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Scendo di corsa le scale, tolgo il lucchetto dalla porta e mi precipito fuori. Noah ed Aaron si stanno picchiando fragorosamente e ad entrambi sanguina il viso. Li dico di fermarsi, ma non mi danno ascolto, così mi metto in mezzo e li divido, cosa che riesco a fare molto facilmente visto che entrambi non vogliono colpirmi.
-Smettetela! Ma che vi è saltato in mente?!-
-Ti stava inpurtinando! Sentivo i le tue grida da casa mia!- mi dice Aaron.
-Io le volevo solo parlare.- ribatte Noah frustato -Clere, ti prego ascoltami, non è come sembra.-
-Noah, vattene...- ho di nuovo le lacrime agli occhi.
-Aspetta se solo tu mi...-
-Vattene!- grido piangendo.
-Quella ragazza era...-
-Ei, ha detto che te ne devi andare.-
-E tu chi sei per dirmelo!?-
-Fatti sotto!- Riiniziano a picchiarsi, ma li divido.
-Noah vattene...-
-Clere...-
-Non ti voglio più vedere!- Noah se ne va afflitto ed io rimango con Aaron in lacrime ripetendo sotto voce quell'ultima frase. Aaron mi abbraccia, e piango lì, con lui, avvolta dal suo caldo giubbotto. Non voglio farmi vedere debole da lui, così mi dò un po' di contegno. Lo guardo negli occhi e vedo che ha svariate ferite: sopra un sopracciglio, sul naso e su uno zigomo. Per non parlare degli svariati lividi e nocche insanguinate.
-Ehm...- distolto lo sguardo -Grazie...-
-Figurati.- sorride. Mi asciuga una lacrima.
-Vieni, in casa c'è il kit di pronto soccorso.-
-Grazie. -
Entriamo ed inizio a frugare in qualche scatolone fino a quando non lo trovo. Prendo cotone e disinfettante ed inizio a tamponare le ferite. I nostri sguardi si incrociano, ed entrambi distogliamo lo sguardo arrossendo. Applico un cerotto sul naso.
-Ecco, così sembri proprio un duro. - ridiamo.
-Grazie. Ehm, ok... Ora è meglio se vado.-
-Ok. - Apro la porta e quando Aaron varca la soglia di gira di scatto.
-Beviamo qualcosa insieme? - rimango allibita ma, vedendo il suo volto pieno di speranza, accetto.
-Aspetta un attimo.- Salgo a passi ampi le scale e corro in camera mia prima che Aaron possa rispondere.
Sawyer mi viene in contro e lo prendo in braccio. Scendo le scale, prendo la borsa e mi infilo la giacca. Aaron guarda il cucciolo perplesso.
-Ehm, il mio... Il mio...-
-Cane? -
-Si, certo. Cane. -
Accidenti, che figuraccia! Perché creare un nome così complicato!?
Chiudo la porta a chiave ed iniziamo a camminare.
-Immagino che tu non voglia più venire alla festa di domani. -
-Bé, immagini male. -
-Sicura? -
-Si. - camminiamo in silenzio fino a raggiungere un piccolo locale molto accogliente. Entriamo e ci sediamo ad un tavolo vicino al camino. Arriva una cameriera a prendere le nostre ordinazioni e chiediamo due cioccolate calde con panna.
-Allora, parlami di te.-
-Bé, mi piace l'arte e leggere. -
-Che genere ti piace? -
-Sono una romanticona, ma al momento non ne ho per niente voglia... -
-Capisco... -
Arrivana la cioccolata e ne bevo un sorso. Passiamo un po' di tempo a parlare fino a che non diventa buio, a quel punto torniamo verso casa mia.
É una limpida notte d'inverno in Alaska ed il cielo è colmo di stelle. C'è un accenno di Aurora Boreale e mi fermo per fare qualche foto, poi proseguiamo.
Aaron ed io camminiamo, mentre Sawyer saltella nella neve. Arriviamo davanti a casa mia, ma quando sto per aprire il cancelletto scivolo sul ghiaccio. Il mio accompagnatore ha i riflessi pronti e mi prende al volo, rimettendosi in piedi come in un passo di danza. So di piacergli, e mi sembra strano che non si sia goduto di più il momento tirandosi subito su. Meglio così, non voglio altre storie d'amore per il momento.
-Grazie.-
-Figurati. - sorride. Ci salutiamo ed io e Sawyer entriamo in casa.

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