Capitolo 10

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Capitolo 10

Aika's Pov

Sono le cinque del mattino e i miei occhi sono gia' aperti intenti a guardare il soffitto.

Se per le altre persone la notte e' portatrice di sonno per me e' tutto il contrario. Dormo sempre poche ore per poi ritrovarmi stanchissima il pomeriggio o in coma sul divano ma la notte proprio non ci riesco.

E' come se tutti i miei pensieri avessero un blocco per tutta la giornata per poi essere liberati nell'esatto momento in cui poggio la testa nel cuscino.

Zio Mark sembra sempre piu' nervoso da quando siamo a Seattle e stranamente il problema non sono io.

E' proprio nervoso per conto suo,senza che io dica o faccia niente. Non perdo nemmeno tempo a chiedere cosa gli succede perche' tanto non mi risponderebbe come io non risponderei a lui.

Sono quattro giorni che io e Damian non facciamo altro che guardarci male ma senza rivolgerci parola.

Secondo gli altri non ci siamo mai detti nemmeno 'ciao' ma la verita' e che ho visto piu' in Damian che in tutti gli altri.

Vorrei davvero con tutta me stessa far uscire Damian Baker dalla mia testa ma non ci riesco. Non lui in se ma la scia che si porta dietro. Il suo odio che sembra venir fuori solo in mia presenza,quegli scatti d'ira che ha all'improvviso,come il suo sguardo ogni tanto si perde finche' non viene richiamato.

Io non riesco a togliermi dalla testa da come era affascinato dal suo stesso sangue,il modo in cui ha pestato quel cerotto come se fosse il male peggiore della sua vita,dal fatto che abbia continuo timore che io riveli cio' che e' successo a quella fermata.

Mi piace osservare le persone,i loro movimenti,i modi di parlare,abitudini e quant'altro ma di Damian riesco a capire cosi poco che mi fa salire i nervi.

Perche' non puo' essere come Rick che se gli e lo chiedessi mi darebbe anche le sue analisi del sangue?

"Aika basta" mi ripeto alzandomi dal letto.

Comincia a fare lievemente giorno e decido di vestirmi per andare a correre. Dovrei fare in tempo a tornare per farmi una doccia e andare all'universita'.

Cerco i miei vestiti e non mi e' molto difficile visto che la mia stanza e' minuscola. Pero' dovrei seriamente mettere in ordine o verro' risucchiata dai miei stessi abiti. Vedo un mucchio di magliette e credo che una volta li ci fosse una sedia.

"Ma dov'e' la felpa nera?"

Vorrei andare al Boston Public Garden a correre ma mi servirebbe troppo tempo per arrivarci ma rientra tra le mie cose da fare. La prima cosa che ho fatto quando sapevo che sarei venuta a Boston e' stato cercare i parchi in cui andare a correre.

Il Boston Public Garden e' nel cuore di Boston,c'e' persino un ponte che attraversa il laghetto,in cui puoi fare un piccolo giro in delle strane imbarcazioni a cigno.

Non e' bella la sensazione di correre sfuggendo ai tuoi pensieri? Cosi veloce da non riuscire a pensare nemmeno se lo volessi?

E tu corri,corri,corri e le persone intorno a te non sanno perche' vai cosi veloce,non sanno perche' stai correndo in quel modo. Ma in realta' tu non stai correndo,stai scappando,ma nessuno puo' saperlo tranne te e il vento che ti circonda.

Nel mentre che cerco la felpa incappo in qualcosa di solido che mi fa imprecare per il dolore al piede.

"Devo davvero mettere in ordine" saltello qua e la tenendo il piede.

Il rischio del segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora