PROLOGO

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"Loro non si definivano in alcun modo, loro erano unici perché si amavano come pochi sapevano fare. E questo gli bastava."

AVVISO: Mi intrometto un attimo per scusarmi di tutti gli errori/le ripetizioni o del lessico "scarso" che troverete nel corso della storia. Ma la iniziai a scrivere a 13 anni, quindi non ero molto brava e capace. Vi prometto che revisionerò ogni capitolo.
Buona lettura :3

Era caldo e buio. Era tanto caldo e mano a mano che ci avvicinavamo alla casa sentivamo un brusio forte ma non capivamo cosa fosse. La vista ci era sbarrata dalla siepe altissima, c'era puzza di bruciato e si avvertiva la tensione nell'aria. Ma ancora non capivamo niente. Sul ciglio della strada c'era una piccola folla spaventata che si agitava.
Iniziai preoccupata a correre, avevo il cuore in gola ed una volta superata la siepe lo vidi.
Vidi il disastro, vidi la fine di tutto, vidi la mia vita sgretolarsi assieme alla mia casa. Dei passi mi raggiunsero e delle voci mi implorarono di fermarmi ma io avevo la vista appannata, i polmoni invasi dal fumo e la mente annebbiata. Senza saperlo stavo correndo verso le fiamme e verso delle urla di terrore che mi rimbombavano in testa. Non respiravo più oramai, non comandavo io i miei movimenti.

Udivo delle sirene troppo forti e fastidiose avvicinarsi ma il loro suono mi arrivava filtrato. Inoltre percepivo il panico ma non capivo se fosse mio o degli altri. Arrivai davanti alla casa divorata dal fuoco cercando un'entrata. Non realizzavo ancora il perché però volevo entrare, sapevo che dovevo e basta. Ma non ci riuscii perché degli uomini mi afferrarono violentemente mentre io avvertivo le loro grida come dei boati rallentati perciò non capivo una parola. Il tempo si era fermato.

Senza accorgermene mi portarono via, in mezzo alla folla che osservava la scena. Qualcuno mi abbracciava piangendo. Ma chi? E perché piangeva?
Solo allora mi accorsi che stavo singhiozzando, chissà da quanto. Mi voltai e vidi il viso di Marta così inquieto e teso, nei suoi occhi sempre sorridenti adesso riflettevano le fiamme. Era immobile e turbata. Poi guardai davanti a noi i pompieri che cercavano di intervenire invano sul fuoco. Il fumo aveva ricoperto le stelle e l'unica luce che ci illuminava era quella delle alte fiamme

Ora capivo, la mia casa stava bruciando e ancora peggio, la mia famiglia stava bruciando. Subito dopo aver formulato questo pensiero un dolore fulminante mi prese il petto. All'improvviso tutto si offuscò, vidi le persone dal basso, sentii la terra sotto di me, iniziai a tremare. Marta si piegò su di me, delle sagome mi porsero le mani dopodiché ci fu il nero.

《No》sussurro aprendo di scatto gli occhi rivolti verso il soffitto. La luce è fioca e buia come me. Avverto una profonda angoscia crescermi dentro mentre permetto alle lacrime di colare sul mio viso.

Mi butto di faccia sul cuscino per smorzare i singhiozzi.
Il dolore mi divora il petto, si insinua nelle vene e l'unico modo per sfogarlo è piangere. Ma non servirà a fermarlo. Stringo forte il cuscino ed emetto degli urletti di rabbia, ho paura, sto male. In bocca ho un orribile sapore amaro, ferroso.
Mi sembra di sentire le urla di mio padre, così profonde e terrorizzate. Immagino la sua espressione disgustata, gli occhi spalancati iniettati di sangue mentre viene ucciso dalle fiamme e osserva mia madre morire con lui.

《No!》urlo più forte e accendo di colpo la luce. Merda, devo smetterla di torturarmi così!

《Basta!》mi schiaffeggio.

《Deve finire, deve finire》ripeto tra me e me tappandomi le orecchie.
È da troppo tempo che sto così, sono stanca di soffrire giorno dopo giorno, è una morte lenta la mia, mi manca il fiato per tutto il male che ho dentro.

Quella sera di tre mesi fa ci salvammo solo io, che ero andata a casa di Marta, e Daniel che è riuscito a scappare in tempo.

Osservo disinteressata le pareti spoglie di questa stanzetta che una volta era di mia madre e di sua sorella. Prima i muri erano colmi di fotografie e quadri, c'erano ancora tutti i vestiti di mia zia e della mia mamma, le loro cianfrusaglie e gli orologi di mia nonna.
Ma dopo quella sera feci togliere tutto a mia nonna che chiuse questi oggetti in alcuni scatoloni.
Non posso dormire in una stanza così viva di ricordi da dimenticare. Ora questa stanza è vuota come me.

Cerco di calmarmi e accendo il telefono. Scrivo a Marta che sicuramente starà dormendo, pretendo troppo da lei.
Per quanto in questi mesi mi sia stata vicina non potrà mai rendermi di nuovo felice ed io non sarò mai disposta a permetterle di cancellarmi tutto il male.

Presto sarà finito anche tutto questo, presto non avrò più nulla, sarò ancora più sola di quanto lo sono adesso. Ma almeno non dovrò più rivedere questo posto, questa casa, questa città ricca di orribili ricordi. Potrò continuare a tormentarmi in pace senza nessuno che me lo impedisca, potrò riniziare a Seattle. Ormai non ho più paura di niente, ormai tutto il dolore che potevo provare l'ho provato. Non penso ne esista uno più grande.

Spazio autrice:
Questa storia è importante per me e spero che continuiate a leggerla♥
Sarà una storia piena di intrighi e colpi di scena ma basata su un amore potente e travolgente che sarà in grado di salvare Rebecca e di farla precipitare di colpo. Alti e bassi, colpi di scena, nuove amicizie, dubbi e un grande segreto ostacolano il grande amore di Rebecca.
Ora sta a voi leggere BURN.
Se vi è piaciuto il capitolo mettete una stellina★

Sara

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora