Capitolo dieci.

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Sette giorni dopo, fortunatamente la varicella di Thomas era sparita, la spesa era stata fatta, la bolletta era stata pagata in tempo, spiegai la situazione a scuola e fortunatamente non ci furono punizione né per me né per Harry, e tutto tornò come prima. Era domenica sera ed ero seduto sul divano con le ginocchia strette al petto, e su queste era poggiato il mio blocco da disegno. Mi era tornata la voglia di disegnare dal giorno in cui, di ritorno dal lavoro, trovai Harry e Thomas sul divano, dormienti. E non potevo non immortalare su carta quel momento.

Stavo riprendendo la mano, e nonostante i disegni non erano delle opere d'arte, mi piacevano. I soggetti erano quasi sempre gli stessi. Harry e Thomas. Non seppi nemmeno perché, ma avevo continuamente voglia di disegnarli insieme, mentre giocavano con le costruzioni, mentre Thomas era seduto sulle gambe di Harry, mentre erano impegnati a guardare i cartoni animati sul divano, mentre sorridevano. La maggior parte dei disegni li riprendevano a guardarsi, sorridenti, e quelli erano decisamente i miei preferiti.

Ma quella sera non stavo disegnando Harry con Thomas, ma solo Harry. Ero intento a cancellare con la gomma una parte del disegno che non mi convinceva, quando suonò il campanello. Tolsi la matita da bocca e sorrisi, chiudendo il blocco e poggiandolo sul tavolino. Mi alzai e corsi alla porta. La aprii e sorrisi ancora di più quando dietro essa vi trovai un Harry con le fossette in bella mostra, in tutto il suo splendore. In quei sette giorni ormai vedersi a tarda sera era diventata la nostra routine.

«Salve. Mi fa entrare, Mr. Tomlinson?» Alzai un sopracciglio, sorpreso da tutta quella gentilezza. Di solito entrava senza chiedere il permesso.

«Certo, Mr Styles.» Sorrisi e mi scostai, per farlo entrare. Avanzò lentamente e abbassò il viso verso di me, sfiorando il suo naso contro il mio. Sorrisi e chiusi la porta.

Mi guardò e si morse le labbra. «Hai mangiato?» Annuii, mentre si avvicinava lentamente a me. «Stavi studiando?» Scossi la testa, deglutendo poi rumorosamente quando poggiò le sue mani sui miei fianchi e con un unico movimento, attirò il mio corpo al suo.

Poggiai le mani sulle sue spalle e boccheggiai. «E cosa stavi facendo?» Sorrise, provocandomi.

Mi schiarii la voce. «Niente.» Mi allontanai dalla sua presa e andai a risedermi sul divano. Mi seguì poco dopo, sedendosi accanto a me, mentre decisi di accendere la televisione. Di riprendere a disegnare, con lui accanto, non era assolutamente possibile. Se avesse visto tutti i disegni fatti fino ad allora, mi avrebbe preso per un pazzo e sarebbe scappato, sicuramente.

«Quindi eri seduto sul divano a non far nulla?» disse, dopo essersi avvicinato di più a me.

«Si.» Scossi le spalle.

Ridacchiò. «E come mai c'è il tuo blocco da disegno sul tavolino?»

Mi morsi le labbra. «Non so, forse Thomas l'ha preso per sbaglio.» Annuii, alla mia stessa bugia.

Rise. «Certo.» Si allungò per prenderlo, ma gli bloccai il braccio.

«No!» Urlai, per poi coprirmi la bocca con la mano perché Thomas stava dormendo.

«Perché non posso vederlo?» S'imbronciò, ritirando il braccio e rilassandosi contro lo schienale del divano.

«Perché..Thomas non vuole che gli altri guardano i suoi disegni senza il suo permesso.»

Corrugò la fronte, poi scoppiò a ridere. «E' questo il problema? Non glielo diremo.» Scosse le spalle e si riallungò a prendere il blocco. Quella volta lo bloccai con un bacio, riportando la sua schiena contro il tessuto del divano, e mi misi a cavalcioni su di lui, con il suo viso tra le mani.

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