La canzone lontana

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Fu ancora una lunga notte.

Trascorremmo le due ore seguenti a parlare con gli agenti che erano accorsi sul posto. Desmond raccontò loro ogni cosa. Parlò della sua ragazza, Joey Petersen, e di come fosse scomparsa all'improvviso.
Disse di come l'ultima volta, tre giorni addietro, prima di svanire nel nulla, si fosse diretta proprio al lago.
Raccontò anche di come avesse ricevuto una telefonata da lei durante la notte e di come fosse accorso subito.
Parlò dell'aggressione e di come gli fosse sembrato di averla intravista da lontano assieme a qualcuno di indefinibile. Gli agenti fecero delle domande anche a me ed io raccontai loro delle urla che avevo sentito da casa.

Alla fine ci riaccompagnarono con la loro auto e Desmond si fece lasciare davanti a casa mia, dopo aver detto loro che abitava poco distante da lì.

<<È stata una lunga notte>> mi disse <<sarai stanca, Rose.>>

Io annuii, poi mi sedetti sul gradino davanti al cancello di casa. Lui mi guardò negli occhi e si sedette accanto a me.
La notte aveva un buon profumo.
L'aria era fresca e limpida, il cielo traboccava di stelle.

<<Mi dispiace per Joey>> gli dissi guardandolo.

<<Già. Non ci posso ancora credere. È successo tutto così all'improvviso. Aveva discusso con il suo migliore amico e aveva deciso di fare due passi fino al lago. Era lì che andava quando aveva voglia di stare da sola per un po'. Quando voleva pensare.>>

<<Ho saputo che prima di lei è scomparsa un'altra ragazza>> dissi, a bassa voce. Come se avessi paura che qualcuno mi stesse ascoltando.

<<È vero. Pochi giorni prima di lei. Non sappiamo come o dove. Sappiamo solo che è svanita nel nulla, proprio come Joey.>>

<<Come si chiamava?>> chiesi.

<<Amanda. Il cognome non lo so. La conoscevo solo di vista.>>

<<Davvero mi somigliavano?>> gli chiesi.

Desmond sembrò guardarmi con più attenzione.

<<Non così tanto. Forse un po'>> disse, scuotendo la testa. <<Chi te l'ha detto?>> mi chiese.

Esitai, poi gli risposi: <<Il vecchio signore che gestisce la locanda giù in centro. Mi ha offerto una tazza di caffè e mi ha detto di stare attenta. Mi ha detto che stanno succedendo cose strane da qualche tempo, qui da voi.>>

<<Il vecchio Jackson. Non farci caso. È un tipo strano.>>
Mi rispose con un largo sorriso sulle labbra, e allora sorrisi anche io. Forse per la prima volta da quando avevo messo piede in quella città.

Non era stato per ciò che aveva detto - che il vecchio fosse un tipo strano l'avevo notato anche io- era stato per come l'aveva detto.

Desmond aveva un modo di fare tranquillo, posato. In qualche modo, anche se non lo conoscevo per niente, mi ispirava fiducia. E restare seduta a parlare con lui, dopo tutto quello che era capitato, per ragioni inspiegabili mi faceva sentire bene.

Pensai allo Sconosciuto. Avrei voluto chiedergli se sapesse qualcosa di lui.
Ci riflettei a lungo, quindi decisi di provarci.

<<Ho consociuto un ragazzo oggi, qui in città... Non so nulla di lui ma mi ha detto delle cose che mi hanno spaventata... E non so perché lo stia dicendo a te.. Magari mi puoi aiutare..>>
<<Chi?>> domandò lui <<se abita a Saint Claire lo conosco di certo.>>
<<Non so come si chiami. Non me l'ha detto. È un ragazzo alto, capelli un po' lunghi, un po' spettinati. Occhi verdi. Ma non mi ha detto il suo nome.>>

Mi pentii subito di quanto gli avevo chiesto. Insicura com'ero, mille paranoie si fecero strada dentro di me. Mi chiesi che cosa avrebbe pensato adesso di me Desmond. Ma lui non mi diede segni di turbamento.

Forse il mondo là fuori non era così complicato come l'avevo sempre immaginato.

<<Un tipo del genere a Saint Claire non l'ho mai visto. Nessun ragazzo alto con i capelli lunghi e gli occhi verdi. Qui siamo davvero in pochi, Rose.>>
Scossi la testa.
<<Lascia perdere>> gli dissi <<non ha importanza.>>

Mi sentii nuovamente stupida. Joey, la sua ragazza, era svanita nel nulla e io gli facevo domande così inutili. Avrei voluto sprofondare sotto terra.
Cercai di rimediare e forse commisi un secondo enorme errore. Gli posai una mano su di un braccio. Non era qualcosa che avevo studiato; semplicemente sentivo di volerlo fare.
La sua pelle era così fredda.
Avrei voluto avvicinarmi ancora un po' a lui e invece rimasi immobile.
Desmond mi guardò dritto negli occhi e io, ne sono sicura, arrossii.

Perché ero fatta così?
Perché non riuscivo a tenere dentro di me quello che provavo? E che cosa provavo, poi? Nemmeno lo conoscevo. Eppure quel momento mi sembrava bellissimo; forse perché così diverso da tutta quella che era stata la mia vita prima.

Avrei voluto chiedergli ancora qualcosa su Joey, su come era scomparsa, ma poi il suo cellulare squillò. Ed io, in una frazione di secondo, rabbrividii.

Le mie mani si paralizzarono e il cuore raddoppiò, forse triplicò di colpo i battiti.
Allo stesso tempo, tutto il mio corpo fu attraversato da una scarica immediata di terrore.

Fu come un fulmine improvviso in mezzo a una giornata di sole.

La suoneria di Desmond era una canzone che non conoscevo, ma che avevo già sentito.

Era la canzone che suonava in lontananza nella visione che lo Sconosciuto, poche ore prima di quel momento, mi aveva fatto avere.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora