Capitolo 7

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Leggete l'angolo autrice per piacere, grazie e buona lettura.


Mi alzai da terra sentendo di aver smaltito la sbronza e realizzando tutto ciò che avevo detto ad Harry e il fatto che forse dovevo scusarmi per averlo baciato ed essermi comportata in modo inopportuno. Lo chiamai sperando che non fosse già arrivato ai piani inferiori. Lo chiamai di nuovo ma non rispose nessuno, al suo posto si presentò una guardia.

-Signorina! Cosa ci fa lei qui?!.- Mi urlò facendomi venire delle fitte dolorose alle tempie.

-Oh, non si ci metta anche lei!.- Risposi sollevando una mano sul suo viso come a farlo stare zitto per poi gustarmi la sua faccia sconvolta e scendere le scale.

Una volta scese le scale andai alla ricerca del tavolo dei ragazzi passando per la pista e subendo varie palpate da parte di ragazzi ubriachi marci. Raggiunsi il tavolo per poi sedermi e prendere il mio telefono. Quando non avevo nulla da fare ero solita prendere il telefono, per poi anche solo fissare lo schermo e non fare altro... Era un modo per tenermi occupata, odiavo non fare niente e stare con le mani in mano. Non avevo intenzione di andare a ballare quindi decisi di chiamare uno dei ragazzi -sempre che sentissero il telefono- e farmi accompagnare a casa. Chiamai Louis credendo fosse quello più opportuno da chiamare ma non rispondeva. Chiamai Niall ma non rispose. Chiamai Zayn, anche se contro voglia, ma non rispose. Per ultimo chiamai Liam il quale, grazie al Cielo rispose.

-Hey piccola.- Era ubriaco.

-Hey Liam, dove sei?-

-Sono in pista, vieni anche tu.-

-No Liam, non mi sento molto bene. Potresti- Mi bloccai pensando che forse farlo guidare in quello stato non era una cosa saggia quindi decisi di chiudere la chiamata con un "Niente, a dopo." Mancava una sola persona da chiamare e che, quando l'avevo visto precedentemente, non mi sembrava messo poi così male per quello che riguardava l'alcol.

Dopo il quarto squillo rispose.

-Amber?.- Il suo tono era confuso.

-Harry.- Il mio, invece, autoritario.

-Vuoi che ti porti a casa?.- Hey! Questo è un veggente. Potrebbe fare carriera in un circo. Ad ogni modo tentai di essere chiara sulle motivazioni perché non volevo che pensasse qualcos'altro.

-Si, per favore. Non mi sento molto bene.- Dissi mettendomi una mano sulla fronte sentendo un conato di vomito attraversarmi lo stomaco e dei brividi lungo tutta la schiena.

-Vedo.- Sussurrò ed io mi stupii come riuscii a sentire il suo sussurro in mezzo a quel caos.

Un momento, cosa?

-Cosa?- Alzai la testa di scatto trovando un Harry a qualche metro di distanza da me con la fronte imperlata di un leggero strato di sudore a causa del calore corporeo emesso dalla gente che mi fissava.

Per la prima volta dopo svariati anni di conoscenza e dopo due anni che non ci vedevamo mi accorsi della bellezza di quel ragazzo. Le sue gambe erano nettamente più toniche dell'ultima volta, i suoi bicipiti muscolosi erano coperti da una camicia a quadretti neri e verdi che lasciata aperta metteva in bella mostra la normalissima maglia bianca che fasciava delicatamente il suo torace ben scolpito. I suoi capelli, Dio i suoi capelli! Erano più lunghi e ricadevano sui suoi occhi ed in pieno viso in grandi boccoli e ricci. E a proposito dei suoi occhi, erano gli occhi più belli che avessi mai visto, occhi che trasmettevano tutto. Occhi di una strana sfumatura di verde andante verso il blu scuro quando si arrabbiava, un verde che a contatto con il sole diventava chiaro come l'erbetta che cresce spontanea nel giardino di casa e quando arrivava la sera prendeva una strana sfumatura che, per certi versi, era macabra ma che era divinamente perfetta con il resto del suo viso. Mi fermai sul suo viso, o meglio, suoi suoi occhi forse più del dovuto ammirandolo illuminato dalle luci del locale di mille colori. Mi ero letteralmente persa in quello che, secondo i miei canoni, era un Dio greco. Ciò che più era affascinante, non erano i suoi occhi, i suoi capelli o le sue labbra perfettamente a cuore, ma ciò che c'era esattamente al centro del suo petto. Ciò che c'era di veramente poco perfetto era il suo cuore. Quello era tutto tranne che perfetto ed io lo conoscevo benissimo. Come? Se l'era strappato da dosso e l'aveva messo a mia disposizione, per qualche minuto aveva messo il suo cuore nelle mie mani, ed io, io l'avevo sporcato, l'avevo reso imperfetto. Era da folli lasciare incustodito quel mezzo così prezioso. Lui era un folle e ne andava fiero. Io gliel'avevo detto, io gli avevo detto che l'avrei danneggiato ma lui non volevo darmi ascolto. "Allora io andrò fiero dei miei tentativi se tu mi danneggerai, sarò in pace con la mia coscienza per averci almeno provato" aveva detto così ed io, stronza com'ero, per poco non gli ridevo in faccia. Non perché la situazione mi facesse ridere, no anzi, ma volevo ridere perché era come se ogni mio tentativo di allontanarmi dalla gente buona fosse vano. Volevo ridere perché volevo prendermi in giro per quanto fossi patetica. Avevo macchiato il suo cuore con l'odio nei miei confronti e solo l'amore più grande sarebbe riuscito a disintossicarlo.

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