Infiltrata nei ricordi.

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Mi risvegliai dopo due giorni a detta di mio padre. Quando aprii gli occhi sapevo che qualcosa non andava.

Ero nella mia stanza, la mia vecchia stanza che mi ero promessa di non metterci più piede da quando Debora andò a vivere lì.

Tutto era estremamente come mi ricordavo, ricordi balenarono galoppando e in un primo momento pensai che tutto quello era un sogno, che io stavo svolgendo il mio incarico agli Inferi come infiltrata e che tra non molto un Lucifero spazientito mi avrebbe chiamata per la colazione.

Ma è quando vidi Belial entrare distratto in camera mia, con una faccia distrutta e logorata da un dolore emotivo, che mi dissi che non era possibile che uno dei consiglieri si prendesse la briga di entrare senza alcun riguardo, in special modo in quelle condizioni.

Appena mi vide trattenne il respiro e mi guardò come se un raggio di luce avesse illuminato la stanza, mi corse incontro e mi abbracciò, sussurrando che almeno io mi ero svegliata finalmente.

-Lucifero...come sta ? Dov'è ?!- Mi affrettai a dire, sentendo la presa del demone farsi sempre più leggera su di me, come se gli fosse caduto un masso addosso.

-Vieni...- Sussurrò però lui, prendendomi la mano e andando verso la porta.

Mi sentivo debolissima e le gambe tremavano, mentre un orrenda sensazione balenava nel mio stomaco, facendolo contorcere dal dispiacere.

Attraversammo il corridoio e Belial prima di aprire la porta, face un sospiro profondo, come se gli facesse male.

La prima cosa che vidi fu Lucifero, solo e solo lui.
C'erano parecchie persone lì dentro, ma non mi importava, vedevo lui, steso sul letto con delle flebo di sangue attaccate, respirava a fatica, si sentiva, ed era a petto nudo, magro e sciupato.

Sbattei le palpebre più e più volte, assicurandomi che quella vista fosse giusta e inquadrata perfettamente.

Corsi da lui, e ignorai le proteste delle infermiere di non toccarlo, non mi importava più di tanto, volevo stringerlo, sentire il suo odore e così fu, solo che non c'era la sua voce di sottofondo e il polso regolare a cullarmi, c'era silenzio da parte sua e un cuore debole che batteva.

Scoppiai a piangere e non mi fermai finché mio padre non dovette intervenire, prendendomi dalle spalle e staccandomi da quello che sembrava il corpo quasi senza vita di Lucifero.

Abbracciai lui e lo strinsi forte tra le lacrime, mentre lui stringeva me e mi accarezzava i capelli, sentivo tanto dolore e tanta paura, non riuscivo assolutamente a realizzare il tutto, che poi, cosa dovevo realizzare ancora non lo sapevo.

-Che ha ?! Perché sta così ?!- Sbottai stringendomi alla sua camicia, ormai bagnata dalle lacrime.

-È in una sorta di coma...- Sussurrò ed io sussultai, guardandolo confusa.

-Impossibile, noi demoni non andiamo in coma, possiamo rigenerarci e sopravvivere a meno che non ci uccida un'arma benedetta cosa che a lui non è...- Iniziai a parlare a macchinetta, più per distrarre la mia mente da quella situazione che perché volessi veramente spiegare una cosa che già sapevano tutti, ma mio padre mi bloccò.

-Lucia...smettila. Questa situazione è un po' diversa ecco. Vedi, noi possiamo rigenerarci ovvio, ma nessuno può rigenerare il diamante.- Sussurrò in modo tale da far sentire solo a me, anche se le infermiere erano troppo impegnate a preparare l'acqua per lavare Lucifero.

-Ma perché tutto gira attorno a quello stupido oggetto ?! E perché queste donne devono lavare mio marito ?! Toglietegli le mani di dosso.- Ringhiai le ultime parole, cosa che le fece sussultare e arretrare, ormai avevo perso ogni briciolo di razionalità ed eloquenza, ero solo tanto confusa e angosciata, cosa che non mi portava a pensare.

Infiltrata nei ricordi. (INM3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora