in bagno?».

«Sì. Prenditi il tempo di cui hai bisogno».

Esco dalla classe sotto gli occhi attenti di tutti e mi ritrovo nel corridoio deserto. Cammino il più lentamente possibile nel silenzio assoluto. Mi concentro sui miei respiri fino a quando non sento dei passi.

Alzo la testa e rimpiango subito di essere uscita dalla classe. Davanti a me c'è Jacopo che cammina a testa bassa e con le mani in tasca. Non l'ho più visto da venerdì sera, da quando me ne sono andata. Non ho avuto neanche modo di spiegargli ciò che è successo con Christian. Sembra che si sia accorto della mia presenza: alza la testa e posa il suo sguardo su di me. Non l'ho mai visto in questo stato.

Ha delle occhiaie violacee – un po' come le mie – e un'aria stanca. Sembra che non dorma da giorni.

Abbassa la testa e continua a camminare allungando il passo.

Mi fa male sapere che sta cercando di evitarmi a tutti o costi, ma devo affrontare la situazione di petto. Devo chiarirmi con lui.

Anche se non stiamo più insieme, voglio continuare a stargli accanto: dopotutto è diventato parte integrante della mia quotidianità.

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